Capitolo 2

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Quando diedi la notizia alle mie due amiche non si dispiaquero più di tanto...
Be' in fondo l'avevo capito che non era amicizia vera.
Comunque tornai a casa, a sistemare le ultime cose nel mio zainetto blu scuro: cuffiette, cellulare, psp e il mio libro preferito "l'ombra del vento" ecc..non mancava nulla.
Così misi lo zainetto sulle spalle, e diedi un ultimo sguardo a quella che era stata la mia stanza, quelle pareti verde acqua, quelle finestre bianche in cui mi appoggiavo per guardare fuori quando pioveva. Già mi mancava, ma senza pensarci molto uscì dalla camera e chiusi la porta, restai per qualche secondo li dietro, ma dovevo muovermi dato che dovevamo arrivare puntuali in aereporto. Così scesi le scale e andai in macchina. Mio padre mise in moto l'auto. Invece io presi le mie cuffiette bianche e l'mp3 e mi misi ad ascoltare musica, guardavo fuori dal finestrino.

In mezz'ora arrivammo in aereoporto, posammo i bagagli e aspettammo per un po', dato che ancora il nostro aereo non era pronto.
Dopo 20 minuti circa, dovevamo imbarcarci.
Salimmo le scale dell'aereo e presi posto accanto ad una signora che nemmeno conoscevo.
Comunque, ripresi le cuffiette e mentre leggevo il libro che mi ero portata, l'aereo decollò.
A volte guardavo fuori dal finestrino e vedevo quelle nuvole così vicine, sembrava zucchero filato, la terra sembrava una tavola di legno, e il cielo così azzurro.

Dopo un po' tolsi le cuffiette e mi girai verso mio padre che sedeva dietro di me, con Jessica.

- Papà?- Dissi

-Dimmi tesoro-

-Manca molto?-

-Qualche oretta, se vuoi dormi un po'. Quando stiamo per atterrare ti chiamo io okay?-

-Va bene...- risposi.

Posai tutto nello zainetto e mi misi a dormire.

Fui svegliata dal rumore delle delle ruote toccare terra, e dal forte dolore alle orecchie che mi si erano chiuse.
Scendemmo dall'aereo, e insieme ci dirigemmo verso il posto dove dovevamo prendere i bagagli. Dopo un po' andammo davanti la porta dell'aereoporto, sentimmo delle persone dire ad alta voce -Hey?! Siamo qui- , erano i miei zii della Svizzera aquisiti dalla compagna di mio padre Jessica.

Lei è una donna dolce, simpatica mi capisce, ma ancora non riesco a chiamarla "mamma" , avevo paura che se l'avessi chiamata in quel modo avrei dimenticato quella vera.

I miei zii cercavano di attirare l'attenzione di mio padre, che come sempre per cause del suo lavoro, era sempre a parlare al cellulare.

Mio padre è un uomo molto scherzoso, paziente, ma come tutti i padri, molto geloso della propria figlia, specie se è l'unica figlia femmina che hanno.
Appena si avvicinava qualche ragazzo mio padre era subito sull'attenti e con lo sguardo vigile faceva caso ad ogni piccola cosa, ma in fondo lo sapevo che fa così perchè tiene a me.

Comunque, salimmo in auto e per la forte stanchezza del viaggio crollai in un sonno profondo.

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