A SEA OF STARS

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Anche quell'anno, quando scese dal treno, Hell venne investita da un carico pesantissimo di occhiate stranite e bisbigli all'orecchio, accompagnati da stupide e innocue risatine, che però, avevano tracciato sul cuore della ragazza, ogni anno che passava, una ferita sempre più profonda sul cuore, che ormai la serpeverde cercava di ignorare, coprendola con un cerotto nero di aggressività e indifferenza.

Dopo che la ragazza ebbe potuto fulminare tutti i suoi compagni con un semplice sguardo, si incamminò verso il porto in cui erano ormeggiate le barchette in legno di quercia che ogni anno la accompagnavano fino all'isola dove si trovava la sua casa, quella vera, quella a cui si sentiva di appartenere. Era sera tarda, e una miriade di stelle brillavano nel cielo oscuro, la luna più grande e vicina che mai.

Hell amava guardare il cielo, amava l'astronomia, e tutto ciò che riguardava le stelle e le costellazioni, quasi quanto amava l'architettura e l'antica mitologia. Sorrise. I suoi occhi brillarono di gioia. Quasi come le stelle stesse. Salì su una barca, ovviamente da sola, nessuno si avvicinava a lei. Non le dispiacque. Il il suo naso era immerso nella trapunta brillante costellata di Swarovski comunemente chiamata cielo. Una sella cadente le sfiorò il viso, o almeno così a lei sembrò. La ammirava, era felice e quasi fuori di se, e, nonostante le piacesse stare sola, avrebbe tanto desiderato che qualcuno le cingesse le spalle con un braccio e avesse voluto indicare insieme a lei le costellazioni principali e esprimere un desiderio comune. Poetico. Cacciò subito quel pensiero dalla testa, e si pentì subito di quello che aveva osato immaginare, troppo romanticismo per i suoi gusti.

In verità quelle immagini sfocate e irreali che passavano nella sua testa velocemente la facevano stare solo peggio, perché sapeva, nel profondo del suo "cuore", che quello che voleva più di qualsiasi cosa non si sarebbe mai avverato: nessuno si sarebbe mai avvicinato a lei, avevano paura, ed inoltre non aveva mai trovato qualcuno che fosse al suo livello di intelligenza.

Abbassò lo sguardo: lo spettacolo era il doppio più affascinate: i piccoli fuochi del cielo venivano riflessi nell'acqua del lago, duplicandosi, e avvolgendo la ragazza in un turbine di emozioni e stelle. Era come volare, o navigare in appunto, un mare di luci. Poi in lontananza eccola: mastodontica e meravigliosa, in architettura romanica, la bella Hogwarts. Era tornata a casa, finalmente.

Quando si ritrovò davanti al portone dalla sua scuola di magia, sulle sue labbra comparve un ghigno compiaciuto e pensò: "Un giorno sarò io a possederti", ma non lo disse, per paura che qualche ingenuo curioso la sentisse.
Entrò: un profumo di pergamene la travolse con violenza, amava quell'odore. Trascinava il suo baule nero con intarsi verdi scuro e oro, su cui era, originariamente disegnato, lo stemma della sua famiglia, gli Zlames, che Hell aveva invece coperto con uno steaker raffigurante il numero 24, due scope volanti incrociate e la scritta "serpeverde" in grassetto maiuscolo. La ragazza era infatti cacciatrice della squadra di quidditch della sua casa, anche se dalla sua corporatura snella, non si sarebbe mai detto. Questa sua caratteristica la rendeva però velocissima, agile e dotata di una perfetta tecnica del volo. Aveva un talento infinito.

Si diresse verso la sala grande, in cui avvenne lo smistamento. Finita la cerimonia metà dei presenti si alzò per andarsene, ma il preside li fermò pronunciando uno dei suoi più classici "SILENZIOOOOOO" generali. I ragazzi che erano in piedi si sedettero con una velocità quasi impressionante.
"Cari studenti, quest'anno, oltre che ai soliti nuovi arrivati....", venne interrotto dagli schiamazzi e degli applausi dei prefetti, contenti per l'entrata in casa dei piccoli compagni. Si schiarì la voce, e poi disse: "Entrerà a far parte del corpo scolastico di Hogwarts, un ragazzo straniero, proveniente dalla scuola di Durmstrang, che dovrà iniziare il suo quinto anno. Eccolo entrare, un applauso per Jason Jewel!"

Non si capì perché, ma appena il ragazzo entrò, tutta Hogwarts (in particolare le ragazze), scoppiò in un applauso strepitoso, che quasi facevano tremare i tavoli di tutta La Sala Grande. Jason entrò a passo spedito, camminando veloce, un espressione furba e conquistatrice dipintagli sul volto, le gambe lunghe ed eleganti scivolavano veloci sul tappeto rosso che adornava il pavimento, come se camminasse su un red carpet. I suoi capelli mossi, non si saprebbe precisare se lisci o ricci, scompigliati, non troppo lunghi, ne troppo corti. Erano maroni scurissimi, mentre gli occhi d'un verde brillante, che comunicavano intelligenza spiccata, facevano contrasto sulla carnagione chiara e vivace, il naso all'insù, con qualche lentiggine sulla punta. Il suo sorriso era perfetto: i denti bianchissimi e le labbra sottili creavano un capolavoro. Teneva le mani nella tasca dell'abito grigio, elegante ma non troppo, lanciava alle ragazze vicine occhiolini maliziosi, davvero, manco fosse un dio greco sceso in terra.

Dietro di sé il ragazzo lasciava una scia di acqua di colonia e tabacco, accompagnata da una serie di ragazzine del secondo anno che si afflosciavano lentamente a terra. Ridicolo, pensò Hell. Arrivato davanti a Silente, il ragazzo si girò verso gli studenti, che emozionati, si chiedevano in che casa sarebbe finito, e si lanciavano sguardi assassini tra di loro, come dire: "Sarà grifondoro!" "No, entrerà in corvonero!" "Ma che dici, è palesemente serpeverde!" "Ma, no! C'è lo meritiamo noi tassorosso!"
Jason, spalancò allora le braccia e urlò: "GRAZIE PER LA SPLENDIDA ACCOGLIENZA RAGAZZI!". Altri applausi. La scena stava diventando sempre più ridicola, e la mano di Hell, raggiunse la sua stessa fronte come un calamita, avrebbe voluto scomparire.

Jason si rigirò verso i preside, che lo fece sedere e gli appoggiò il cappello sulla testa. Il cappello parlante, dopo nemmeno cinque secondi che posava sulla testa del ragazzo urlò: "Griofondoro!". Altri applausi. Hell stava iniziando ad innervosirsi.
Sbuffò, e finita la sceneggiata si alzò, a capo di una schiera di primini, che avrebbe dovuto accompagnare ai loro rispettivi dormitori. Sulle scale, quelle a cui piace cambiare, molti ragazzini avevano iniziato ad urlare, sia per la paura di cadere, sia per l'emozione.

"ZITTI!", urlò Hell. Le dava fastidio quando qualcuno disturbava la sua quiete. I ragazzini, pietrificati chiusero la bocca, e la tennero sigillata fino alla fine del tragitto. Avevano paura, e Hell potè godersi la "passeggiata" salutando i quadri che apparivano sul suo cammino. Arrivò infine nei sotterranei, pronunciò la parola d'ordine, spedì i ragazzini nei loro dormitori, e alla fine raggiunse il suo letto a baldacchino verde e nero, appoggiò il baule ai piedi del letto e si buttò su quest'ultimo, con il libro di Difesa Contro Le Arti Oscure in mano. Dopo un pò chiude gli occhi e si addormentò con il libro stretto in mano.

Spazio autrice:
Buongiorno, intanto mi scuso per aver postato il capitolo con un giorno di ritardo, perché ho deciso di postare un nuovo capitolo tutti i mercoledì.🌚
Cosa ne pensate di Jason? Che suolo avrà nella storia secondo voi? 🩰✨🏛
Vi piace il personaggio di Hell?
Ok la smetto di fare domande. Comunque la descrizione all'inizio, quella del cielo corrisponde pio meno a questa immagine:

 Comunque la descrizione all'inizio, quella del cielo corrisponde pio meno a questa immagine:

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Lo so è tipo ❤️👄❤️. Inoltre vi ricordo di seguirmi su insta (wantvleovaldez) per maggiori info🌚
E niente mi eclisso byeee.

//𝑆𝑛𝑎𝑘𝑒'𝑠 𝑠ℎ𝑎𝑑𝑜𝑤🐍Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora