Capitolo 1

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 Santa Barbara, Aprile 2019 Di nuovo la solita storia

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Santa Barbara, Aprile 2019
Di nuovo la solita storia.
Di nuovo quel tormento tornava ad impossessarsi e a prendersi gioco di me, non sapevo di preciso cosa fosse, ma sentivo un forte peso all'altezza dello stomaco che mi impediva di prendere sonno nonostante mi sforzassi.
Erano anni che avevo difficoltà ad addormentarmi la notte, nonostante la mia giovane età questo era un problema molto fastidioso che non mi permetteva di svegliarmi al mattina come una rosa.
non mi era mai successo negli anni precedenti, ma il mio medico sosteneva che fosse una situazione causata da uno stato ansioso o una cosa del genere, forse stress.
Erano anni che non riuscivo ad avere un sonno duraturo per tutta la notte e così insieme alla mia cara sorellina Lauren e Scarlett riuscii a trovare un metodo per scaricare tutto ciò che avevo dentro.
Ormai Scarlett e Lauren erano la cosa più vicina ad una famiglia che io potessi avere, facevano avanti ed indietro nel mio appartamento di Santa Barbara dove io vivevo con mia figlia, accettando così tutto e dimenticando il mio passato.

Era successo di tutto nella mia vita, mi sentivo come se quei miei quasi trenta anni mi pesassero a fondo, ormai non speravo e non credevo più a niente, vivevo per mia figlia, una dolcissima bambina di tre anni che non sapeva neanche di avere una mamma così triste nell'animo e un padre che probabilmente non avrebbe mai visto se non in foto.
Robert non sapeva neanche di avere una figlia con me, dopo quella notte d'amore a New York non ci eravamo più visti ed io avevo avuto sue notizie soltanto grazie ai social e al poco che chiedevo a Scarlett. Sapevo soltanto che oltre a fare film si era dedicato completamente alla vita da padre di famiglia con Exton ed Avri e che era finalmente felice.
Dirgli di essere rimasta incinta avrebbe soltanto portato numerosi problemi con la sua famiglia e non volevo, volevo soltanto che si godesse finalmente la felicità che meritava con i suoi bambini e, perché no, con una donna che non ero io.

Da quel lontano 2015 non avevo più avuto una storia con un altro uomo, mi ero soltanto lasciata tutto alle spalle per dedicarmi a mia figlia, quindi basta storie di una notte e basta stupidi uomini capaci di promettere ma di non mantenere.
Un altro motivo per il quale non avevo avuto altri uomini era proprio lui, nonostante fossero passati quasi quattro anni, non avevo smesso un minuto di amarlo, speravo ancora in un suo ritorno e mi convincevo di essere una stupida illusa ogni volta che quella dannata chiamata non arrivava.
Avevo provato diverse volte ad alzare la cornetta del mio telefono, ma non appena arrivava il momento di comporre il suo numero mi bloccavo e mi convincevo di non essere più nei suoi pensieri e neanche nel suo cuore. Faceva male, così male che avevo capito che quello era un amore sbagliato, un amore che mi avrebbe portata alla sofferenza più assoluta e che mi avrebbe divorata completamente nel giro di poco tempo.
avevo lasciato Londra perché quella città, ma soprattutto il mio vecchio appartamento, mi ricordavano troppo di lui, lì c'era ancora il suo profumo e il ricordo dei giorni passati insieme.
Quando guardavo la piccola Rachel rivedevo lui, il suo sorriso, i suoi occhi, e sorridevo tra le lacrime pensando speranzosa che forse in quel momento lui stava pensando proprio a me.

Ripensando alla mia vita mi alzai dal letto ed aprii l'armadio della mia stanza sfilando dal cassetto una t-shirt bordeaux che tempo fa Robert aveva dimenticato da me e la indossai senza fare rumore, la piccola dormiva come un angioletto, mi avvicinai al suo corpicino e gli rimboccai le coperte stampandogli un leggero bacio sulla fronte profumata per poi scendere al piano di sotto per prendermi un caffè caldo.
Quella mattina sarei andata all'ennesimo colloquio di lavoro, da quando Downey non era più parte della mia vita dovevo ammettere che economicamente non era più facile come una volta, nonostante si fosse offerta più e più volte Scarlett di aiutarmi almeno con il mantenimento della bambina, ho sempre rifiutato, sarei riuscita ad alzarmi con la forza delle mie sole mani.
Entrai in cucina e vidi la sagoma di mi sorella ballare e sculettare sulle note di una classica canzone pop girata in radio
" buongiorno Lauren! Sei di buon umore a quanto pare, quindi non ti dispiacerà stare con Rachel questa mattina" dissi trattenendo una risata, sedendomi poi sul tavolo di legno ad ammirare la sua performance nell'intento di preparare la colazione.
"certo, porterò la piccola Downey a fare shopping, ci divertiremo"
sapevo bene che uscire con Lauren poteva significare di tutto, sapere che Rachel avrebbe trascorso la mattinata con lei mi faceva stare tranquilla, ma speravo soltanto che me la riportasse tutta intera a casa.
"hai tirato fuori quella maglia... hai intenzione di chiamare il tuo ex per una rimpatriata di sesso?" disse rivolgendomi un'occhiata sensuale per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
"pensi solo a quello Lau! Tra me e Robert è finita da tanto e va bene così"
si avvicinò lentamente a me con una tazza piena di caffe e un croissant tra le mani, cercando di scrutarmi attentamente.
"cosa stai cercando di fare?" dissi strappando un pezzo dal croissant che teneva tra le mani portandolo alla mia bocca.
"volevo guardarti negli occhi per cercare il tuo sguardo quando menti."
scossi il capo e mi allontanai dalla sua figura, non avevo voglia di discutere o parlare di lui in quel momento, non volevo di nuovo avere quel peso al cuore che da anni mi tormentava ogni volta che sentivo il suo nome.
sapevo che sarebbe andata a finire con una pesante discussione e come al solito io avrei sofferto ancora di più di quanto non facessi già.
"non sto mentendo" sussurrai con un filo di voce.
"si invece"
"Lauren ti prego. Ti ho già detto migliaia di volte che è finita, lui adesso è con la sua famiglia, con i suoi figli e..."
"ma non ha una moglie! Ha una bambina con te e non sa neanche della sua esistenza! Chloe non mentire a te stessa, so cosa provi per lui" urlò
"per favore basta" dissi provando a trattenere le lacrime che stavano cominciando a formarsi nei miei occhi, era l'effetto Downey che si manifestava ogni volta che il mio pensiero ricadeva su di lui.
"vedi? Non riesci neanche a parlare di lui senza scoppiare a piangere"
le voltai le spalle e mi asciugai con il dorso della mano le lacrime cerando di allontanare il pensiero per qualche istante, non avrei più pianto per lui, era una promessa.

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