Risate in fondo al tunnel degli orrori

31 4 3
                                    


Ora che sei qui, Alice, darei un penny per tutti i tuoi pensieri.
Darei un penny per tutti i pensieri che ti si sono affollati nella mente in questi ultimi anni, per tutte le volte in cui hai guardato il cielo ed intravisto un aereo sperando ci fossi io a bordo.  Per tutte le volte in cui hai sentito il cuore così vuoto da credere di essere morta

Ma non lo sono. Morta, intendo. Mi hai esattamente qui, Diego. Davanti agli occhi e ad un millimetro di cuore. Baciami, poi cerchiamo Lidia...

Ed il bordo levigato dei tuoi occhiali si scontra con la pelle del mio volto, ma le tue labbra non si congiungono alle mie, finiscono sulle mie gote arrossate. Forse hai ancora bisogno di tempo, mi dico. Ché l'oceano non avrà certo annegato tutti i tuoi timori. Sorridi impacciato, ti tremano le mani. Così le stringo più forte. Un giorno smetterai di aver paura, mi dico. Così sorrido anch'io. Un giorno smetterai di aver paura come quando mi portasti nel tunnel degli orrori ad Halloween. Non riuscivi neanche ad allacciare le cinture di sicurezza per via del tremore.

Possiamo non metterle. Stringiti a me però
Dovrebbe essere il contrario
Non riuscirei a fingere di essere spaventata da due scheletri in plastica
Però potresti stringerti comunque a me
Potrei

Dopo qualche minuto la paura ha abbandonato il tuo corpo. L'ho vista fuggire via mentre ci siamo stretti tra finti spettri e le loro risate speravano d'inquietarci. Ma noi eravamo più forti, avevamo sogni che sfondavano i cassetti e le nostre risate sguaiate riempivano la notte, sovrastavano quelle registrate. Vorrei sentirti ridere anche oggi e domani se vorrai, vorrei sentirti ridere sempre. E invece una risata che non t'appartiene calpesta il mio udito e per un attimo sono di nuovo lì, nel tunnel degli orrori. Ma tu non ci sei.

- Esteban? -

La sua risata riecheggia ancora nel tunnel ormai spoglio, nessuno scheletro, neanche l'ombra di quei finti spettri . E' lui il vero spettro. Corro a perdifiato sperando d'intravedere la fine tunnel, lasciami andare a vedere la fine, questa notte, la luce, il miracolo. Sento i polmoni bruciare sotto l'aria d'inizio Ottobre, ma ciò non m'impedisce di martoriarmi il cervello e chiedermi dove tu sia. Un giorno mi hai detto che se avessi voluto scrivere le pagine della mia vita allora avrei dovuto anche essere in grado di saper voltare pagina. Che nessuno volterà mai pagina al posto nostro, quello è il nostro libro, non possiamo permettere che qualcun altro lo contamini con qualche pezzo d'esistenza altrui qua e là. Ed io te l'ho promesso solennemente, che avrei voltato pagina camminando esclusivamente sulle mie gambe gracili. Ma non l'ho fatto davvero. E dicono che il tempo sia tiranno, non basta mai, eppure quando sei andato via si è dilatato, i secondi sono diventati minuti, i minuti ore. A ben pensarci mi hai offerto così tanto tempo per poter voltare pagina. Ed ora che sei andato nuovamente via non è soltanto il vuoto ad ogni gradino come poetava Montale, ora che sei andato nuovamente via rivedo quelle pagine di vita scritte di getto e comprendo di doverle chiudere per sempre. Di dover affrontare il peso della mia irruenza e le conseguenze delle mie scelte da sola prima di riaverti, di riaverci.
Apnea.
E' così che mi sento ora dopo aver corso priva di meta tentando di sfuggirgli. Lo fronteggio, nei suoi occhi non c'è più rabbia, solo un buio cupo che temo possa inghiottirmi da un momento all'altro.

- Credevi non fossi sopravvissuto all'esplosione? -

- Di quale esplosione parli? -

- Quella del nostro appartamento. Dal quale sei prontamente fuggita -

- Già. E tu eri dentro, non puoi essere vivo -

- La tua ultima telefonata è stata quella che ci ha salvati -

- Diego? -

- Lo hai chiamato e gli hai parlato di quello che stava accadendo. Ha allertato i soccorsi -

- Allora dovresti ringraziarlo piuttosto che darmi la caccia. Per me saresti ancora lì dentro, non te l'ho mai detto -

- Sarebbe stato un peccato macchiarti così, omissione di soccorso verso il tuo futuro marito... -

- Avrei preferito l'Inferno piuttosto che sposarti. Non ti ho mai detto neanche questo. Perché tu sei stato il mio Inferno e non parlo solo delle chiamate a tutte le ore o del mestolo contro il mio braccio, per cose simili avrei dovuto denunciarti. Ma anch'io so di essere stato il tuo, in qualche modo, perché sono stata io a sceglierti, a puntare tutto su di te per dimenticare l'altra parte di me, quella che avrebbe trapassato l'oceano ma che mancava di coraggio -

- Ma io sono già all'Inferno. E qui tu non ci sei -

Ma questo non è l'Inferno, vorrei dirgli. L'inferno è stata la nostra combinazione malsana, la nostra ostinazione a volerla protrarre. Ma è già svanito. E allora lasciami andare a vedere la fine del tunnel, questa notte, la luce, il miracolo. La tua mano m'afferra salda come forse non è mai stata, la tua risata mi raggiunge e in un attimo diviene anche la mia. E finalmente la vedo, la fine del tunnel, mentre ridiamo a crepapelle, il miracolo.

- Ricorda il suo nome?-

- Alice, dottore -

-Riesce a riconoscere qualcuna delle persone qui presenti nella stanza?-

- Mia madre e mio padre. Diego -

La tua mano è ancora stretta alla mia, in volto quell'espressione radiosa di poc'anzi.

La fine del tunnel, Diego. Mi hai portato a vedere la fine del tunnel degli orrori in cui andammo anni fa ad Halloween, la luce, il miracolo
Le risate. Sono sempre state le risate il nostro miracolo

QualcosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora