III.

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Arriva il nostro turno, ordiniamo da mangiare e ritorniamo fuori al nostro tavolo.

«E tu, invece? Sabato andrai alla festa?» gli domando io una volta seduti.

«Credo di sì, ma ancora non ho dato conferma a nessuno.»

«Dovresti decidere in fretta secondo me, le prevendite vanno via in fretta a scuola.» lo avviso, dato che ogni giorno a ricreazione nei corridoi trovo sempre qualcuno ad acquistare le prevendite per la serata.

«Non preoccuparti per me, trovo sempre un modo per entrare in una discoteca.» mi fa un piccolo occhiolino e poi inizia a ridere, io lo seguo subito dopo.

«Pensa che la prima discoteca della zona era quella della mia famiglia.» inizio a raccontare.
Lui prende ancora un sorso di Coca Cola, ma con lo sguardo mi esorta a continuare il discorso.

«Io ero piccolissima, ma ricordo quando qualche volta la sera vedevo mia mamma mentre si truccava per andare al locale, oppure mi ricordo di quando entravo nello studio di mio nonno, mi avvicinavo al computer e lui mi faceva sentire le playlist che preparava per le serate. Poi, qualche volta, quando il pomeriggio la discoteca era chiusa e andava messo in ordine qualcosa, i miei mi portavano con loro. Mi ricordo che il locale era bellissimo anche se vuoto, mi sembrava tutto così grande e anche quando gli impianti erano spenti sembrava che la musica non si fermasse mai.» termino con aria sognante, rigirandomi la lattina di tè nelle mani.
Alzo gli occhi e noto che Manuel mi sta osservando attentamente con un piccolo sorriso sul volto e la testa appoggiata sul palmo della mano.

«Ho detto qualcosa di strano?» chiedo, ridacchiando e prendendo anche io l'ultimo sorso dalla mia lattina.

«Ti si sono illuminati gli occhi quando hai iniziato a parlare.» commenta lui.

Poso la lattina ormai vuota in un angolo del tavolo e distolgo lo sguardo dal mio interlocutore.
Di sicuro le mie guance si sono tinte di un colore più roseo del solito, in contrasto con il mio solito tono pallido, mentre mi spunta un sorriso enorme sul volto, spontaneo come pochi nell'ultimo periodo.

«Posso farti una domanda?» riprende Manuel dopo qualche istante di silenzio.

«Sì, certo.»

«Hai dei ricordi così belli legati all'ambiente della discoteca, ma allo stesso tempo ora odi andarci. Come mai?»

«Non so... vedo le altre ragazze che vanno nei locali e che pensano solo a bere fino a quando non stanno male, a trovare qualcuno con cui passare la notte. A livello inconscio, forse mi tengo lontana dalle discoteche perché ho paura di rovinare quei ricordi che ho di me bambina in quel posto che mi sembrava così magico.» gli spiego.
Per la seconda volta, Manuel allunga una mano verso la mia e la stringe.

«Tu non sei come le altre ed è questo il bello, puoi continuare a vedere quel posto con gli stessi occhi con cui lo vedevi da bambina.» mi dice.

«Forse non ho solo trovato la compagnia giusta con cui andare.» sussurro piano, mentre il mio sguardo passa dalla lattina vuota alle nostre mani ancora unite.

Manuel stringe un po' di più la mia mano, quindi alzo gli occhi e lo vedo sorridere, ho pensato quando siamo andati via da scuola in moto: è bello vederlo sorridere.

«Se ti chiedessi di provare a venire con me alla festa cosa diresti?» mi domanda, ed io mi lascio scappare una piccola risata.

«Il ragazzo popolare che chiede alla secchiona di andare alla festa insieme... Dove l'ho già vista una storia del genere?»

Ridiamo entrambi a questa mia affermazione, ma lui riprende immediatamente.

«Alla festa non saremo né il ragazzo popolare né la secchiona, saremo semplicemente io e te, fidati.» mi rassicura.

