Seconda metà de "L'età d'oro" - 14 Giugno, 1815 - 756 anni dopo la Caduta.
Osservava con occhi attenti la cartina presente sul grande tavolo di mogano posto al centro della tenda degli strateghi. Gli angoli della mappa erano ingialliti e consunti, cosa che ne provava il suo eccessivo utilizzo. Non mostrava alcuna emozione, era semplicemente attento a scrutare ogni minimo particolare di quel territorio. Nessuno riusciva a capire che cosa passasse per la testa del generale. Entrambe le mani erano appoggiate al bordo del tavolo e non un muscolo si muoveva. Soltanto una piccola ciocca di capelli ondeggianti riusciva a rompere quello stato di immobilità statuaria. Lentamente, si avvicinò uno dei comandanti. I colpi dei suoi stivali di pelle sulla terra battuta sollevavano delle piccole nuvole di polvere che svanivano pochi attimi dopo essersi sollevate.
-Generale, è riuscito ad ideare qualche strategia?-
-Non si può fare. Non si può fare. Dove sono gli altri? La battaglia inizierà a breve non disponiamo di tutti gli effettivi.-
Pronunciò quelle parole velocemente. Il tono tradiva il suo voler nascondere la grande preoccupazione che lo attanagliava.
-Non si può fare...-
Sembrava che parlasse da solo. Non diede peso alla domanda pronunciata dal maresciallo. D'un tratto, sollevò il capo ed osservò tutti i presenti con uno sguardo spento, mai visto prima di quel momento.
-Generale...-
Il tono usato dal maresciallo Yen era pregno di compassione. Non sopportava di vederlo così, non il generale. La sua risposta non si fece attendere molto.
-Signori, non possiamo perdere tempo. Voglio che tutte le truppe siano attive. Non voglio che venga proferita più alcuna domanda. Gli ordini sulla strategia da compiere vi verranno comunicati a breve.-
Tornò ad osservare la mappa, senza ricambiare il saluto dei suoi sottoposti, i quali non erano abituati a comportamenti così strani. La sua mente, però, vagava verso ben altri pensieri. Il malcontento iniziava ad insediarsi negli animi dei soldati, e, in parte, anche nel suo cuore. La sua iniziale sicurezza sull'esito positivo di questa battaglia scemava ad ogni ora, a causa della sequenza di eventi nefasti che avevano colpito lui ed il suo esercito.
Preso da uno scatto d'ira, batté i pugni sul tavolo e, con un unico movimento del braccio, spazzò via la cartina e gran parte degli oggetti presenti su di esso.
Si avviò a passo svelto verso l'uscita della grande tenda che lo ospitava, intento a dare nuovi ordini ai suoi uomini.
Al suo passaggio, ogni soldato che lo incontrava non poteva esimersi dal fare il classico saluto militare, per poterlo onorare e rispettare. Al generale, però, sembrò non importare. Si diresse verso il maresciallo, che venne subito fermato dal compiere il saluto.-Maresciallo, non abbiamo tempo per i convenevoli. Raduna subito gli uomini. Gli accampamenti gleconiani non distano che un giorno di viaggio. Noi due, invece, andremo in avanscoperta con un piccolo plotone al nostro seguito. I gleconiani non mi convincono per niente.-
Il maresciallo annuì e si precipitò a diffondere l'ordine fra gli uomini. La tempestività dei messaggeri venne lodata dal generale, che però continuava a nutrire una velata preoccupazione. Si diresse verso su un'altura presente ai margini del grosso agglomerato di soldati, rimanendo immobile mentre scrutava l'orizzonte, intento ad osservare il suo esercito che campeggiava tra le colline di Pok Lavor. Non si abbandonò neppure un istante all'idea di dover combattere da solo, con le sole forze dell'esercito niliese. Era fiducioso che gli alleati lo avrebbero raggiunto se non all'accampamento, sul campo di battaglia.
Il sole iniziava a congedarsi tra le pianure occidentali, il cielo si era fatto più scuro e qualche nuvola iniziava ad avvicinarsi da est. Così come il sole, il generale si ritirò nella sua tenda, stanco ma sicuro che su quel campo di battaglia avrebbe portato trionfante la bandiera niliese, e che una volta tornato in patria, il popolo lo avrebbe acclamato così come il suo esercito.
Nilien sarebbe stata ricolma di gloria, temuta dalle piccole potenze come anche dalle grandi; nessuno avrebbe più osato contrapporsi al volere del futuro imperatore e, una volta rientrato a Ilin, la sua figura sarebbe stata rispettata in tutto l'occidente.
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Il cammino del Creato: l'età d'oro
FantasyDopo un insperato ritorno alla pace, durata per più di 700 anni, il mondo di Gur Junsi si trova a dover affrontare una nuova crisi nata fra i vari poteri che lo gestiscono in segreto. Una rottura che ha lo scopo di far tornare al suo posto un ant...