1 Qualcosa cambia

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Sono di nuovo qui. Stesa su questo prato che nel tempo non è mai cambiato, come se fosse immortale la sua bellezza o almeno così era prima. Nonostante gli anni, ancora non mi sono abituata a tutto questo: al ritrovarmi qui da sola, senza un perché e senza qualcuno o qualcosa che potesse aiutarmi a capire. Ricordo le prime volte in cui pensavo di poter vedere i miei genitori per salutarli un'ultima volta, ma col tempo capì che non sarebbe accaduto; perciò rimanevo qui, con quel dolore dentro che mi incatenava sempre di più non lasciandomi andare via da esso.

Ma adesso è diverso, perché quel prato è solo un vago ricordo che piano piano svanisce dalla mia mente; al suo posto ciò che mi si presenta è una landa desolata, incustodita e maltrattata.

Il paesaggio ai miei occhi si mostra triste e macabro: lance e spade sono conficcate nel terreno, quegli alberi un tempo rigogliosi e pieni di vita adesso sono spogli senza le loro foglie che giacciono a terra senza vita; sembra che qui sia avvenuta una battaglia di cui non sono stata spettatrice.

Vagando con lo sguardo noto quell'albero sotto cui prima mi stendevo per coprirmi dai raggi del sole, lo stesso che adesso è oscurato da nubi che non fanno presagire nulla di buono; mi avvicino sedendomi a terra, incurante delle foglie che mi pizzicano le gambe scoperte per i pantaloncini. Mi poggio con la schiena sulla sua corteggia poggiandoci poi il capo, volgendo lo sguardo verso l'alto iniziando a sentire la mancanza di quel sole, la cui luminosità era fastidiosa, e di quelle foglie così piene di vita, sembrava volessero prendermi in giro come a dire "Siamo delle foglie e sembriamo più vive noi a differenza tua" almeno sarebbe stata questa la frase che secondo me avrebbero detto se mai avessero potuto parlare, ma si sa' che non possono.

Questa situazione va avanti ormai da cinque anni, ma solo da pochi giorni mi ritrovo in questa landa desolata da cui vorrei, costantemente, andare via.

<<Perché non posso fare dei sogni normali?>> sussurro portando le gambe al petto stringendole tra le braccia, sono stanca di tutto questo e ho paura a parlarne con Kyle e Nicolas che sicuramente non mi crederebbero; cerco di non pensarci, ma il dolore è accanto a me che mi stringe nel suo abbraccio mentre le lacrime escono sole.

Ormai non smettono d'uscire, in più inizia a farmi male la testa e il petto che cerco di calmarmi regolando il respiro. Alzo di poco lo sguardo da sopra le braccia notando quella nebbia nera che si avvicina <<Non di nuovo...ti prego basta!>> sussurro per non mettermi a gridare.

Ogni volta che quella nube mi avvolge rivivo l'incidente finché non mi sveglio, molte volte mi è capitato di svegliarmi come paralizzata che i miei fratelli dovevano avvisare la scuola che ero impossibilitata, poiché restavo ferma anche per ore a guardare il soffitto della mia stanza; forse è per il trauma, dicono loro che ormai ci convivono con i miei risvegli anomali, ma non hanno idea di quello che provo e dell'intensità in cui lo provo ogni notte.

Mi metto in piedi mentre con gli occhi spalancati della paura vedo quella nube nera. Si fa sempre più densa e si avvicina portando con se' quella fastidiosa puzza di brucato. A passi lenti mi muovo all'indietro cercando di non cadere e sento la paura farsi sempre più forte <<Basta...>> un sussurro che si fonde con le lacrime svanendo, per sempre, con esse. Più provo ad allontanarmi più la nube si avvicina aumentando la sua puzza di bruciato e con essa inizio a sentire quei ricordi che tornano a galla contro il mio volere.

"<<Iris ricorda di dare il regalo a Nicolas dopo che io e mamma gli apriamo la torta>> mi ricorda papà guidando e noto il suo sorriso dallo specchietto retrovisore <<Caro gli abbiamo solo regalato un nuovo scooter che il vecchio lo aveva distrutto>> afferma mia madre mentre ride e io con lei. In macchina torna il silenzio, continua anche quando essa si ferma per il semaforo rosso e papà sta aspettando che scatti il verde per girare a sinistra, così da arrivare prima a casa tramite le vie secondarie. <<Papà poi insegni a guidare pure a me?>> domando sporgendomi verso i sedili di fronte <<Certo signorina...ma adesso composta che è scattato il verde>> sorrido tornando al mio posto. E' un attimo che guardo fuori dal finestrino, sembra come se qualcosa si muovesse nella notte o meglio come se un'ombra avesse vita propria che ho l'impressione che essa mi stia osservando; distolgo lo sguardo e faccio per rispondere alla domanda di mia madre, ma essendo distratta non ho neanche sentito cosa mi abbia chiesto, ma quando sto per parlare le parole mi muoiono in gola, non posso fare altro che urlare a mio padre di fermare la macchina. Lui si guarda attorno, ma quando la sua mano va sul freno a mano è troppo tardi. Il rumore di un urto e le urla dei miei genitori che sembrano sovrastare le mie, il tutto mentre la macchina rotola sull'asfalto per poi fermarsi dritta. Stanca cerco di chiamare i miei genitori, quando inizio a sentire dei passi con la sensazione di essere ancora osservata e poi una mano che si posa sulla mia guancia, spostando lo sguardo posso solo vedere due occhi rossi che sembrano tristi e poi nulla."

<<Basta...basta...>> continuo a sussurrare mentre quella nube inizia a inghiottirmi dentro di se', con le gambe immobilizzate cado in ginocchio, chiedendo che tutto finisca a chiunque possa aiutarmi. Ogni volta è così e ogni volta mi abbandono a quel dolore, pur sapendo l'immenso sbaglio che compio; anche adesso, so quanto possa essere sbagliato, ma sono troppo stanca per combattere che mi lascio andare. Continuo a chiedere 'Basta' nella mia mente e sembra non funzioni, senza rendermene conto adesso sto urlando quella parola con tutto quel fiato che non credevo di poter possedere. Qualcosa che brilla si avvicina di poco accanto a me colpendo la nube e dopo qualche tremolio svanisce, con essa anche quel ricordo smette di riprodursi all'infinito nella mia mente.

<<Cosa ci fai qui?>> apro gli occhi e con le braccia mi aiuto a mettermi seduta a terra, la domanda mi viene posta una seconda volta ma è come se fosse lontana. Cerco di osservare chi ho di fronte, ma è tutto così sfogato e questo sta a significare che tra poco mi sveglierò, ma la cosa che mi colpisce sono gli occhi che, anche se di poco, ne riconosco il colore per la loro innaturale luminosità.

Occhi rossi, dello stesso rosso lucente di quelli che vidi cinque anni fa'.

My nightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora