II.

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Manuel apre il portaoggetti e mette dentro i nostri zaini, che prendono il posto dei due caschi che c'erano all'interno. Per fortuna oggi sono entrambi abbastanza leggeri, dato che siamo agli ultimi giorni di scuola.

Me ne passa uno mentre lui ha già messo il suo, io riesco a metterlo ma non a chiuderlo, infatti dopo qualche minuto lo vedo avvicinarsi e chiudere con un solo gesto la clip sul laccetto del casco.

«Sei mai stata in moto?» mi chiede, inclinando la testa e ridacchiando.

«Si vede così tanto?» gli rispondo, iniziando a ridere anche io.

«Giusto un po'.» afferma prima di farmi un occhiolino veloce e salire sulla moto. Io sorrido e lo seguo.

«Se hai paura della velocità, ti consiglio di reggerti.» mi avvisa, mentre io sto ancora cercando di sistemare la gonna per fare in modo che non vada sotto le ruote.

«Va bene, basta che non vai troppo forte.» quasi lo sussurro, mentre avvolgo le braccia intorno ai suoi fianchi e appoggio il mento sulla sua spalla. Lui toglie il fermo con un piede, accende la moto e parte.

Non parte velocissimo, ma appena arriva al primo semaforo inchioda, visto che il rosso scatta all'ultimo secondo. Poi inizia a ridere.

Io libero un braccio e gli tiro un colpo sulla schiena, mentre lui continua a ridere ancora più di prima. Nel frattempo, il semaforo torna verde e lui riparte.

«Quindi dove andiamo?» gli chiedo a voce alta, per farmi sentire.

«Panino senza impegno al pub? Credo che in questo periodo sia aperto anche a pranzo.» risponde, mentre rallenta vicino al bivio.

«Allora sfondi una porta aperta: è il mio posto preferito!» concludo io. Manuel, quindi, accelera di nuovo e gira per prendere la strada che porta verso il centro. Di riflesso mi reggo più forte a lui, e posso giurare di averlo sentito ridere ancora.

Dopo qualche minuto arriviamo davanti al pub. Manuel parcheggia la moto, la spegne e si toglie il casco per poi passarsi una mano tra i ricci, scompigliandoli un po'.

«Quindi? Sono stato bravo?» mi domanda girandosi verso di me per poi slacciarmi il casco, ricordando i problemi che ho avuto all'andata a metterlo.

«Fossi in te farei più attenzione ai semafori... ma tutto sommato direi che sei promosso.» ridacchio sfilandomi il casco, sistemandomi anche io i capelli (e quello che ne rimane del mio mezzo chignon).

Lui alza gli occhi al cielo e si lascia sfuggire un mezzo sorriso, mentre mi prende il casco dalle mani e lo mette a posto insieme al suo. Io, nel frattempo, scendo dalla moto.

Ci sediamo ai tavolini fuori, uno di fronte all'altra e intanto prendiamo da bere: io un tè alla pesca e lui una Coca Cola.

«Al tuo primo giro in moto!» dice Manuel sollevando la lattina e facendola scontrare con la mia, mentre io scoppio a ridere.

«Sperando non sia l'ultimo.» lo sento aggiungere a bassa voce.

«Di sicuro non sarà l'ultimo, ti ricordo che devi ancora portarmi a casa.» ribatto io, prima di bere un sorso dalla mia lattina.

«Uno a zero per te.» alza le mani in segno di resa, mentre entriamo per scegliere cosa prendere. Anche se ci sono solo tre persone davanti a noi, aspettiamo il nostro turno all'interno.

«Immagino tu non verrai sabato in discoteca, non ti ho vista molto coinvolta oggi all'assemblea.» continua lui.

«Si può dire che la discoteca non sia esattamente il mio habitat naturale.» inizio a spiegare.

«E quale sarebbe il tuo habitat naturale, allora?»

«Ne ho tanti, in realtà. A casa da sola con la musica alta a ballare, in libreria a cercare qualcosa di nuovo tra gli scaffali, su un treno che mi porta in giro per l'Italia per un viaggio organizzato all'ultimo...» mi perdo a raccontare e lui ascolta attentamente ogni parola.

«Musica, libri, viaggi... si direbbe quasi che cerchi sempre un modo per scappare.» osserva Manuel.

«Non hai tutti i torti, non vedo l'ora di poter andare via di qui.» gli spiego ancora. «L'unica cosa che salvo sempre di questo posto è il mare, è questo che mi ha sempre spinta a rimanere.»

«Anche io adoro il mare, è decisamente un'ottima ragione per restare.» risponde, sorridendo.

«È stupendo.» commento, mentre la fila scorre ancora. Ormai abbiamo solo una persona davanti a noi.

«E anche al mare ci vai da sola per scappare dagli altri?» insiste lui.

«Principalmente sì.» gli confermo, per poi proseguire. «Un'altra cosa che potresti aver notato è che non sono esattamente integrata con il resto del gruppo. Dicono che sono troppo diversa per stare con loro... e col tempo mi sono accorta che loro sono troppo uguali l'una all'altra per stare con me.» concludo, con un mezzo sorriso.

Abbasso lo sguardo verso i miei stivaletti neri e giocherello con uno dei miei tanti bracciali con i ciondoli, fino a quando non vedo una mano di Manuel raggiungere la mia. Mi giro per guardarlo negli occhi.

«È vero che tu sei diversa da loro, ma chi dice che questo deve essere un difetto? A me piaci così.»

Sorride mentre pronuncia questa frase, ed io ricambio.

Promise | Hell RatonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora