1 Maggio 1891
Lord Kanger aveva organizzato per sua moglie e le due figlie una serata decisamente impegnativa: ancor prima del tramonto si erano recati a cena a villa Resifh, per ufficializzare il fidanzamento e il matrimonio prossimo della figlia maggiore con il primogenito di Edmond Resifh. Arthur era un ragazzo semplice, senza troppe pretese sul matrimonio, come Clatid d'altronde. La sua discendenza era nobile fin dalla quarta generazione. La sua nomea era divenuta un pilastro ed una garanzia nel mondo del commercio del the e degli infusi.
Clatid era oramai una donna in età da marito. Arthur Resifh aveva fatto un gran favore all'amico di suo padre chiedendo la sua mano. Quella sera a cena, i due si erano scambiati alcune piccole effusioni davanti agli occhi della sorella minore di lei che li osservava silenziosamente e con le guance rosee. Reys aveva già ricevuto una proposta di matrimonio, ma le mancava ancora un anno prima di poter decidere se convolare o meno a nozze. Suo padre, ad ogni modo, non aveva visto in Colton Ringt un pretendente degno di sua figlia.
Ernst era perfettamente a conoscenza del passato un po' incostante di Colton, tra l'alcool e le belle donne e, nonostante quest'ultimo lo avesse più volte rassicurato di aver chiuso quel capitolo della sua vita, Ernst dubitava ancora; pensava che fosse sì un buon partito, ma che non fosse l'uomo giusto per sua figlia. Reys, d'altro canto, aveva visto Sir Colton soltanto pochi mesi prima ad una festa nella tenuta di Madame Harris, fuori dalla città di Bail. Non poteva non ricordare di come Colton le si fosse avvicinato reggendo un calice di buon vino ed elargendole complimenti infiocchettati di moine tipiche di un signorotto dell'alta borghesia Bailese; fin dal primo momento poté assicurare a se stessa che quell'uomo non le piaceva e che, con ogni probabilità, mai le sarebbe piaciuto.
Quella sera, dopo cena, la famiglia Kanger era salita sulla carrozza grigia, quella elegante, e si era fatta scortare in centro, dove li attendeva l'avvenimento più importante della stagione: l'inaugurazione del Palazzo d'oro. Era una costruzione alta, in ferro e vetro, ma con molti particolari dorati. I lavori erano iniziati l'anno precedente ed Ernst era stato uno dei maggiori finanziatori del progetto. Si erano vestiti di tutto punto per presentarsi alla folla che avrebbe assistito all'evento. Elizal, la moglie di Ernst, si era vestita di bianco come usanza per le occasioni importanti, così come la figlia maggiore; Reys, invece, aveva indossato un abito color panna dai bottoni bronzati, a suo parere il migliore che avesse trovato nel suo guardaroba. Ad attenderli nelle vicinanze dell'imponente palazzo, c'erano il prefetto Roylel, l'architetto Thomas, e gli altri finanziatori: Lord Retlub, Madame Minan, il figlio e Sir Riks.
Ernst era visibilmente euforico ed orgoglioso di quella meraviglia architettonica, ma cercò di mascherare le sue emozioni dietro un largo sorriso.
Nonostante avesse partecipato ad un gran numero di feste, Reys nascondeva un leggero imbarazzo dietro a quel suo portamento rigido che le faceva tenere le mani intrecciate. Da che avesse ricordo, i suoi genitori erano soliti organizzare enormi feste nel loro salone grande fin da quando lei era ancora ancora una bambina, eppure quella sera faticava a dissimulare l'imbarazzo di trovarsi lì, sotto gli occhi di tutti. Ma, per amore del padre, cercava di comportarsi con naturalezza, sorridendo a quanti si congratulavano.
Terminato il discorso dell'architetto, la folla esordì con un grande applauso e dai giardini antistanti al palazzo si levarono luminosi fuochi d'artificio sotto gli sguardi piacevolmente sorpresi e divertiti di tutti i presenti.
Prima di congedarsi, Ernst si fermò a parlare con Lord Retlub, suo socio in affari, mentre Elizal e Clatid si intrattennero con alcune dame da salotto che, di tanto in tanto, occupavano i divani della loro villa fuori Bail.
Reys era annoiata ma, dato che non si trovavano più in mezzo alla calca, si sentiva più rilassata. I suoi occhi scuri seguivano con scarso interesse i fuochi dal loro lancio allo scoppio, fin anche al suo diradarsi e disperdersi al suolo. La folla iniziava a disperdersi ma Reys aveva la sensazione di essere osservata. Guardandosi intorno, però, non notò nulla di particolare. Volse lo sguardo prima a sua madre, poi a suo padre, e constatò che entrambi non avevano ancora concluso le loro discussioni coi rispettivi interlocutori. Cercò, dunque, una panchina dove sedersi. Sua madre le aveva ripetuto più volte, durante il tragitto, che non era bene che si sedesse durante un evento all'aperto, ma quelle scarpe nuove le stavano torturando i piedi e, nonostante si sforzasse di resistere cambiando continuamente piede di appoggio, doveva per forza sedersi. Si diresse verso una panchina in legno poco distante, dove prima sedevano alcuni bambini e, una volta raggiunta, non poté che lasciarsi cadere ed accennare uno sbuffo. Si guardò intorno ed allentò il cappello che le stringeva il capo, accompagnando il gesto con un secondo sbuffo liberatorio. Avrebbe pagato qualsiasi cifra per sdraiarsi su quella panchina e riposare ma, nonostante la stanchezza dovuta ad una giornata particolarmente impegnativa, doveva mantenere un certo contegno. Non passò molto da che la madre e la sorella la raggiunsero e si sedettero accanto a lei, anch'esse sbuffando. Reys non poté che guardarle e portarsi una mano alla bocca per soffocare una risata scaturita dalla goffaggine delle due donne nel sedersi con così poca classe. La madre le lanciò un'occhiata di rimprovero, ma non poté che concluderla con un sorriso ed una leggera risata. Si tolse il cappello, così come le sue figlie, e con fare materno sistemò alcune forcine smosse dai copricapi delle figlie, per poi far loro una carezza e soffermarsi a guardare i loro visi esausti. Gli occhi verdi di Clatid erano contornati da un alone rosso, il trucco non colava e non era sbavato ma i colori si erano quasi del tutto asciugati e le labbra erano tornate del loro colore naturale. Elizal aveva le guance rosse, dovute alla calura provata nell'indossare il corpetto molto stretto sotto il vestito, mentre Reys aveva un colorito più pallido del solito. L'aria era pesante a causa del gran numero di persone presenti. Elizal affermò che la pelle scarna della figlia era dovuta sicuramente a questo e si alzò per andare a chiamare il marito, cosicché potessero tornare a casa. Nell'attesa di potersi gettare sul materasso dei loro letti, le due sorelle si lasciarono andare a commenti sulla cena e sulla serata. Clatid raccontò di come immaginava il giorno del suo matrimonio e Reys le assicurava tutto il suo appoggio promettendole che l'avrebbe aiutata nella preparazione e nell'organizzazione della cerimonia. Non interruppero i loro discorsi neppure sulla carrozza, durante la strada per tornare a casa. Anzi Clatid fornì alla sorella anche i dettagli più piccoli di quelli che sarebbero stati gli addobbi per la sala e le decorazioni per i tavoli, poi, una volta arrivate davanti alle porte delle loro camere, Clatid chiese alla sorella se avesse piacere di farle da damigella. Reys attendeva quella domanda ormai da giorni e non poté trattenere le lacrime quando finalmente la sorella gliela porse. Annuì e diede un veloce abbraccio alla sorella prima di congedarsi nella sua stanza e abbandonarsi sotto le coperte.
