IL RITORNO

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I raggi della luna squarciavano le tenebre abbattendosi sui tetti delle case di Novabadiv, città celebre per i suoi ricchi mercati dove si scambiavano spezie, i cupi monili di onice e i bordelli.

Le tegole di quest'ultimi scricchiolavano sotto i felpati passi di un'ombra tanto veloce quanto micidiale: era Fonia, la più famosa assassina della città.

Nessun incarico era impossibile per lei: ricchi commercianti,  nobili, politici, quando il patto veniva siglato chiunque poteva essere la sua vittima.

Quella sera Fonia aveva appena terminato il suo infausto compito: un omicidio ordinato da un importante venditore di spezie e oppio per vendicarsi di un suo rivale in affari; in una borsa appesa alla cintola la sicaria trasportava la prova del suo lavoro, come richiesto dal cliente.

La missione però non era ancora del tutto completa: perché si potesse definire tale, Fonia doveva recarsi in un ultimo luogo.

Veloce e leggera come il vento saltò di tetto in tetto fino a raggiungere la sua destinazione: un modesto appartamento in uno dei quartieri benestanti della città.

Si calò dalla parete dell'edificio e silenziosa come il movimento di un'ombra aprì una finestra ed entrò; la stanza, illuminata soltanto dalla flebile luce lunare, era piccola e dotata solamente di una scrivania e un letto, sul quale dormiva un bambino.

Fonia trattenne il fiato: adesso arrivava la parte difficile.

La sicaria camminò in punta di piedi fino all'altra estremità della camera, tuttavia durante il percorso inciampò in un oggetto, probabilmente un giocattolo, lasciato per terra. 

Udendo quel rumore il bambino si svegliò e, dopo essersi strofinato gli occhi, rimase a fissare l'oscurità che ricambiava il suo sguardo: ci vollero alcuni secondi prima che capisse cosa stava accadendo.

Isychia era già andato a dormire quando udì suo figlio Jona chiamarlo ad  alta voce

"Papà , papà vieni presto! ".

Senza esitazioni prese un coltello dalla cucina e si precipitò al piano superiore.

Quando aprì la porta grande fu la sua sorpresa: una persona, vestita con un'armatura più nera della  notte, si trovava davanti a suo figlio .

" Papà, papà guarda! " esclamò Jona" È arrivata la mamma ".

" Non credevo saresti tornata così presto " disse Isychia abbassando il coltello.

" Volevo farvi una sorpresa" ammise Fonia prendendo in braccio il figlio.

"Mi sei mancata tanto, mamma" bisbigliò Jona premendo la sua testa contro la spalla della madre.

"È tardi e la mamma è stanca, forza Jona torna a dormire" intervenne Isychia.

"No!" urlò il bambino stringendosi al collo di Fonia "Non voglio, non voglio che la mamma vada via di nuovo!".

"Jona, non preoccuparti : domani sarò ancora qui, è una promessa".

Rassicurato da tali parole, Jona tornò a letto, mentre i suoi genitori si diressero al piano inferiore; Isychia iniziò a cucinare mentre Fonia si sedette al tavolo, portandosi appresso una bottiglia di liquore.

"Come... È andata la missione?"
domandò Isychia.

"Compiuta" rispose l'assassina prima di ingurgitare una grande quantità di alcolico "Però gli incarichi diventano sempre più difficili e io ho un nome da mantenere, devo comprare del nuovo equipaggiamento... Dimmi, come siamo messi a soldi?".

"Ci rimangono dei risparmi, ma servono per mandare Jona a scuola".

"Allora chiederò un prestito".

"Sai bene quanto sono pericolosi gli usurai, non dovresti farlo".

" Tu hai altre idee?"

"Sì, scappare da Novabadiv" propose Isychia servendo una minestra di carne e verdure alla moglie.

"Sei totalmente folle".

"Perché scusa? I tuoi servigi sono molto costosi, tuttavia alcune persone hanno scoperto il tuo segreto e adesso dobbiamo pagare il loro silenzio, per questo facciamo fatica ad andare avanti. Però pensaci: se scappassimo con tutti i soldi di un incarico importante potremmo facilmente trasferirci lontano da qui, iniziare una nuova vita e tu potresti smettere di...".

" Certo, certo, la solita storia " lo interruppe la sicaria finendo il liquore " Non ti piace che io ammazzi gente, vero? ".

" Preferirei che evitassi, insomma, sembra quasi che ti piaccia ".

" E anche se fosse? Cosa ci sarebbe di male? Perché uccidere è sbagliato, chi lo ha deciso? ".

" Sì è sbagliato, e poi ultimamente non parli d' altro: sei stata via per una settimana e ora che sei tornata non hai chiesto nulla di Jona! Se ti piace uccidere, fallo per conto tuo! ". 

" Quindi secondo te lo faccio per puro piacere!? Io uccido per Jona, sai bene che è solo grazie a me se riusciamo a vivere nei quartieri agitati, perché io so cosa si prova a stare nei bassifondi e non permetterò che mio figlio viva le mie stesse esperienze anche se questo significa innalzare una pila di cadaveri!". 

Guidata dalla rabbia, Fonia afferrò la bottiglia e la scagliò sulla testa del marito, che si accasciò al suolo.

L'assassina si rese conto del suo gesto e subito si chinò a soccorrerlo.

"Mi dispiace, mi dispiace" sussurrava piangendo.

"Ormai ci sono abituato" sussurrò Isychia tornando in posizione seduta "Sapevo bene a cosa andavo incontro sposandoti: sei irrequieta, violenta e bevi troppo, ma io ti amo Fonia, ti amo senza condizioni e farò tutto il possibile per prendermi cura di te e di Jona".

I due sposi si baciarono profondamente e in quell'istante tutti i problemi svanirono.

"Per curiosità, cosa tieni nella borsa?" domandò Isychia.

"Non ti piacerebbe" rispose Fonia.

"Voglio vedere".

Isychia prese la borsa e ne estrasse il contenuto: la testa mozzata di un bambino. 

Storie di Oneira Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora