~Luna~
Grazie al cielo siamo tutti muniti di tappi per le orecchie, perché sono sicura che Viviana abbia appena detto qualcosa di offensivo che sarebbe preferibile non ripetere.
Davanti a me gli alberi lasciano il posto ad un enorme blocco piatto di cemento.
Il C.D.S.A.
Quando dico enorme, intendo nel vero senso della parola.
Abbiamo davanti solamente una facciata, di cui però non intravedo quasi la fine.
Mi concedo uno sguardo alla pista che si allunga verso l'orizzonte alla nostra destra.
Riesco a scorgere soltanto un paio di jet, abbandonati a loro stessi.
Aerei della prigione, ma usati a quale scopo?
Per il trasporto dei carcerati?
Non credo sia il luogo nel il momento adatto per porsi queste domande.È una struttura di cemento, scura e triste.
Senza finestre, senza ingressi secondari.
Non posso nemmeno immaginare cosa voglia dire restare chiusi lì dentro.Alla mia destra c'è Viviana, alla sinistra Felix, mentre Mira resta dietro e Caeli davanti a tutti.
Sono arrivata abbastanza vicina alla morte da non temerla più, è il pensiero di essere catturata e di fallire che non sopporto.
Ci scambiamo sguardi di intesa anche senza bisogno di parlare, sappiamo tutti cosa dobbiamo fare.Gli alberi ci riparano ancora, stiamo ben attenti a non esporci troppo.
Aspettiamo per quelle che sembrano ore, avvolti nel buio.
L'oscurità non mi spaventa, direi più che mi rilassa e mi calma.
Sembrano tutti delle statue di marmo, tranne Viviana, che non smette di giocare con i suoi anelli e muoversi sul posto.Non ci sono alti muri o gigantesche recinzioni, sono talmente certi dell'infallibilità dei loro sistemi di sicurezza da non averne bisogno.
Innanzitutto chi mai conoscerebbe la posizione di questo carcere nel bel mezzo della foresta?
Chi sarebbe a conoscenza dell'esistenza del Sonar?
Già questi due fattori fermerebbero chiunque poco preparato.
Sembra assurdo che proprio noi, dei semplici ragazzini, siamo riusciti anche solo ad arrivare fino a qui.
Credo sia la forte determinazione che ci accomuna a farci andare avanti.Trattengo il respiro quando vedo le prime due sentielle passare intorno al perimetro del C.D.S.A.
Se solo voltassero la testa ci vedrebbero senza alcun dubbio. Sono così vicine che penso possano sentire la mia agitazione.
Istintivamente porto una mano al fodero della cintura, in cui tengo il coltello.
Un arma che non ho mai provato ad usare, ma di cui non tarderò a servirmi in caso di emergenza.La guardie sembrano tranquille, nonostante le espressioni serie e le folte sopracciglia aggrottate.
Non fanno poi così paura in fin dei conti.
Indossano un'uniforme nera, con i bordi rosso sangue, molto meno attillata delle nostre.
Sul petto portano una spilla, che sospetto identifichi il loro grado.
Sono armate, ma non tanto quanto pensavamo.
Non è molto, ma mi sento un po' più rassicurata.Tengono un fucile sulla spalla e un piccolo berretto in testa.
Non dovrebbe essere difficile disarmarli se Viviana sarà abbastanza veloce.Secondo i calcoli di Felix ogni sette minuti passa una coppia di sentinelle a supervisionare un lato del C.D.S.A.
In tutto c'è ne sono tre, una per ogni lato, escluso quello dove si trova la grande porta d'ingresso.
È il più sorvegliato, essendo l'unico da cui si può entrare.
Nonostante questo, il territorio esterno resta molto più scoperto di quanto si potrebbe pensare.
Qualsiasi Alium poco preparato verrebbe comunque catturato immediatamente.
Sarebbero "merce gratuita" che va ad autoconsegnarsi.Mentre le guardie cammino in sincronia vedo Caeli stringere gli occhi e osservarle.
Sta cercando di capire quali saranno i loro prossimi movimenti, analizza ogni possibile scenario.
Si muovono senza parlare, con estrema professionalità.Nonostante io sappia cosa succederà, devo reprimere l'impulso irrefrenabile di gridare a Viviana di fermarsi.
Mentre si stacca dal gruppo e si dirige verso le due guardie con una calma spaventosa vorrei afferrarla e riportarla indietro.
È talmente calma che sembra stia solo andando a fare due passi in centro.
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Alium
Fantasy"L' ombra incute più timore di chi la provoca". Era quello che cercavo di ripetere a me stessa ogni giorno. Sono Luna e fino al mio sedicesimo compleanno ho vissuto in una stupidissima menzogna. Sono nata a Neman, una città divisa in due classi soci...