Quella stessa notte alcune voci provenienti dallo studio del padre interruppero il sonno di Reys che, indossata in fretta la vestaglia, uscì dalla sua stanza cercando di fare meno rumore possibile nell'aprire e rinchiudere la porta. Attraversò il corridoio fino a giungere allo studio del padre e appoggiò l'orecchio sul legno levigato della porta in ciliegio prestando attenzione a non farsi sentire. All'interno della stanza, il padre discuteva animatamente, probabilmente con la moglie, a causa di un importante viaggio di lavoro che a breve avrebbe dovuto intraprendere Ernst. Era evidente che Elizal non approvasse questa sua imminente partenza, anche se le cause non erano ben chiare. La discussione durò per un tempo indeterminato e la ragazza decise di andarsene dopo poco, non volendo farsi trovare in flagrante e non potendo ascoltare oltre quello che sembrava un vero e proprio litigio.
Tornata nelle sue stanze, Reys faticò a riaddormentarsi, cosa che le risultò possibile solo a mattino inoltrato, quando doveva già essere in sala da pranzo per la colazione. Pensò d'indagare con discrezione, così da carpire le motivazioni per le quali la madre si era così fermamente opposta alla decisione del marito. Il tavolo era apparecchiato per cinque. Arthur sarebbe venuto sicuramente a pranzo. Le posate, come le vettovaglie, erano quelle del servizio buono di porcellana; venivano dall'India e le aveva portate proprio Arthur di ritorno da un viaggio per ritirare delle spezie. Clatid stava seduta alla finestra del salotto, osservando con trepidazione il viale ciottolato, nell'attesa di poter scorgere la carrozza di Arthur. Si era legata i capelli sulla nuca, avvolgendoli su se stessi e bloccandoli con un pettine decorato con pietre d'ambra; il vestito era di un tenue giallo canarino, così come le scarpe. Reys, invece, non sapeva della presenza di Arthur, altrimenti avrebbe messo qualcosa di più adatto per ricevere il cognato. Si era svegliata assonnata, non soddisfatta delle poche ore di sonno in cui era riuscita a riposare. Quando alzò dal letto, trascinò il suo corpo fino alla vasca e tirò poi fuori dall'armadio un semplice vestito azzurro che le arrivava sotto le ginocchia. Era vecchio, di qualche anno, ma non essendo cresciuta molto poteva permettersi di indossarlo ancora, anche se solo in casa.-Lo ricordo bene questo vestito, è un po' vecchio però. Non trovi?-
Clatid sorrise alla vista della sorella avvolta in quell'abito. Pensò che la invecchiasse molto.
-Se avessi saputo che Arthur sarebbe venuto a pranzo, avrei indossato qualcosa di appropriato, ma se vuoi posso cercare qualcos'altro.-
Reys era di media statura, la sua voce era fresca e delicata come quella che si addice ad una ragazza della sua età.
-Non preoccuparti, questo vestito risalta i capelli. Tienilo pure.-
La sorella la rassicurò ma non la convinse del tutto. Pensò di risalire in camera e cambiarsi d'abito, ma Arthur era ormai sul portico e Clatid corse ad aprire la porta. Il pranzo venne servito dalla cameriera, Henriette, che servì Arthur ancor prima del padrone di casa, così come le era stato chiesto di fare. L'atmosfera era piacevole e rilassata. Reys non ritenne opportuno chiedere del viaggio, né delle voci della notte precedente. Non voleva guastare quel clima armonioso che si era creato; Elizal ed Ernst, d'altro canto, riuscivano a nascondere egregiamente la questione in sospeso. Si scambiavano sorrisi frequenti e, nonostante avessero ancora voglia di parlare della faccenda, decisero di rimandare e di festeggiare in allegria insieme a tutti quanti. Il bene e l'amore che provavano per le loro figlie e per Arthur superava i loro dissensi.
Arthur quel pomeriggio uscì con Clatid ed Elizal per decidere dove si sarebbe svolta la cerimonia ed il ricevimento, mentre Reys rimase in casa col padre. Passeggiando in giardino, i due ebbero modo di chiacchierare riguardo a varie faccende. Tra gli argomenti affrontati, vi fu anche la proposta scomoda di Colton. Ernst non perse tempo e rassicurò la figlia, affermando che non l'avrebbe mai lasciata ad un uomo dedito ai piaceri della bottiglia e delle belle donne. A suo dire, infatti, non avrebbe mai smesso. Durante un lungo silenzio, Reys inspirò profondamente e poi chiese al padre se qualcosa lo turbasse, ma l'uomo non le rispose.-Vi ho sentito discutere questa notte, tu e la mamma. Sono preoccupata per voi.-
L'uomo arrestò il passo, fermandosi all'ombra di uno degli alberi del giardino, un'imponente quercia.
-Reys, hai diciotto anni, occupati delle questioni che si addicono alla tua età.-
La ragazza rimase turbata dalla risposta fredda e distaccata del padre e, non essendo brava a mascherare le emozioni, si incupì.
-Te ne prego, Reys. Non me ne volere.-
Lasciò la figlia in giardino e rientrò in casa, dirigendosi al secondo piano dove, visibilmente intristito, si chiuse in camera per riposare. Si sdraiò sul letto, massaggiandosi con poca convinzione la fronte. Il sonno prese il sopravvento in fretta, mettendo da parte per alcuni momenti tutti i pensieri che risiedevano nella sua mente. Reys era amareggiata e delusa, ma non si sarebbe arresa. Se il padre non le avesse fornito le informazioni che cercava, le avrebbe trovate da sé. Lo studio del padre non veniva mai chiuso a chiave e le fu dunque facile introdurvisi per rovistare tra i documenti presenti sul piano della scrivania, ma senza alcun risultato. Si chiese dove potevano trovarsi i documenti di questo viaggio e si guardò intorno spulciando vecchi fogli impilati sugli scaffali finché non trovò, nel secondo cassetto della cassettiera, un telegramma risalente a pochi giorni prima.
"L'oceano va solcato per riappropriarsi di ciò che si era perduto.
C."
I pensieri affollarono la mente di Reys. Suo padre sarebbe partito per le terre di Oru. Il motivo non le era chiaro, così come non riusciva a capire cosa mai avesse perduto oltreoceano. Era mai stato così lontano? Non se ne ricordava, ma era sicura di no. E chi era H? Era ancora giovane, ma sapeva bene che le carte di lavoro dovevano tutte avere un timbro che rimandasse alla carica del mittente. Il problema era che questo non aveva alcun timbro. Rimise a posto il telegramma ed uscì dallo studio più turbata di prima, confusa e preoccupata. Si ripromise, però, che non avrebbe detto nulla alla madre, né alla sorella, per non rovinare il periodo dei preparativi per il matrimonio.
Anche quella notte, dopo che le due sorelle ebbero chiuso le porte delle loro stanze, marito e moglie discussero animatamente, più della notte precedente. Anche questa volta, le orecchie curiose di Reys stavano ascoltando le liti dei genitori.-Dimmi che non ricapiterà, Ernst.-
Il tono della donna appariva preoccupato, velato di sconforto, ma celato dalla rabbia.
Cosa non doveva più capitare? Reys sperò di carpire la risposta a quella domanda con la risposta del padre che, però, non le rispose.-Non ti permetterò di partire. O almeno, non prima del matrimonio di Clatid. Fallo per lei se non vuoi farlo per me.-
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Il cammino del Creato: l'età d'oro
FantasyDopo un insperato ritorno alla pace, durata per più di 700 anni, il mondo di Gur Junsi si trova a dover affrontare una nuova crisi nata fra i vari poteri che lo gestiscono in segreto. Una rottura che ha lo scopo di far tornare al suo posto un ant...