«Allora ti prometto che ci sarò.» annuisco convinta e alzo un mignolo a sigillo della promessa che ho appena fatto, gesto che replica anche Manuel dopo qualche istante facendo unire le nostre dita.

Il pranzo prosegue tranquillo: parliamo di musica, dei viaggi che abbiamo fatto e quelli che abbiamo in programma, dei nostri videogiochi preferiti e scopriamo di avere in comune molte più cose di quanto pensavamo. Scherziamo e ridiamo tanto e il tempo passa in fretta.
Arriva anche il momento di tornare a casa. Manuel prende i caschi ed infila il suo, poi si gira per sistemare anche il mio, ma io stavolta lo supero e riesco a chiudere il laccetto senza tanti problemi.

«Ci sei riuscita allora!» dice sorpreso, mentre finisce di chiudere il suo.

«Imparo in fretta.» gli rispondo, coinvolgendolo nell'ennesima risata della giornata.

Saliamo in moto ed io posso dire di essere decisamente più tranquilla rispetto all'andata.

«Ti va di fare la strada del lungomare?» mi chiede il riccio mentre accende la moto e toglie il fermo con il piede.

«Penso che tu conosca già la risposta.» dico semplicemente, mentre - come prima - appoggio la testa sulla sua spalla e porto le braccia intorno ai suoi fianchi per reggermi.

Dopo questa frase, Manuel parte e prende subito la prima traversa per uscire dal centro e andare verso il mare. All'inizio prendevo un altro pullman che faceva sempre questa strada ed era bellissimo passare di qui la mattina presto d'inverno con nessuno intorno solo io, il mare e una buona playlist indie. In quei momenti provavo una sensazione incredibile di pace e tranquillità, la stessa che provo anche adesso, anche se non è una mattinata invernale, non sono in pullman ad ascoltare la musica e non sono da sola.

Mentre penso a questo, a mano a mano sento la velocità diminuire e mi accorgo che siamo già arrivati sotto casa mia. Manuel ferma la moto e si toglie il casco, io faccio lo stesso.

«Beh, eccoci qua.» afferma, scendendo dalla moto e prendendomi la mano per aiutarmi a scendere.

«Grazie, per il passaggio, il pranzo... e tutto il resto.» gli dico io, mentre mi avvicino e gli lascio un piccolo bacio sulla guancia.

«Grazie a te per la compagnia, davvero. Mi fa piacere stare con te.» risponde lui.
Prende il mio zaino dal portaoggetti e me lo passa.

«Ricorda cosa hai promesso: sabato sera alla festa ci andiamo insieme.» mi ricorda Manuel ridacchiando ed io lo seguo, alzando gli occhi al cielo per un secondo.

«Guarda che io le mantengo le mie promesse!» esclamo con tono sorpreso, facendolo ridere ancora di più.

«Vorresti insinuare che io non lo faccio?» domanda anche lui, stupito.

«Non hai promesso nulla, tu.» scrollo le spalle mentre pronuncio queste parole con tono ovvio.

«Va bene allora, fammi pensare... Se alla fine la festa non ti piace, prometto di scappare con te in spiaggia.» annuncia solennemente, facendomi scoppiare a ridere.

«Bella promessa, mi hai convinto!» riesco a dire io tra le risate, alzando ancora una volta il mignolo per sigillare la promessa.

Manuel mi guarda e sorride ancora, poi in un istante, mentre io ho ancora il mignolo in aria, si avvicina ancora di più e mi bacia.

All'inizio non so come reagire ad un gesto così inaspettato, ma poco dopo prendo coraggio e ricambio il bacio. Lui mette le mani sui miei fianchi ed io invece porto le braccia dietro al suo collo, alzandomi appena sulle punte per via della poca differenza di altezza tra di noi. Quando ci stacchiamo ho poco fiato, ma sorrido più di prima insieme a lui.

«Meglio sigillare così una promessa, non credi?» mi domanda a bassa voce, dato che i nostri volti sono ancora vicinissimi. Io mi limito ad annuire, prima di prendere l'iniziativa e baciarlo ancora.

Promise | Hell RatonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora