Parte 3

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Il più piccolo non si era mai accorto dei suoi sguardi fugaci, delle sue impercettibili erezioni quando si abbassava mostrando un sedere perfetto. Si era morso le labbra molte volte prima di quella sera dove aveva tentato di baciarlo, si era ripetuto a se stesso che forse, era giunto il momento di fare quel passo in più, quel passo che fino a qualche minuto prima sembrava un abisso insormontabile.
Aveva atteso fin troppo prima di rischiare il tutto per tutto. Bramava quelle carni sin da quando quel minuscolo corpo aveva varcato la soglia di quella porta il suo primo giorno di lavoro, voleva averlo solo per sé, voleva farlo suo.

"Gradiresti un the stasera? Stacco tra 10 minuti.." lo aveva detto agendo d'istinto, stupendo Erwin che lo guardò con fare sorpreso.

"Ti aspetto in auto..tra 10 minuti" lo aveva assecondato il più grande con un sorriso in volto.

Mentre faceva ritorno dentro quell'aula un turbine di emozioni lo avvolse, si diede molto spesso dello stupido e dell'idiota in quei pochi minuti disponibili prima della sua finale resa. Non poteva tirarsi nuovamente indietro, lo avrebbe considerato solo come un bipolare con disturbi ossessivi compulsivi. Lo aveva invitato a casa sua e lui aveva accettato senza fiatare, anzi, visto il suo sorriso aveva gradito alla grande. Da quanto tempo qualcuno non metteva piede in quella casa? Molto probabilmente non vi era mai entrato nessuno a parte il proprietario.

Sembrava un uomo condannato al patibolo mentre riponeva il carrello delle pulizie nello sgabuzzino, si era cambiato in fretta e furia accorgendosi troppo tardi che i bottoni della camicia erano stati allacciati in modo disordinato.

"Maledizione!" aveva esclamato non appena se ne era accorto, era già in ritardo senza che si rimettesse a risistemarla, con sopra il maglioncino non si vedrà, pensò poco dopo, mica si sarebbe dovuto spogliare, nessuno lo avrebbe visto.

Indossò il pesante giubbotto e la sciarpa al collo, notando, non appena ebbe passato la porta di ingresso, un vento assurdamente forteseguito da un freddo glaciale che si infilava fino nelle ossa. "Fantastico!" sussurrò infagottandosi ancor di più nella sciarpa calda. Odiava con tutto se stesso sia il freddo eccessivo che il caldo, perché per tutto l'anno non potevano esserci le mezze stagioni con temperature normali?

Erwin aveva fatto scaldare la macchina e lo attendeva pronto a partire, per una volta ringrazio il suo tempismo perfetto e il fatto di non dover tornare a casa a piedi.

"Andiamo?" aveva accennato a dire non appena aveva messo il sedere sul sedile riscaldabile della macchina super lussuosa dell'altro. Goduria pura.

"Mi dici dove abiti? sai purtroppo non ho ancora imparato a leggere nella mente" guardandolo con fare dubbioso.

"la via è XXX, ora vai"

"Agli ordini capitano" portandosi poi una mano sulla fronte facendo il saluto militare.

Lungo il tragitto, seppur breve non vi fu mezza parola, la tensione era palpabile, quasi al limite del ridicolo per due persone della loro età. Cosa c'era di così tanto preoccupante nell'andare a casa con un collega a bersi un the? Nulla. Eppure perché pensava insistentemente alla camicia abbottonata in malo modo?

Lo osserva guidare, era attento, preciso, le spalle sembravano rilassate poggiate contro il sedile dell'auto, il respiro appena appena affannoso, le mani salde, grandi, ben curate poggiate sul volante.

"Dovremmo essere arrivati" Levi si ridestò come un sogno.

"Si, accosta qui" tremula era la sua voce.

L'appartamento di Levi era finemente arredato, nulla che potesse contraddistinguere l'uomo che era se non per un'immensa libreria ordinata in sala e una bacheca in cucina con all'interno svariati tipi di the. Dal più aromatico e dolce, al più forte e scuro.

Lo vide riporre sul tavolo della sala due tazze riempite in precedenza con acqua bollente.

"Puoi sederti su quella poltrona - indicandogliela con un dito - Mi sono permesso di sceglierti io il the, penso che ti possa piacere" aggiunse poco dopo, portandosi la tazza bollente tra le labbra come per evitare qualsiasi altro tipo di contatto verbale e non.

"La tua casa é veramente molto bella, non avrei mai immaginato però che fossi un lettore così attento..Dumas, Hemingway"

"Pensavi, visto il lavoro che faccio che fossi un becero ignorante?" Lo guardò da dietro la tazza con uno sguardo glaciale interrompendo in malomodo il suo discorso.

"Assolutamente no, ti chiedo come mai non me lo hai detto prima, sono quasi invidioso - osservò con cura quell'invidiabile raccolta di libri che gli stava affianco - sono quasi tentato di chiedertene qualcuno"

"Prendili, li ho letti tutti"

"Davvero potrei?" Vide Erwin alzarsi, voltare il capo di poco e poggiare subito dopo il dito su un libro che Levi amava. "Il conte di Montecristo" di Dumas, ho sempre voluto leggerlo"

"Bene, non ti deluderà"

"E tu Levi, tu mi deluderai?" Gli erano uscite senza pensiero quelle parole. Non avevano ancora affrontato l'argomento bacio, si stavano semplicemente ignorando senza tanti se e senza ma. Come potevano due persone del loro calibro passare oltre a cose importati come questo?

"Dipende da te, non sono uno facile da gestire"

"Lo vedo, però hai risposto alla mia domanda e poi perché te ne stai li in piedi? É casa tua rilassati! Perché non vieni qui? Potremmo approfondire quello che stavamo facendo poco fa in quel parcheggio" picchiettando con il palmo della mano sulle sue gambe.

"Cosa sono un bambino da prendere in braccio?" rispose seccato l'altro.

"Se la metti così mi alzo io, non c'é problema!" Con uno scatto felino gli fu vicinissimo al volto.

"Posso?" Levi distolse lo sguardo, la punta delle orecchie aveva cambiato colore e con sé anche le guance.

"Levi, posso?!" Portandogli la mano sotto al mento, facendolo girare verso il suo volto.

Ora erano incatenati l'un l'altro, come poco prima nel parcheggio. Il più piccolo fece a malapena in tempo a mettere la tazza sul tavolo che il biondo lo sollevò da terra.

"Mettimi giù" ordinò repentino.

"Non ci penso neanche, sono così comodo"

"Io no, quindi metti-" non finì il discorso perché la sua bocca fu tappata dalla bocca dell'altro.

"Stai un po' zitto e baciami" quel cambiamento di tono lo aveva elettrizzato a tal punto che sentì i pantaloni farsi stretti.

Si baciarono a lungo, più a lungo di quanto il più piccolo avesse mai immaginato, il the si era freddato ma la temperatura in quella casa era diventata improvvisamente rovente.

"Ora puoi, per favore, mettermi giù?"

"Visto che me lo chiedi per favore" lo adagiò piano a terra come se fosse la cosa più delicata del mondo.

"Beh io vado a questo punto, si sta facendo tardi e ho un'ora di strada da fare per arrivare a casa"

Levi lo guardò dubbioso sul da farsi, guardò l'ora e poi di nuovo quell'ammasso di muscoli con in mano lo spesso giaccone, allungò una mano, lo prese per la manica del maglione sussurrando poco dopo un "Resta".

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Buongiorno follettini e follettine 💕 Buon San Valentino ❤️ cosa ne pensate di questa parte? Vi aspetto per commentare con voi questo capitolo 💕

Domani "parte 4" 😏

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