Lose myself

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Chiudo la chiamata. Ho dovuto premere più volte il tasto rosso perché le mie mani - da massaggiatore - non collaboravano. Non riescono a rimanere ferme.
«Devo...» Sussurro.
«Dottor Hayama?» Un'infermiera mi appoggia una mano sulla spalla, la scosto in malo modo. Nessuna mi deve toccare. Solo lei.
«Credo sia giusto avvertirti, Hayama. Sana è alla clinica Aoyagi. Ha avuto delle contrazioni e ho deciso di portarla qui». La sua voce è calma, come di consueto, ma c'è una nota strana, un piccolo - minuscolo - tremore.
Sta per morire. Sana sta morire. Mi porto una mano alla bocca, come se così facendo potessi bloccare la bile che mi sale in gola. Lo sapevo... è colpa mia.
Suona di nuovo il telefono, il numero è sempre lo stesso. Mi sta chiamando per dirmi che è morta.
Schiaccio il tasto verde. «La clinica Aoyagi è vicina alla tua clinica. Pensi di venire o lascerai davvero Sana da sola?»
Rimango in silenzio per qualche momento. Deglutisco ed il sospiro successivo arriva forte e chiaro nell'orecchio di mia suocera. Non saluto nemmeno e chiudo di nuovo la chiamata.
Spiego la situazione - più o meno - e mi dirigo verso la clinica. Fuori la struttura c'è un muretto. Mi siedo lì, prendendomi la testa tra le mani. «Muore». Sussurro ad alta voce. La perdo, la perdo, la perdo, la perdo.
«Si può sapere perché devi essere così negativo, Akito!» Il piko mi colpisce sulla testa, facendomi quasi male. «No, che non mi perdi! Non accadrà mai! Non ti lascio! Dovrai sopportarmi per tutta la tua lunga, lunghissima vita!» La vedo sorridermi, con le mani sui fianchi. La pancia ancora si vede pochissimo. Però magari il pesciolino si sta muovendo, adesso, dentro di lei.
Mi do dello stupido da solo, portando due dita sopra gli occhi. Adesso me la sogno anche ad occhi aperti. Sospiro. Però è probabile che mi direbbe proprio così.
Non mi muovo da lì ed alla fine è Misako a trovarmi. «Oh, allora sei venuto».
Annuisco, senza guardarla negli occhi.
Si siede vicino a me. «Ha avuto delle contrazioni, l'hanno monitorata, per un momento ha avuto il rischio di aborto, ma ora lei ed il bambino stanno bene. Le hanno aumentato la dose di progesterone».
Butto fuori il fiato che, fino a quel momento, avevo trattenuto senza accorgermene.
«Ok».
«Vieni a salutarla».
«No. Va bene così». Mi alzo in piedi, e le volto le spalle. «Non merito di vederla, ora». Dico a bassa voce, più a me stesso che a lei. Sta bene. L'importante è che stia bene. Posso andare, ora.*

* E' un parallelismo a quando Akito si è fatto male e Sana va via sapendo solo che era fuori pericolo. Sta facendo lo stesso qua Akito, anche se per un motivo diverso (paura).

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