Il giorno successivo Steve voleva parlare con Natasha, ma la ragazza continuava ad ignorare i suoi tentativi di iniziare una conversazione.
Quando la campanella suonò e la ragazza si dileguò il più in fretta possibile; Steve la seguì in corridoio e la chiamò allegro ad alta voce.
Lei si paralizzò e lo sguardo di tutti si puntò curioso su di loro.
La rossa si girò con un sorriso teso e falso e gli disse qualcosa in russo tra le labbra.
<Cosa vuoi Rogers? Devo andare a letteratura> gli disse freddamente.
<Volevo sapere se stavi bene o se avevi bisogno di una mano a trovare le tue classi...> rispose gentilmente il biondo mettendo le mani nelle tasche del giubbotto della scuola.
<Sto bene capitano> lo fulminò con lo sguardo <Non ho bisogno del tuo aiuto, me la cavo da sola>.
<Non lo metto in dubbio Nat; è che pensavo che un amico ti facesse comodo> Steve Rogers ricevette lo sguardo più terrificante che avesse mai visto.
<Non siamo amici, Rogers. Se ieri mi hai aiutato è stato perché eri nel posto giusto al momento giusto> Natasha lo zittì e il ragazzo sotto sotto rimase male nel sentire quella frase.
<Capito... scusa. Ora devo andare ad allenarmi con gli altri> il ragazzo si dileguò velocemente e sparì dalla vista della russa.
Corse verso lo spogliatoio e non appena entrò tutti i suoi amici si girarono verso di lui.
<Barton, la rossa ha proprio un bel caratterino> disse iniziando a cambiarsi.
<Cosa ti aspettavi da una ragazza come lei? È normale che sia abbastanza fredda dopo tutto quello che ha passato> rispose Clint allacciandosi le scarpe.
<Non hai visto come mi ha guardato in corridoio poco fa>.
<Attenzione! Una ragazza non ti tollera e sei già innamorato, Capitano?> Sam Wilson uscì dal ripostiglio con i pallori e canzonò il povero Steve.
<Innamorato direi di no. Poi sono fidanzato, non posso> tutti i suoi compagni di squadra si girarono verso di lui e scoppiarono a ridere.
<Ti importa di essere fidanzato Steve? E da quando?> Bucky lo guardò tra le fragorose risate e aspettò una risposta di Steve che non arrivò mai.
Sapeva cosa pensavano tutti di lui, ma il ragazzo non voleva far soffrire Sharon.
Lui la amava; o almeno credeva di farlo. Non sapeva che cosa si provava da innamorati, e fino a quel momento gli era sempre andata bene così.
Non foleva finire come suo padre, talmente disperato e assente da dimenticarsi quasi dell'esistenza di suo figlio.
<Ragazzi comunque questo sabato, che è il mio compleanno, Stark ci offre il luogo per la mia festa> Bucky distolse l'attenzione da Steve e la portò sulla festa per i suoi diciassette anni.
Il capitano si maledisse mentalmente per aver dimenticato che quel sabato sarebbe stato il dieci marzo.
<Chi verrà?> domandò T'Challa con la sua solita voce tranquilla. Steve non si capacitava di come potesse essere sempre così calmo.
<Quasi tutta la scuola... Tranne il bimbo ragno e il suo circolo di sfigati> uscirono dallo spogliatoio e iniziarono il loro solito allenamento.
L'allenatore li fece correre così tanto che alla fine nessuno dei ragazzi aveva più fiato per parlare.
Tutti tornarono alle docce, mentre Steve raccoglieva i palloni in giro per il campo. Essendo il capitano era compito suo controllare che tutto fosse in ordine.
Quando finì si incamminò verso lo spogliatoio e per un po' si godette lo scroscio dell'acqua fredda sulla pelle.Natasha girava con il suo vassoio in mano per tutto il cortile. Era la seconda volta che si trovava in quella situazione; ma aveva deciso che non avrebbe ripetuto l'errore del giorno prima, così aveva evitato il tavolo di Clint e lo sguardo di Steve Rogers.
Alla fine si sedette ad un tavolo isolato, vuoto e nascosto dietro ad un muretto.
C'era solo una ragazza con le cuffiette nelle orecchie, il vassoio ancora pieno ed una cartina tra le dita. Non fece nemmeno caso alla presenza di Natasha.
Quando finì di girarsi la cartina tra le dita, si tastò le tasche e prese un piccolo accendino rosso.
Si accese la sigaretta e solo successivamente puntò lo sguardo su di lei.
Era una ragazza minuta; dalla carnagione chiara, i capelli castano ramati e gli occhi verde nocciola.
<Sei la prima persona che si siede a questo tavolo di sua spontanea volontà. Devi essere la ragazza nuova giusto?> parlò con voce leggera tra un tiro e l'altro.
<Si, sono io. Mi chiamo Natasha Romanoff> Nat si arricciò una ciocca intorno all'indice ed aspettò una reazione qualsiasi dalla ragazza che aveva di fronte.
<Wanda Maximoff> disse spegnando con la suola degli anfibi la sigaretta ormai bruciata fino al filtro.
<Comunque sapevo già il tuo nome, ragazza nuova> continuò <Ti ho vista in giro. Ed ora dimmi; perché se sei amica di Steve Rogers e del suo gruppo ti siedi con me?>.
<Non sono amica di Steve Rogers. Mi ha solo...>.
<Aiutata durante un attacco di panico?> a quelle parole la russa si bloccò con lo sguardo fisso su Wanda.
<Non serve che fai quello sguardo; non me l'ha detto nessuno. Ero lì fuori e ti ho vista>.
<Ti prego non dire nulla a nessuno> Natasha si portò una mano alla tasca della felpa e prese un flacone arancione di pillole. Ne prese una da 0.5mg di Lorazepam e la buttò giù con un sorso d'acqua. Wanda distolse lo sguardo.
<Non lo farò... Ma a due condizioni. La prima è che non devi prendere pillole davanti a me; la seconda è, se ti va, di pranzare ancora con me domani. Sei forte, Romanoff>.
Nat non si fece domande ed acconsentì alle due semplici condizioni della ragazza.
Non parlarono molto, però rimasero entrambe colpite dalla compagnia che ricevevano anche se in silenzio.
Era come se parlassero senza parlare; infatti Natasha era riuscita a capire che Wanda non stava affatto bene solo guardandola negli occhi.
Quando il pranzo finì le ragazze si recarono verso la scuola camminando una accanto all'altra.
I ragazzi e le ragazze le squadrarono scettici, e perfino Clint osservò Nat con uno sguardo visibilmente stupito.
<Dove devi andare, Romanoff?> chiese Wanda schivando i ragazzi che correvano per i corridoi.
<Chimica. Aula 616, professor Fury>.
La ragazza accanto a lei si fermò ad un armadietto e prese un libro, poi lo richiuse sbattendolo.
<Ho la stessa materia. Seguimi, il laboratorio è da questa parte>.
Camminarono chiacchierando del più e del meno sotto lo sguardo di tutta la scuola.
<Perché ci fissano tutti?> domandò ad un certo punto la rossa. Wanda sorrise e cercò di trovare le parole per affrontare quel discorso.
<Perché parli con me. Io in questa scuola sono vista come la ragazza autodistruttiva che rovina qualsiasi cosa incontra. Sono considerata così da due anni; poi l'incidende dell'anno scorso mi è costato questa etichetta a vita...>.
<Insomma mi sembra esagerato... Non sei così male dopotutto> sorrise e la ragazza al suo fianco fece una strana smorfia di riconoscenza.
Natasha lasciò cadere l'argomento; infatti se aveva capito qualcosa di Wanda era che, come lei, parlava solo se voleva farlo.
Entrarono in un'aula sulla sinistra del corridoio e Nat si trovò davanti un uomo robusto, vestito completamente di nero, che la scrutava senza lasciar trasparire neanche un'emozione.
<Lei deve essere Romanoff? La aspettavo ieri, ma la preside mi ha avvisato della sua assenza. L'unico posto libero è accanto a Rogers. Benvenuta al corso di chimica>.
Wanda si sedette accanto a Sharon Carter, al primo banco, mentre Natasha si accomodò nel posto libero accanto a Steve, in fondo all'aula. Poi iniziò a seguire.
<Ciao Romanoff> la salutò Steve.
<Rogers> rispose la rossa portandosi una mano ai capelli. Lui la guardava da sotto le ciglia e alla russa stavano venendo i nervi a fior di pelle.
<Smettila Steve!> sbottò sottovoce. Il ragazzo parve stupirsi e strinse la penna tra le dita.
<Non sto facendo nulla Natasha> le bisbigliò disegnando sul suo quaderno una formula chimica.
<Mi fissi come se avessi una seconda testa; è fastidioso> Nat si strinse nelle spalle ed aspettò una reazione da parte del ragazzo che invece si limitò a scusarsi e a seguire la lezione.
Il resto dell'ora passò nel silenzio più totale, e quando la campanella annunciò la fine di quella tortura; Natasha e Wanda uscirono insieme nel corridoio.Peter stava aspettando Natasha seduto sul muretto di mattoni dove i ragazzi parcheggiavano le biciclette.
Guardava il cellulare con sguardo annoiato, aspettando un messaggio da MJ. MJ era la sua migliore amica da quando ne aveva memoria; viveva però a Manhattan e non si vedevano molto spesso. Era una ragazza perfetta secondo lui: con quel carattere chiuso e quelle battute taglienti al momento giusto lo faceva sempre ridere. Era intelligente e lo capiva; tanto che Peter aveva iniziato a smanettare con l'elettronica grazie a lei.
La conosceva da tutta la vita, e per lui non era più solo una semplice migliore amica.
<Parker!> la voce inconfondibile di Natasha lo destò dai suoi pensieri, ma quando alzò lo sguardo dal cellulare fu scioccato di vedere la Maximoff accanto alla russa.
<Ciao Tasha, com'è andato il resto della giornata?> i due ragazzi condividevano solo l'ora di storia, mentre per il resto del tempo avevano orari completamente opposti.
<Abbastanza bene. Sicuramente meglio di ieri... Comunque lei è Wanda Maximoff>disse indicando la ragazza al suo fianco che cercava di nascondersi alla vista delle persone, tenendo alzato il cappuccio della felpa.
<Ciao Peter> salutò allora lei, riuscendo a stupire sia Nat che Peter Parker.
<Wanda...> mormorò cercando di non incrociare per nessun motivo al mondo quegli occhi chiari e penetranti.
<Aspettate un secondo; voi due vi conoscete?> la rossa era confusa.
<Peter era amico di mio fratello. Ci vedevamo ogni tanto quando il loro gruppetto si trovava a casa mia> disse senza aggiungere troppi particolari su se stessa.
Peter aveva intuito subito che la presunta fuga di Pietro era ancora una ferita aperta per Wanda.
Nessuno sapeva cos'era accaduto al suo gemello; molti pensavano che fosse fuggito ed altri che era stato rapito. La peggiore delle ipotesi era che fosse morto. Fu proprio quella possibilità che innescò in Wanda quel circolo vizioso di autodistruzione continua.
<Io ora vado... A domani Romanoff. Peter> li salutò la ragazza voltandosi e accendendosi una sigaretta.
Peter saltò giù dal muretto ed iniziò ad incamminarsi verso la sua palazzina, seguito dalla rossa.
<Sei amica della Maximoff?> chiese solo dopo un paio di isolati il ragazzo, mentre si guardava le scarpe. Sentì Natasha sospirare al suo fianco.
<Non lo so... Insomma l'ho conosciuta oggi. Dire che siamo amiche è esagerato> rispose <È simpatica però, o almeno lo sembra...>.
<Sai sei la prima che definisce Wanda con il termine "simpatica". Tutti dicono solo brutte cose su di lei, e mi dispiace un sacco perché era molto dolce quando la conoscevo io...> Peter cercò di mettere a fuoco un discorso sensato, ma gli occhi verdi della russa rendevano tutto più complicato.
<Cosa le è successo?> domandò incuriosita dalla frase appena detta da Parker.
<Nessuno lo sa... Dopo la scomparsa di Pietro ha iniziato a uscire con persone poco raccomandabili; ha iniziato a bere, fumare e drogarsi. È caduta in depressione e nelle dipendenze... Quest'estate non si è mai fatta viva. Dicono tutti che sia autodistruttiva e che sia una persona tossica... Spero si sbaglino> spiegò allungando il passo.
<Non è una persona tossica...> Natasha era così tanto sicura di ciò che diceva che quasi riusciva a convincerlo.
<Non fare quella faccia, Parker! Insomma non è certo una ragazza semplice, ma dire che è tossica non concordo. È solo spezzata> Nat si girò una ciocca rossa tra le dita e lo osservò.
<Lei e Pietro erano molto uniti. Per Wanda non esisteva nessuno simile al fratello. Contavano sempre l'uno sull'altra e viceversa; non immagino neanche cos'ha passato in questi due anni...> e chi poteva farlo!?
Senza nemmeno rendersene conto, i due amici erano arrivati davanti alla loro palazzina.
<A domani Tasha> la salutò Peter sorridendo.
<A domani Peter> rispose la rossa varcando il portone d'ingresso dell'edificio.Nei film non si vede moltissimo il rapporto di amicizia tra Wanda e Natasha, quindi ho voluto renderlo una parte integrante della storia.
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~ Riguarda Solo Noi ~
FanficNatasha Romanoff arriva in America e si ritrova ad affrontare un mondo completamente nuovo. Steve Rogers vive una finta vita perfetta, nascondendo ai suoi amici tutto ciò che lo fa dubitare di sè. Peter Parker è un ragazzino rispetto agli altri. Pas...