nice to meet you

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Harry's pov;

Quel giorno dovevo affrettarmi ad andare al lavoro. Non mi sarei mai aspettato di essere realmente preso in un'azienda di tale importanza; La HTS technology. Era da sempre stato il mio sogno, ed ora si stava letteralmente realizzando e concretizzando nelle mie stesse mani, ero euforico.

Uscii di casa per prendere l'auto ed avviarmi al lavoro con tutta calma, ci avrei messo circa una mezzoretta ad arrivare. Accesi la radio per farmi compagnia, ascoltando un po' di musica che mi mise immediatamente ancor più di buon umore di quanto già fossi.

Il cielo era scuro, un po' più spento del solito, ma infondo ero stato io ad accettare il turno serale o di tardo pomeriggio, quando già faceva scuro. Non m'importava, il buio mi piaceva, amavo le serate tranquille ed amavo la sensazione di vedo non vedo che provocava nonostante da piccolo ne avessi paura. Il clima era freddo essendo gennaio, i lampioni accesi, brillanti, la neve spalata ai bordi della strada mentre il sale già sparso ovunque al suolo per evitare lastre di ghiaccio indesiderate.

Fischiettai un motivetto insieme alla radio, notando che quella sera non c'era il ben che minimo traffico, praticamente ero solo io a vagare tra le strade. Mi rilassava così tanto osservare i tetti delle case innevati, i leggeri fiocchi di neve cadere dal cielo fino a posarsi al terreno lasciando leggeri strati bianchi qua e là. 

Il navigatore segnava dieci minuti all'arrivo a destinazione. Sorrisi felice, non vedevo l'ora di iniziare. Tra l'altro, mi avrebbero pagato profumatamente. 

Svoltai in una via più buia rispetto alle altre, e finii per parcheggiare esattamente sotto l'immenso edificio. Presentava un'alta facciata vetrata, saranno stati almeno cento piani. Incredibile.

Entrai un po' spaesato, ma il fatto che quell'edificio fosse così immenso mi metteva di buon umore, forse perché in quel modo sapevo che non avrei mai dovuto far quattro chiacchiere con la mia claustrofobia. 

Una donna alla reception mi sorrise calorosamente. "Lei è?" Chiese. "Oh, sono Styles, Harry Styles." Le luci interne dell'edificio presero a lampeggiare per un momento, per poi tornare stabili. Che strano.

"Sei al novantesimo piano." Disse dopo aver digitato qualcosa sul suo computer, indicandomi con un dito dov'era situato l'enorme ascensore. Rimasi a bocca spalancata e deglutii rumorosamente; Novantesimo piano. Wow. Avrei sicuramente avuto una vista spettacolare su tutta la città, o almeno lo speravo.

La ragazza mi indicò con un cenno della testa l'ascensore che avrei dovuto prendere, sussurrandomi un "Va un po' lenta, ma ci farai l'abitudine." Le sorrisi e raggiunsi titubante l'ascensore. Sembrava davvero grande, e questo riuscì a spazzare via quel poco di preoccupazione che avevo per la mia carissima claustrofobia, per quanto i dottori avessero detto che l'avevo quasi del tutto vinta.

Cliccai il pulsante ed aspettai ansioso. Dio quanto ci metteva, avrebbe anche potuto muoversi. Non si notava la mia fretta e voglia di vedere il mio nuovissimo studio e di iniziare il mio lavoro?

Finalmente l'ascensore si spalancò davanti a me e si, era proprio enorme come avevo immaginato. Cazzo. Ero sempre stato abituato a quelle strette e piccole ascensori in cui ti sentivi soffocare, da cui derivava appunto la mia paura per gli spazi chiusi. Qualche trauma infantile, ma nulla di che. 

"Ricconi." Boffonchiai tra me e me. Ero estremamente fortunato ad essere stato assunto in un posto di lavoro per gente così ricca. Mi decisi ad entrare nell'ascensore, continuando ad impugnare la mia valigetta professionale mentre guardavo le porte richiudersi quando...

"No, no, no!" Sentii urlare da dietro le porte quasi del tutto chiuse prima che due piccole manine si infilassero tra esse evitandone la chiusura, mentre io ero impegnato a sistemarmi i capelli guardandomi all'alto specchio alla parete dell'ascensore. 

strangers ➵larry stylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora