"Serrate i ranghi! Sta arrivando!"A quelle parole Akratia fremette, ma i suoi brividi non erano di paura, bensì di entusiasmo.
Tre mesi prima si era arruolato per partecipare alla gloriosa guerra che avrebbe portato legge e ordine nella regione di Teras: in quei territori vivevano non solo umani ma anche mostri, creature terrificanti e irrazionali, che con la loro brutalità governavano come tiranni sulla popolazione ormai ridotta alla fame; era compito dell'impero Al Na'ir liberare gli abitanti dalla schiavitù e fare loro dono della civiltà: per raggiungere questo obiettivo in molti erano pronti a morire sul campo di battaglia.
"State pronti uomini!" urlò un soldato in armatura d'oro: si trattava di Obedia, una delle guerriere più giovani e promettenti di tutto l'esercito che per questo motivo era stata messa a comando di un'intera brigata.
Akratia ammirava molto Obedia: si erano conosciuti all'accademia militare e fin da allora il giovane era rimasto colpito dall'incrollabile fede che la ragazza riponeva negli ideali dell'impero.
"Preparatevi all'impatto!" strillò un ufficiale prima che una gigantesca sagoma nera si andasse a schiantare contro la barriera magica eretta dagli incantatori,venendone respinta.
Era una creatura orribile: assomigliava ad un incrocio tra un leone, una capra e un drago ed il suo ruggito era talmente potente da far tremare la terra.
Subito gli stregoni incanalarono la magia generata dalle armature dei soldati e scagliarono un devastante incantesimo che colpí in pieno il mostro: la sua testa esplose, brandelli di cervello e frammenti di cranio si sparpagliarono ovunque mentre dal collo maciullato zampillava sangue come acqua da una sorgente.
Tuttavia la bestia continuava a rimanere in piedi come se nulla fosse accaduto, anzi: dalla ferita si generò nuova carne che prese la forma di una testa, identica a quella appena distrutta.
Il mostro sfondò la barriera e si gettò sulla brigata, decimandola: alcuni soldati vennero schiacciati, altri furono proiettati in aria, i più sfortunati finirono nelle fauci della belva.
Anche Akratia sarebbe morto se non fosse intervenuta Obedia: la guerriera si gettò nella bocca spalancata della creatura e fuoriuscì dal petto portandosi appresso un grande organo che ancora pulsava.
"Senza cuore non si può più rigenerare!" urlò Obedia.
Akratia, rinvigorito da tali parole, trovò la forza di continuare a lottare: ci vollero alcune ore, ma alla fine il mostro fu soggiogato e legato al suolo.
Akratia, uno dei pochi soldati ancora in grado di reggersi in piedi, si avvicinò alla creatura per sferrargli il colpo di grazia.
"La tua tirannia finisce ora" gridò.
alzando la spada."Tirannia? Ma cosa stai dicendo?" disse la belva vomitando sangue.
"Tu... Tu sai parlare?!" esclamò con sorpresa il guerriero.
"Certo che so parlare...E ora mi rivolgo a te, soldato dell'impero, perché sei qui a combattere in una terra che non ti appartiene?".
"Siete... Siete voi ad essere nel torto" provò a giustificarsi Akratia dopo alcuni secondi di esitazione.
"Sì, la colpa è vostra: vi siete macchiati di crimini orribili ed è compito dell'impero liberare la popolazione dalla vostra tirannia".
"E perché toccherebbe a voi?".
"Perché… Noi siamo più civilizzati, insomma... Siamo migliori".
Una risata spaventosa echeggiò nell'aria.
"Quante bugie ti hanno raccontato" commentò la creatura mentre la sua voce diveniva sempre più flebile.
"Gli umani e i mostri della regione di Teras hanno sempre vissuto in pace tra loro, è stato il tuo impero ad iniziare questa guerra e sai perché? Perché è in questa zona che si estrae il metallo con cui vengono forgiate le vostre armi! Vi credete tanto superiori, vi definite portatori di civiltà, ma sono tutti dei pretesti, delle scuse per opprimere nella maniera più brutale chiunque osi opporsi alle vostre ambizioni".
Finita la frase, la bestia spirò lasciando Akratia solo con i suoi pensieri: una serie di dubbi si accumularono nella sua mente e lo tormentarono per tutto il resto della giornata; nemmeno i festeggiamenti della sera riuscirono ad affievolire questo fardello: era ancora immerso nelle sue preoccupazioni quando Obedia lo invitò nella sua tenda privata.
"Perdonami per la convocazione improvvisa" esordì la guerriera "Ma ho bisogno di sapere cosa ti ha detto il mostro prima di morire: potrebbero essere informazioni importanti".
"Nulla di rilevante: solo una serie di falsità sull'impero, cose insensate alle quali ovviamente non ho creduto, però... ".
Akratia fece un respiro profondo prima di continuare a parlare "Obedia... Noi ci conosciamo fin dai tempi dell'accademia: posso farti una domanda in confidenza?".
"Certamente, chiedi pure" rispose la guerriera sorridendo.
"Tu... Tu credi che la nostra sia la giusta causa?".
A quelle parole l'espressione di Obedia diventò più severa "Senza dubbio alcuno; i mostri sono esseri irrazionali mentre l'impero rappresenta l'ordine: con questa guerra stiamo facendo un favore alla popolazione ".
"E se alcuni umani volessero convivere con i mostri?".
"Non ve ne sono... Almeno non più".
"Cosa intendi con non più? ".
" Quando è scoppiato il conflitto in molti si sono schierati dalla parte dei mostri: non c'era altra scelta, li abbiamo dovuti eliminare ".
" Ma...Erano anche loro esseri umani! ".
" All'infuori della civiltà non esistono esseri umani: erano soltanto dei selvaggi".
"Obedia, che cos'è la civiltà? ".
"Questa è una domanda stupida" esclamò la guerriera con voce infastidita.
"La civiltà è ... Cioè sarebbe quando ... Insomma: è quella cosa che distingue gli umani dalle bestie e poiché l'impero possiede il grado più elevato di civiltà è suo compito diffonderla, anche se ciò significa sterminare interi popoli ".
"E tu lo reputi giusto?".
"Mi hanno sempre insegnato questo : i sacrifici fatti, i compagni caduti, le vite di ogni singolo soldato, anche le mia e la tua, fanno parte di un progetto più grande".
"E in virtù di un simile progetto persone innocenti saranno uccise? Io... Non lo potrò mai accettare".
"I morti di oggi sono un ulteriore passo per rendere il mondo un luogo migliore, privo di impurità e barbarie: è tutto in funzione di un bene superiore; ma tu questo non lo vuoi proprio capire: ormai ti sei fatto corrompere dalle parole di quel mostro. L'impero chiede soltanto di obbedire ciecamente ai suoi ordini, non serve sapere altro, eppure tu... Sei voluto andare oltre".
Akratia non ebbe tempo di replicare: una lama gli squarciò il ventre e lui cadde in una pozza di sangue e viscere.
"Un vero peccato Akratia: ti consideravo un mio caro amico sai?" disse la guerriera alzando la spada per sferrare il colpo di grazia.
"Non preoccuparti: dirò alla tua famiglia che sei morto inseguendo la giusta causa".
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Storie di Oneira
Short StoryRaccolta di racconti brevi ambientati nel mondo delle lande di Oneira. Da soldati semplici a spietate assassine, passando per pittori un po' particolari, i protagonisti delle varie storie sono molto diversi tra loro, tuttavia ogni personaggio dovrà...