Capitolo 1: Un inaspettato incontro

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Un leggero soffio di vento increspava le acque dell'antica città di Edona, unica città che ricordasse a Dramo
la sua remota Bordonia.
Entrambe affacciate sul mare, entrambe accarezzate dalla brezza marina, eppure così lontane.
Quanto distava la regione di Ayt'Verim, la terra degli immortali Edwin, da Bordonia città dei mortali Uomini.
Raggiunse la costa dove la rossastra roccia cittadina si tramutava in granelli di polvere dorati; quotidianamente approdavano tante navi lì, navi che sbattevano in faccia ai passanti il loro sfarzo e la loro bellezza.
Vivere per anni al servizio dell'Impero diventando un Pretardo, uno dei soldati d'elite dell'Impero, l'aveva allontanato dalla sua terra.
Non aveva nostalgia della famiglia, non l'aveva mai ritenuta tale, ricordava nostalgicamente solo il caldo e la brezza marina del Grande Oceano che si poggiavano lungo le mura di Bordonia.
Anche a Edona il vento proveniva dal mare ma non era lo stesso, era freddo.
Nonostante vivesse da tempo immemore lì, quel soffio, per gli Edwin la melodia del loro Dio Elyok, faceva fremere la pelle di Dramo come se fosse la prima volta.
Forse era meglio vivere lontano dalla sua terra; a Bordonia aveva lasciato tutto, i dolori, gli affetti forse mai avuti, le sue debolezze.
Sì.
Grazie al Primo Ambasciatore, Sefelto Lupo d'oro, il reggente di Ayt'Verim, era diventato qualcuno,buono o cattivo che fosse non importava, era qualcuno: Dramo detto Sanguefreddo.
Sefelto aveva fatto emergere l'essere che Dramo per diciotto anni della sua vita non era riuscito a scoprire; era diventato un uomo crudele, spietato ma non poteva farci nulla, quella era la sua natura.
Nessuno può cambiare se stesso.
< Ciò che mi allontana da me stesso sono mere illusioni, sciocche debolezze.> pensava sempre.
Si avvicinò alla riva; i piedi erano accarezzati dal mare salato del Golfo.
Fissò il suo volto riflesso nell'acqua.
La pelle era chiara come la pietra di Mohet, la Bianca Capitale di Ayt'Verim; gli occhi, grandi e tanto neri da non potersi distinguere l'iride dalla pupilla, osservavano con nostalgia quel volto che ormai iniziava lentamente a decadere: qualche ruga solcava la fronte e una lunga ciocca argentea spuntava in quella massa ondulata di capelli corvini.
Si allontanò dalla riva e risalendo i gradini scolpiti nella roccia rossastra raggiunse il cuore dell'antica città.
La leggenda narrava che Edona fosse stata eretta tremila anni prima dai remoti antenati degli Edwin, gli Aytven, quando ancora lì a Presbya non si sapeva nemmeno cosa e come fossero gli Elfi.
D'improvviso un giovane, madido di sudore, correndo, raggiunse Dramo e disse, dopo aver ripreso fiato:
-Eccola finalmente signore! Le devo consegnare un messaggio urgentissimo da parte del secondo Ambasciatore Mirova!-
Dramo era dubbioso.
Il messaggero era già andato via quando Sanguefreddo aveva iniziato a leggere la lettera:

Dramo,
Ho necessariamente bisogno del tuo aiuto a Branderath per affari della massima urgenza.
Secondo Ambasciatore di Ayt'Verim
Mirova detto Manorossa.
Gettò la lettera per terra, abbandonò Edona alla volta di Branderath.

Erano trascorsi due giorni dalla partenza e la notte era ormai inoltrata quando le guardie aprirono i cancelli di Branderath.
Proseguì attraverso le strade deserte; alcune guardie con delle torce in mano perlustravano le vie.
Fermò una di queste e disse:
- Ho bisogno urgentemente di parlare con Mirova! Sono il Pretardo Dramo Sanguefreddo! -
- Si calmi Pretardo! A quest'ora credo che dorma altrimenti lo può trovare nella taverna "La spada nel boccale"! Non dista molto da qui ... deve girare a sinistra e proseguire dritto! E' l'unico edificio ancora illuminato!-
Si allontanò dalle guardie senza salutarle.
Fra Mirova e Dramo non correva buon sangue.
Si erano conosciuti nell'Ordine dei Pretardi, la confraternita a cui appartenevano i più eccellenti guerrieri Umani, ed erano stati per lungo tempo confratelli, rivali, nemici.
Mirova, divenuto Secondo Ambasciatore di Ayt'Verim, sfruttò la sua carica per vendicarsi sul tanto abile ed invidiato confratello, Dramo.
Non era la prima volta che il Secondo Ambasciatore facesse partire Dramo per lunghi viaggi inutilmente.
Sanguefreddo però non poteva far nulla e doveva sottostare alle beffe del superiore.
Seguì le indicazioni della guardia e raggiunse la taverna ancora aperta.
All'interno c'era poca gente e l'oste, un Edwin molto alto dal volto appesantito dalla stanchezza, si avvicinò a Dramo.
La prima cosa che saltò all'occhio dell'Edwin era la bassezza del nuovo ospite; comprese che era un Umano, non dovette nemmeno osservare le orecchie.
Così l'oste disse:
-Un nuovo cliente Umano che disturba il sonno di un povero Edwin! Voi dell'Impero, che siate maledetti!-
- Bada ai toni! Voi Edwin della Penisola di Edona siete come i vostri compagni a Est del fiume Terka! Una massa di arroganti maleducati! Non prendertela con i tuoi clienti! Dovresti rimproverare il tuo capo se ti fa' star qui inutilmente!-
-Come se potessi contraddire la volontà di un Umano, per giunta mio superiore!-
-Se non puoi contraddire la volontà del proprietario di una locanda, non vedo perché tu debba mettere in discussione la parola di un Pretardo.- concluse Dramo con tono freddo, pacato, come era solito fare.
L'oste tacque e si inginocchiò chiedendo perdono.
I clienti della taverna in silenzio osservavano la scena: erano quattro uomini.
Uno di questi si alzò, si avvicinò ai due litiganti e disse:
-Dramo! In ritardo, come al solito! Non importa, ti perdono per questa volta. Vieni a sederti ti offro da bere!-
L'uomo si tolse il cappuccio color sangue: era Mirova Manorossa, Secondo Ambasciatore di Ayt'Verim.
Manorossa era stempiato e con un naso aquilino.
Gli occhi castani, sempre vispi e vigili, scrutavano malignamente tutto ciò che si materializzava attorno a loro. Mentre guidava Dramo al tavolo, gridando disse:
- Oste portaci le due ultime birre che servirai per il resto della tua vita! Domani verrai giustiziato come è giusto che avvenga nei riguardi di Edwin come te!-
L'oste terrorizzato e disperato restando in ginocchio disse:
-La prego Ambasciatore sia clemente nei miei confronti! Ho moglie e figli! Moriranno di fame senza di me! Senza qualcuno che possa sfamarli!-
Lo interruppe e disse:
-Come vuoi Edwin! Sarò clemente con te!- Mirova mostrò il suo perfido sorriso.
Una luce di speranza illuminò gli occhi del povero Edwin.
-Sicuramente- riprese Mirova - la tua famiglia sarà felice di farti compagnia sul patibolo!-
La speranza si tramutò in tremendo dolore e gli occhi dell'oste diventarono nuvole nere che rigettavano acqua.
-Perché piangi amico?!- disse Mirova mantenendo sempre quel diabolico sorriso -Ti ho fatto un favore! Così non starai male per la tua famiglia! Moriranno con te! In questo modo non ci sarà nessuno da sfamare dopo la tua morte!- scoppiò in una fragorosa risata insieme agli altri uomini.
Sanguefreddo restava così,impassibile senza far trapelare alcuna emozione.
<Ha avuto ciò che si meritava.> pensò.
Gli altri tre uomini nella taverna presero l'Edwin e lo portarono fuori.
Le sue urla di dolore si udivano anche da lontano.
Si sarebbero sentite sino alle Cascate Morenti dove il mondo aveva fine, aldilà del Grande Oceano.
- Dramo ti vedo crucciato? Cos'hai amico mio? Ti ha turbato questa faccenda?- riprese Mirova.
- Affatto.- disse impassibile Dramo - Sono Sanguefreddo, io.-
- Non è davvero bello che tutti gli Uomini abbiano un soprannome? Manorossa, Sanguefreddo, Lupo d'oro ... L'unica cosa buona che abbiamo preso dagli Edwin! Non trovi?-
- Non giocare con me Mirova! So che mi hai fatto venire da Edona inutilmente!- Dramo alzò il tono di voce battendo il pugno sul tavolo; i boccali traboccanti balzarono e si rovesciò metà della birra.
- Calmo Pretardo! - ora anche Mirova si fece scuro in volto.
- Non ti ho chiamato inutilmente!- proseguì tornando felice e disinvolto.
- Insopportabile ... - borbottò Dramo.
-Devi scortare una carovana di prigionieri lungo il confine dove verranno giustiziati. L'Imperatore Valisto non ama far vedere in pubblico la morte dei suoi cittadini, preferisce spedirli lontano, ucciderli come cani e gettarli in una grande fossa fetida con altri cadaveri. Saggio non trovi? - Mirova ridacchiò.
-Un Pretardo non esegue missioni di così basso livello! Sentirai la furia di Mosin! Il Primo Pretardo non tollera vedere umiliati così i suoi uomini!-
- Cosa vuoi che possa fare un vecchio decrepito generale contro un aitante Ambasciatore?-
- Anche tu sei vecchio ormai Mirova ... Siamo Uomini e tendiamo a decadere, i nostri antenati ce lo hanno sempre voluto ricordare per non diventare schiavi della giovinezza, solo così si resta giovani ...- precisò Dramo.
- I nostri antenati? Cosa vuoi che ne sappiano loro di me? C'è chi come me resta giovane allenandosi e chi rassegnato come te invece invecchia a furia di dimenticare la giovinezza ... Ora va' e non farmi perdere altro tempo. Partirai domani mattina all'alba e porterai con te quell'idiota di oste con la sua famiglia. La carovana ti aspetterà fuori le mura della città.- . Con un semplice e rapido gesto della mano Manorossa lo congedò come un comune soldato e iniziò a ridere da solo mentre Dramo furibondo avanzava fra le livide vie di Branderath.
Le ombre dei grandi edifici della città parevano mostri che nel silenzio della notte dormivano; l'oscurità del manto della Dea Nureor, Dama della notte, celava i contorni e le forme della città.
Si sentiva umiliato, come sempre; non per questo l'amarezza dell'umiliazione risultava minore, anzi cresceva di volta in volta.
< Verrà un giorno in cui mi vendicherò> pensò Sanguefreddo con risoluzione.
Raggiunse in fretta una locanda. Non si perse in chiacchiere: pagò subito l'oste ed entrò nella camera che aveva appena preso in affitto.
Restò qualche minuto sveglio ripensando a ciò che era successo nella taverna; pensò a come dovrebbe essere terribile comunicare alla propria famiglia la loro condanna a morte.
<Meglio vivere soli ed essere responsabili solo di se stessi senza caricarsi dietro persone inutilmente.>.
Tanti anni fa aveva scelto di vivere solo senza nessuno affianco e non se ne pentiva, forse.
Talvolta immaginava come sarebbe stata la sua vita lontano dalle guerre, vivendo con la donna che amava e magari con dei figli; quel quadro così bello ma anche lontano spesso lo allettava, ma poi pensava che lui era Dramo Sanguefreddo, uno degli uomini più spietati di Presbya.
Era se stesso che lo allontanava da quell'immagine così idilliaca della vita; un giorno magari avrebbe vissuto lontano dalle guerre, ma per farlo, pensava, bisognava sottomettere tutti gli Edwin, i Vhanner e gli Hulmer al volere dell'Imperatore Valisto.
Si spogliò e si coricò.
Trascorse una notte breve ma tormentata; in tutta la sua vita poche volte aveva dormito serenamente e profondamente.
Ogni giorno un pensiero lo tormentava che fosse del passato o del futuro o del presente non importava, non c'era mai pace per lui.

La maledizione del primogenito: TaylonghiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora