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"Leo.. mi dispiace. Queste cose qui capitano in continuazione però non volevo che accadesse a te, scusami. È colpa mia. Avrei dovuto starti vicino ed invece... che pessimo amico che sono."

"No Mimmo, non è stata colpa tua." il timbro della voce del rosso arrivò freddo pure alle sue stesse orecchie.

"Ma se fossi stato con te-" provò nuovamente ad incolparsi il giovane dai capelli verdi.

"Non avresti potuto fare nulla, avresti rischiato di finire legato in un angolo o peggio ancora di subire la mia stessa sorte."

In quel momento i due erano seduti in infermeria mentre aspettavano le cure per i lividi di Leo.
Quest'ultimo si era rifiutato di dire a Stefano cosa gli fosse successo in bagno, optando per la solita scusa dell'essere caduto, ovviamente insensata per la grandezza e la posizione dei lividi.

Stefano non aveva fatto molte domande, ormai riconosceva uno stupro quando lo vedeva da metri di distanza, ma non volendo turbare maggiormente il giovane rimase in silenzio.
Quando tornò dallo stanzino vicino all'infermeria teneva tra le mani un sacchetto di ghiaccio ed una crema .

Non disse nulla mentre passò questa sul busto tumefatto del giovane e decise di non scendere oltre l'addome nel medicarlo.

"Sicuro che le ferite siano tutte qua?" il rosso lo guardò confuso, inclinando il capo di lato.

"Certo, dove altro dovrebbero essere?"

"Leo ascoltami... non devi vergognarti di parlare con me di-"

"No." il ragazzo cercò di sembrare tranquillo e pacato ma la sua voce uscì flebile ed in sussurro. "Per favore.."

"Okay.." Il medico sospirò prima di annuire e voltarsi a guardare il secondo ragazzo.
"Per favore assicurati che metta la crema e prenda gli antidolorifici." gli porse una scatoletta con delle pastiglie bianche in essa.

"In giro di un paio di settimane i lividi dovrebbero andarsene completamente." ma non il dolore interno.

Domenico annuì e ringraziò il dottore con un piccolo sorriso.
Si volse poi verso l'amico che si stava rimettendo la maglia.

"Ti aiuto a vestirti?"

"No."

"Vuoi una mano ad alzarti?"

"No."

"A camminare?"

"No."

Mimmo corse alla porta prima che l'altro potesse anche solo avvicinarvici e la aprì per il rosso. Questo lo guardò torvo e con uno sbuffo zoppicò mugolante oltre il ciglio d'uscita.
L'altro giovane salutò l'uomo dal camice bianco con una mano prima di seguire il ventenne fuori dalla stanza.

Il Dr. Bassi sospirò, scuotendo il capo, aveva sempre odiato non poter aiutare le persone in difficoltà ed ora fremeva nel poter rendere nuovamente felice il figlio del suo vecchio amico.

"Perché non gli hai detto nulla? Il dottor. Bassi è molto bravo in queste cose, avrebbe potuto aiutarti." un'aspra risata fuoriuscì dalle labbra del corvino e scosse il capo.

"Che idiozia. Io non ho bisogno di aiuto."

Mimmo osservó con sguardo triste l'espressione indecifrabile dell'amico mentre zoppicava contro la parete.
Forse non voleva mostrare il dolore attraverso il viso ma sicuramente si poteva notare quanto in quel momento volesse esplodere in un uragano di emozioni.

"Non accompagnarmi sino alla cella o rischi che gli altri ti vedano con me." Mimmo scosse burrascosamente il capo, la fronte corrucciata e le sopracciglia arcuate.

the sinful cell  [ON HOLD] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora