¦¦¦ 7 ¦¦¦

1.8K 50 18
                                    

!¡ATTENZIONE!¡
in questo capitolo vengono menzionati atti di aggressione sessuale.

---

Edoardo DiBianchi non era mai stato un padre eccezionale. Reduce della guerra in Iran, fu un uomo duro, intraprendente e scorbutico.
Dopo aver perso l'occhio sinistro per un taglio netto in viso ed essersi beccato un proiettile sul fianco destro, tornò a casa affranto. Il militare era la sua vita, la guerra la sua ragione di respiro. Aveva lasciato tutto per diventare Sergente Maggiore, la sua amata ed i suoi, all'epoca, tre figli piccoli.
La sua famiglia aveva un nome grazie a lui, alla sua fama. Ma dopo il ritorno da perdente a casa, cosa gli restava?

Nulla.

Non gli interessò la felicità dei bambini quando videro loro padre tornare a casa, non gli importò delle lacrime che sua moglie versò quando finalmente poté riabbracciare il suo amato. Lui si sentì vuoto nel profondo.
Aveva ucciso tanta gente e ne era uscito sempre felice. Sadico? No. Lui era completamente pazzo.

La tristezza che provò lentamente si trasformò in rancore ed alla nascita del suo quarto figlio divenne un incubo fatto uomo.
Iniziò ad educare i suoi figli alle armi, al dolore, al pianto.
Leonardo aveva solo 8 anni quando successe.

A sua madre non importò molto, era talmente innamorata di quell'uomo che gli permise ogni cosa.

Il comportamento più ripugnante, però, era la falsità che mostrava dinanzi al paese che lo elogiava per i suoi tempi trascorsi in battaglia.
La coppia sorrideva ai giornali, offriva denaro e vestiti ai poveri, oltre che minestre calde nel loro giardino ogni sabato sera.

Ma appena varcava la soglia di casa, Edoardo toglieva quella maschera.

Leonardo odiava suo padre, lo ha sempre odiato sin dal giorno in cui mise le mani su Giacomo, suo fratello più piccolo di quattro anni, e lo picchiò fino a renderlo incosciente.
Quel giorno Leo era fuori con un suo vecchio amico e non si scordò mai la paura negli occhi dei suoi fratellini.

Dopo qualche anno Edoardo fu richiamato nella polizia di stato e, anche se zoppicante e con un bastone sempre sotto braccio, ricominciò a punire i criminali nei dintorni della propria città.

Il problema fu proprio tale parola. Lui li puniva in modo atroce, trattandoli come bestie ed umiliandoli anche difronte ai colleghi.

Un giorno si venne a sapere che stuprò una giovane ragazza, chissà dopo quante altre, e sparì nel nulla.
Lo ritrovarono una settimana dopo pieno di graffi, livide, bruciature, senza le dita della mano destra e le unghie di quella sinistra. Ma sopratutto: era completamente squartato.

Fecero finta di investigare ma realmente la polizia non fece nulla per cercare il colpevole.

Man mano le notizie di quello che Edoardo faceva in segreto vennero a galla e, anche se la madre di Leonardo continuava a difendere il marito, alla fine tutti iniziarono ad odiare quell'uomo e pian piano il loro cognome affondò.
Sua madre cominciò a bere e Leonardo fu costretto a lavorare nel peggiore dei modi. Tentò di trovare un lavoro onesto in qualche bar o ristorante, ma chi avrebbe mai voluto lavorare con il figlio di uno stupratore?

Edoardo DiBianchi era un uomo alto, fiero, muscoloso, con morbidi capelli neri e due intriganti occhi verde smeraldo.

Leonardo ha sempre odiato come lui stesso fosse la sua fotocopia.

"Non dirlo mai a nessuno." Domenico sussurrò, un tono preoccupato nella sua voce.

"Cosa?" chiese il rosso confuso.

"Che sei figlio di quell'uomo. Qui dentro ci sono persone che vorrebbero tutta la sua famiglia sepolta sotto terra." Leo rabbrividì a quella frase. Il pensiero di vedere il più piccolo dei suoi fratelli, di soli 12 anni, morto per colpa del padre, gli fece accapponare la pelle.

the sinful cell  [ON HOLD] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora