Louis fece l'occhiolino al barista e tirò giù lo shot in meno di un secondo, lasciando che il liquido caldo gli riempisse la gola. Chiuse gli occhi e appoggiò una mano sul petto, avvertendo il calore sprigionarsi lentamente. Adorava l'assenzio. Non c'era liquore che amasse più di quello: era capace di stordirlo quanto bastava per permettergli di fare un privé con davanti più di 10 uomini. O almeno così credeva...
Anche se quello non era il primo "rodeo" di Louis, il ragazzo non poteva non provare un po' di ansia prima di esibirsi. Del resto, succedeva ad ogni stripper e Louis non era tanto diverso da loro. L'emozione dell'esibizione alla fine colpiva tutti quanti e Louis in particolare aveva sempre la nausea prima di esibirsi e solo di tanto in tanto gli era capitato di vomitare, sopratutto se aveva un pubblico di soli uomini. Ma non c'era niente che un po' di assenzio potesse risolvere.
«Un altro, per favore.» disse Louis al barman e si passò una mano sul collo. I suoi occhi azzurri caddero sul bicchiere di assenzio vuoto. Era terribilmente stanco, sopratutto per aver ballato per più di tre ore su un palo, davanti al dj. "Merda, non ho proprio voglia di fare quel privé."
«Non dovresti limitarti ad uno shot solo?» chiese il barman prima di servigli il drink. «Al di fuori delle regole che ci sono qui, sai che non dovresti bere così tanto.»
«Ne ho proprio bisogno, Bob.» mormorò Louis e, con tutta quella musica alta, il ragazzo era sicuro che il barman non aveva sentito niente. Ma non era un suo problema. La voglia di non lavorare - di non fare quel dannato privé - era così contagiosa che stava mettendo il malumore anche a lui. «Ti ringrazio tanto.»
«Come va, bambolina?»
Louis afferrò il drink e si voltò quanto bastava per vedere un uomo alto e muscoloso sedersi accanto a lui. Louis alzò un sopracciglio e lo squadrò da capo a piedi: era un uomo alto, con i capelli castani corti e lisci, con gli occhi marroni e con una corporatura estremamente muscolosa. Il tipico gay che non sembra gay, con la bocca troppo grande e con le mani troppo lunghe; ormai Louis conosceva a memoria questo tipo di clienti. E, cazzo... era proprio ciò di cui aveva bisogno. Ma ogni cliente era un buon gruzzoletto che poteva portarsi a casa e così Louis mise il miglior sorriso che poteva. «Me la cavo.» disse semplicemente prima di bere il suo shot. «E tu invece? Ti stai divertendo qui?»
«Puoi dirlo forte.» l'uomo circondò la vita di Louis con un fianco e ne accarezzò la pelle, sentendo quanto muscoloso e tonico fosse il suo fisico. Poi si rivolse al barman. «Un altro, per entrambi.»
«No.» Louis allungò i bicchierini verso il barman. «Preferisco un drink, ti dispiace?»
L'uomo sorrise allo stripper e gli accarezzò i capelli, sistemandoli appena. «Dimmi, che cosa vorresti?»
"Perché cazzo mi sta toccando?" Louis fece finta di provarci. "Chi cazzo ti ha dato il permesso?" Louis odiava quel tipo di clienti: amavano toccare troppo, senza che nessuno gli dasse il permesso, e amavano pensare che tu appartenessi già a loro. Louis non era proprio dell'umore per stare con quel tipo di clienti: voleva essere lasciato in pace prima di affrontare uno dei privé. «Vorrei un mojito, ma purtroppo devo andare.»
«E dove, piccolo?»
«Privé.» Louis si mordicchiò il labbro inferiore e scese dalla sedia. «Perché non mi prenoti per stanotte?» disse e fu sicuro che in quel modo, l'uomo l'avrebbe lasciato in pace. Quel tipo di cliente, infatti, non amava spendere i soldi in privé o in cose costose e questo significava che l'uomo l'avrebbe lasciato stare. «Potremo divertirci molto...»
«Perché non mi dai il tuo numero, baby?»
Louis ridacchiò e sculettò via, lasciando l'uomo senza parole. La stripper camminò lungo la sala, sfilò quasi tra le centinaia di clienti e tra le stripper e cameriere e raggiunse i camerini.
Non fu stupito di non trovarci nessuno: c'erano così tanti clienti che tutte le ragazze erano indaffarate a fare qualcosa, come ad intrattenere i clienti o a servirgli le bevande. Louis invece doveva prepararsi per il suo numero privato e la voglia stava diminuendo sempre di più.
Louis sospirò e si buttò con fare sfaticato sulla sua poltrona. Si guardò allo specchio quanto bastava per decretare che il suo trucco fosse da rifare e afferrò la sua borsetta, pronto a rimettersi all'opera. Odiava doversi rifare il trucco ma sapeva che era una cosa essenziale: i clienti spedevano veramente tanto per un privé e Louis voleva essere impeccabile, delizioso alla vista.
"Sono in ritardo ma pazienza" pensò mentre dava una sistemata al trucco sugli occhi. Stava facendo un perfetto trucco a sirena, con un ombretto nero che usava come eye-liner e con un po' di illuminante nell'interno dell'occhio. Non voleva sembrare una puttana da strada ma nemmeno voleva dare l'idea di essere un completo idiota con il make up. C'erano poche cose che Louis riusciva a fare bene con il make up e perché non doveva approfittarsene. "Mi prenderanno in ritardo"
Alla fin fine, Louis era in ritardo di quindici minuti ma era estremamente sexy e improfumato - e Louis adorava esserlo. Così uscì dal camerino e invece che andare in sala, lo stripper si diresse al piano superiore, dove vi erano tutte le stanze dei privé.
"Stanza 13" pensò mentre saliva le scale, ondulando piano piano il suo sedere. Sentiva già lo sguardo dei clienti puntato addosso e lo adorava. "Era la stanza numero 13, giusto?" Si chiese e arrivò al piano superiore. Trovò alcune delle sue colleghe appoggiate al muro e le salutò con un cenno del capo prima di dirigersi perso la stanza 13. "O forse era 12?"
Louis si passò una mano tra i capelli quando adocchiò la porta del privé, chiusa. I suoi clienti erano già dentro, sicuramente, e tutto d'un tratto l'ansia colpì lo stripper come un pugno colpisce un pugile. La nausea, infatti, lo raggiunse subito dopo.
Louis si fermò davanti alla porta del privé . "Devo vomitare" appoggiò una mano sullo stomacò e sospirò appena. Se fosse stato per lui, sarebbe corso in bagno a cercare di vomitare. Ma sapeva che era tutta ansia e non vera nausea. "Posso farcela.."
«È permesso?»
Louis sobbalzò dallo spavento e si voltò immediatamente verso la voce. "Oh cazzo..." pensò quando si ritrovò davanti un Dio greco. E Louis non scherzo nel pensarlo: quello davanti a lui era davvero un Dio greco. Era un affascinante uomo, circa di trent'anni, con i capelli lunghi e ricci e due bellissimi occhi verdi. Louis fece per dire qualcosa ma il suo sguardo cadde sulla camicia sbottonata dell'uomo, che faceva intravedere i muscoli e i tatuaggi. "Oh mio Dio..."
L'uomo ridacchiò nel vedere lo stripper senza parole e si passò una mano tra i capelli. Era a conoscenza dell'effetto che faceva sulle persone e adorava il fatto che quel giovane stripper fosse caduto nel suo fascino, come quasi tutti del resto. «Posso entrare?»
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I'm so pretty and he like that - Larry Stylinson
FanfictionNella vita, Louis non aveva mai avuto tanti sogni. Era sempre stato un ragazzo semplice, dal profilo basso e di poche parole. Tuttavia, un sogno che Louis ha sempre avuto è quello di laurearsi in lettere. Laurearsi a lettere - l'unica materia che l'...