Pretense

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Abbassa lo sguardo, Rei. Sospira e si toglie gli occhiali da sole. Mi guarda dritto negli occhi e scuote la testa.
È delusione quella nei suoi occhi. Mi spiace se ti ho ferito. Non volevo dirlo ad alta voce, non con lui, né nessuno che non fosse mammina. Se lo avessi fatto, avrebbe significato che Akito mi aveva davvero abbandonato.
Ormai Tama lo sa, è arrivato il tempo di rendere partecipe pure il mio manager, di cui dovrei avere piena fiducia. Mi ha abbandonato davvero.
«Mi dispiace». Abbasso lo sguardo. «Lo sa solo mammina. E... Akito». Dico cercando una valida scusa per non averlo messo subito al corrente. Mi domando che cosa abbia pensato. Io e Akito ci siamo separati, ma non ne ho mai voluto parlare. «Va tutto bene, Rei. Devo fare parecchie visite e stare a riposo, e Akito lavora sempre, preferisco stare con mammina». Era sempre presente un sorriso quando glielo dicevo. Quando mi faceva qualche domanda per me scomoda.
«Capisco». Dice soltanto, muovendo avanti ed indietro le mani sopra i pantaloni del completo.
«Sarebbe...» Mi fermo, cerco le parole migliori per dirlo, ma non esistono, devo soltanto dirgli la verità. «Se te lo avessi detto... sarebbe diventato reale».
Rei alza lo sguardo. «Non volevi rimanere incinta?»
«Non quello. Akito... Insomma, se te lo avessi detto, significava che Akito mi aveva davvero abbandonato». Concludo la frase in sussurro. «Quindi io ho...»
«... Finto per tutto il tempo». Alzo lo sguardo, presa in contropiede. Rei sorride triste. «Non pensavo fossi diventata così brava, tanto brava da portarlo nella vita reale».
Uno specchio si incrina, e si rompe in mille pezzi. È il rumore che ho sentito distintamente dentro di me. Non si fida più di me. Non sa più se recito o no....
«Non sono così brava. Ho avuto mammina che...» Le lacrime cominciano ad appannarmi gli occhi. Non faccio altro che ferire gli altri nell'ultimo periodo.
«Io penso che tu sia brava a recitare». Me lo dice Akito, allora lo chiamavo ancora Hayama, e avevo paura che fosse il demonio dei baci e che potesse farlo da un momento all'altro. Vorrei dire alle me di quel tempo che, in futuro, ne avrei sentito tanto la mancanza, di quei baci. Delle labbra di Akito sulle mie.
«Ahahah! È vero! Merito dei miei studi alla compagnia teatrale Komawari!» Ma lui non mi ascolta, continua a parlare; è una delle sue volte in cui, anche se con lentezza, parla molto. È una cosa rara. «E questo mi fa pensare che a volte la tua allegria sia solo finzione». Akito mi legge come nessun altro, già allora era così. Stavo fingendo - non molto bene - perché avevo paura del libro di mammina. Avevo paura finisse tutto, tra me e lei.

Sono diventata più brava. Ho portato il mio lavoro nella vita reale e nessuno si è posto domande, nemmeno Rei che mi conosce come le sue tasche, che mi ha fatto crescere come attrice, che mi ha sempre supportata.
Sento le braccia di Rei stringermi. «Va tutto bene, Sana. Sono contento che mi abbia detto la verità. Non piangere». Mi accarezza i capelli mentre mi parla, come se fosse un padre che consola la figlia. Grazie, Rei. E scusa. Scusami davvero tanto.
Aveva ragione, Akito. A volte, la mia allegria è soltanto finzione.

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