Ti soffermi sempre
su quella panchina
umida e sporca.
Ti riporta alla mente
quegli istanti di pianti,
di pensieri
e domande al vento.
Le lasciasti lì,
ad aleggiare con la brezza,
delicate come polvere.
Le tue mani
fecero d'appoggio
al tuo candido viso,
inumidito dalle lacrime
ed incastrato
tra l'inchiostro
della memoria.
Gli occhi spenti,
lo sguardo assente.
Ti alzasti, poi...
ti alzasti sempre.
Violento come un uragano,
scagliasti via quei
pezzi di dolore.
L'inchiostro svanì,
apparentemente,
ma giacette sotto la cute,
vecchio e consumato
proprio come
la tua sofferenza:
Ormai malata,
sbiadita e inerme.
Scagliala sempre lontano.
Che qui,
giace il freddo
da tempo addietro.
STAI LEGGENDO
Pagine di mal di cuore.
PoésiePer scrivere qualcosa, basta il cuore acceso ed il cervello in standby