CAPITOLO 2: un domino di sciagure

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Nonostante il sole fosse alto sulle colline su cui si levava imponente la villa dei Kanger, l'aria era segnata da una leggera brezza che distribuiva una piacevole parvenza di freschezza. I raggi solari scaldavano solo alcune zone di quel luogo così ben curato. Clatid ed Arthur avevano letto le loro promesse matrimoniali nel tempio di Tryn, nel quartiere vecchio di Bail. L'atmosfera ricreata dagli addobbi floreali era, però, moderna come richiesto dalla sposa. Un miscuglio di tulipani, rose e gigli facevano da contorno ad una sala enorme e dominata da due colori in particolare: il blu e l'arancione. Alla vista di tutti, quel luogo poteva sembrare il più bello del mondo. Nulla era stato lasciato al caso. I desideri per rendere quel luogo il più regale possibile vennero tutti esauditi. Arthur l'aveva accontentata su tutto, dai fiori alla scelta della sala per il ricevimento, dal tempio all'intrattenimento per gli ospiti; era profondamente innamorato della donna a cui aveva chiesto la mano l'anno prima. Il vestito di Clatid era bianco, con delicate cuciture decorative blu intenso sulle maniche, sulla scollatura e sulla gonna. Era andata a sceglierlo con Elizal e Reys appena tre mesi prima della cerimonia e, non appena le due donne l'avevano vista con l'abito addosso, non poterono trattenere le lacrime.
Nel tempio, Colton Ringt aveva insistito per poter sedere appena dietro la famiglia della sposa, pur essendo un cugino alla lontana di Arthur. Alla notizia, né Ernst, né Reys sembrarono entusiasti ma, per amor della pace, e per amor di Clatid, quel giorno ingoiarono il rospo.
Durante lo scambio delle promesse, Reys sentì nuovamente quella strana sensazione di disagio avvertita all'inaugurazione del Palazzo d'oro. Si voltò prima a sinistra, verso i la propria famiglia, poi a destra, dove sedevano i Resifh, poi ancora con discrezione volse lo sguardo alle sue spalle. Scorse alcune persone rimaste in piedi appena fuori dal tempio; si chiese se erano invitati o semplici passanti fermatisi per ammirare lo sposalizio. Probabilmente volevano solo capire chi si stesse sposando.
A cerimonia ultimata, gli invitati seguirono gli sposi fino alla sala del ricevimento, anch'essa addobbata a festa; i servitori avevano spostato i tavoli grandi e le sedie nella sala da ballo, per una breve degustazione di dessert e stuzzicherie degne di un re. A metà serata, dopo aver brindato innumerevoli volte ai neo sposi, il maestro cerimoniere assunto per l'occasione da Elim e Beth Harrington diede inizio alle danze. Ad abitare la pista da ballo furono Clatid ed Arthur, che invitarono le loro coppie di amici più fidati a danzare al loro seguito. In poco tempo la sala si riempì di coppie che roteavano e si muovevano a tempo di musica.
Il secondo ballo di Clatid toccò ad Ernst, in qualità di simbolico addio alla figlia, e i due non poterono evitare di abbandonarsi ad un sincero pianto una volta che gli orchestranti ebbero finito di pizzicare le corde dei loro strumenti.
Reys ed Elizal erano sedute al tavolo degli sposi. Non avevano ancora danzato ma ben presto Beth, la consuocera, le raggiunse per parlare dell'andamento della serata e della sistemazione dei due sposi una volta terminato il ricevimento. Reys era visibilmente annoiata e si perse a guardare i colori variopinti dei vestiti delle donne che fluttuavano aggraziate per la sala. D'un tratto una voce la ridestò e lei scosse la testa ripetutamente, come fosse stata immersa in un sogno ad occhi aperti.

-Posso sedermi accanto a lei, signorina?-

La voce era un di un giovane ragazzo, alquanto elegante. Reys lo guardò da prima con fare disinteressato, ancora presa dalla noia, per poi migliorare la sua percezione con uno sguardo più attento.

-Se vi può far piacere io accetterei pure, ma...-

Venne interrotta da Elizal.

-Suvvia, Reys. È il matrimonio di tua sorella, la fiscalità è vietata. Prego, accomodati.-

Il tono con cui la donna diede il permesso al ragazzo di sedersi era uguale a quello di una madre che parla al proprio figlio. La dolcezza di Elizal era così evidente e spontanea.

-Vi ringrazio e vi chiedo perdono per non averlo chiesto a voi per prima, mia signora.-

La voce del giovane era pregna di sicurezza, anche se velata da un'innaturale gentilezza. Si sedette vicino a Reys e rimase composto, guardando negli occhi prima la ragazza, poi Elizal, la quale ricominciò a parlare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 08, 2021 ⏰

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