Capitolo 20

636 31 1
                                    

Non dormii per tutta la notte, infatti l'indomani mi svegliai con delle bellissime occhiaie. 

Entrai in classe e ignorando le troiette, buttai lo zaino sulla sedia accanto e mi appoggiai con le braccia conserte sul banco, chiusi gli occhi mettendo la testa in mezzo ad esse.

Dopo qualche minuto sentii dei passi venire dalla mia parte, alzai gli occhi ed era Emma.

-Emmaa!! vieni devo dirti delle cose!- Mi alzai e afferrandola per un braccio la portai nel bagno delle ragazze e cominciai a raccontarle cosa fosse successo quel giorno in giardino con Giuseppe, quando l'avevo visto con quella ragazza, e dell'appuntamento con Andrea. Lei come sempre stette in silenzio ad ascoltare me sclerare, vedermi arrossire quando parlavo di Giuseppe, sertire le mie minacce di morte verso la ragazza che era con lui, e rattristirmi quando parlavo di Andrea. 

-Oohh che faccio!!- Dissi mettendomi le mani ai capelli 

-Scusami se ti dico questo... ma... CIOE' GIUSEPPE FA TUTTE QUESTE COSE  E TU STAI ANCORA QUI A PARLARE CON ME?! vai cavolo!! digli quello che provi, che vuoi stare con lui! così stai soltando perdendo terreno e invece quell'ochetta che sta intorno a lui si avvicina ancora di più!- Mi rispose agitata mentre mi teneva per le spalle.

-Ma non so come fare! cioè non mi vuole parlare più! non ne ho l'occasione- 

-Ti serve l'occasione?! bene, su questo ci penso io. Tu preparati psicologicamente a confessare i tuoi sentimenti.-

A quel punto il mio viso prese fuoco, il cuore batteva forte e non riuscivo a parlare tanto avevo la testa in confusione, cioè se già non riuscivo a pensarla una cosa del genere come cavolo potevo riuscire a confessargli tutto.

-Adesso Marta, andiamo in classe che ha un bel po' che siamo fuori.- Mi abbracciò ed entrammo in classe.

-Ragazze! ma dove eravate finite!- Disse la professoressa incavolata già di prima mattina

-Ci scusi prof ma non mi sentivo molto bene- mentì Emma e ci sedemmo. 

Accanto a me c'era Giuseppe appoggiato al muro, mi guardò per qualche istante mentre mi sedevo ma poi cambiò totalmente posizione come se non volesse nemmeno ricordarsi che fossi accanto a lui. 

Le ore passarono lente e pallose, qualche volta mi giravo a guardarlo e lo sorprendevo a fissarmi. 

Suonò la campanella della ricreazione, così Giuseppe si alzò ed uscì senza dire nulla. 

-Sono sicura che tra poco sarà di nuovo con quella la- Disse Emma

Io non risposi...

-Cosa?! vuoi gettare la spugna? Senti... o ti alzi tu, oppure sarò costretta a prenderti in braccio e portarti in sala mensa- Emma aveva un espressione determinata, e allo stesso tempo un  po' incavolata.

-Non ho fame- Dissi riappoggiandomi al banco

-E chi ha detto che dobbiamo andare a mangiare! dobbiamo andare a vedere che sta combinando!- A quel punto Emma mi prese per una mano e cominciò a correre, io feci cadere la sedia per sbaglio e uscimmo super veloci dalla classe. Mentre correvamo (cioè lei correva, io ero la povera vittima trascinata) ma vedendo la determinazione di Emma nel sistemare la mia situazione capii il significato della parola "amicizia" quando ero piccola fino ad ora non capivo a cosa consisteva, e non avendo mai avuto amiche "vere"  mi sembrava solo una cosa così.

Invece finalmente capii che significa "condividere" cioè condividi: i pianti, le risate, i momenti di sclero ecc... ma significa anche "aiutarsi", aiuti la persone che vuoi bene per vederla felice,  ed è quello che stava facendo Emma, non avevo mai avuto un'amica come lei, anzi... migliore amica. Qualcosa mi diede la forza di combattere per le cose che amo. Così lasciai i miei panni da "vittima trascinata" e cominciai a correre così veloce che ero io a trascinare Emma.

Ad un passo da te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora