Capitolo 2.

109 6 2
                                    

Capitolo 2

"Helen! Helen!"

Una voce fastidiosa mi arriva alle orecchie, costringendomi ad affondare ancora di più il viso nel cuscino.

Muovo leggermente le gambe, mugugnando qualcosa di incomprensibile.

"Sveglia altrimenti faremo tardi!"

Qualcuno mi afferra le spalle e mi scuote, facendomi sobbalzare.

"Chi cazz- Brooke!"

Sbotto, fulminandola con lo sguardo mentre mi passo una mano sulla fronte, abbastanza stordita da questo risveglio brusco.

"Finalmente! Pensavo fossi andata in letargo! Su muoviti, la colazione è tra mezz'ora."

Ecco, adesso ci manca solo lei che si comporta come mia madre!

Decido di non controbbattere.

Non ho nessuna voglia di litigare a prima mattina.

Mi alzo dal letto, trascinandomi nel bagno come se avessi le catene ai piedi.

Oggi sarebbero dovute iniziare le lezioni, e tutti i buoni propositi per quest'anno sembrano ormai soltanto un lontano miraggio.

Sbuffo, guardandomi allo specchio.

I lunghi capelli bruni scorrono spettinati sulle spalle mentre delle occhiaie abbastanza profonde circondando i miei occhi scuri, quasi da rendere invisibile la differenza tra l'iride e la pupilla.

Mi lavo velocemente i denti ed il viso, indossando poi un maglioncino bordeaux e dei jeans neri strappati, e le mie adorate dr. Martens.

Prima di uscire, sistemo la mollettina dietro l'orecchio, in modo che nessuno avrebbe potuto vederla.

Sembrava così vuota quella stanza, adesso.

Eppure tutti i peluches erano lì, sulle mensole di legno, ed il letto a baldacchino era ancora lì, ricoperto dai cuscini.

Il tappetto rotondo, sui toni del rosa pastello, era ancora situato al centro della stanza.

La scrivania in avorio appoggiata al muro era vuota, lucida come non lo era mai stata prima.

C'era qualcosa di diverso in quella stanza, qualcosa che ti faceva rabbrividire e angosciare allo stesso tempo.

Potevo ancora vedere la figura di Maryh che si sedeva sul tappeto e prendeva appunti, nonostante avesse una scrivania a disposizione.

I suoi libri erano ancora lì, sulla piccola libreria laccata in bianco, vicino la finestra.

Sembrava tutto così surreale.

Le mie ginocchia non riuscirono più a reggere il mio peso, e caddi con le ginocchia sul soffice tappeto.

Strinsi il tessuto tra le mie mani mentre piccole gocce d'acqua solcavano le mie guance fino ad arrivare alle labbra.

Sentii qualcosa di duro premere sotto il mio ginocchio e lo scostai, e fu lì che la vidi.

La mollettina color panna che lei indossava sempre.

Fu come ricevere un colpo al cuore.

La presi, con dita tremanti, ma la presi.

In quell'istante decisi di custodirla per sempre, come il suo ricordo, sempre nitido nella mia mente.

SuspiciousDove le storie prendono vita. Scoprilo ora