4. La Priestess

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Alessia cercò di richiamare Michiko per sapere cosa dovessero fare, ma nulla: non arrivò proprio nessuno.
Si incamminarono per le strade di Londra, in mezzo a tutta quella gente, ma non parlarono con nessuno per paura di essere presi per pazzi e portati in manicomio. Ma fu proprio lì dove andarono a finire! Si fece buio e non sapevano dove andare per riposare e vagando trovarono una struttura abbandonata nelle stradine più vecchie e tetre. Rassegnati decisero di entrare e iniziarono ad esplorare il luogo per essere sicuri di essere da soli. Era pieno zeppo di corridoi e camere, celle, lettini, scaffali tutti in disordine e buttati a terra. Sembrava fosse passato un uragano. Arrivarono a quello che sembrava il centro dell'ospedale: un cortile interno molto grande con panchine, tavoli e seggiole ormai vecchi e una fontana vuota e crepata al centro. "Wow, ma é enorme" disse Donno "Già" gli rispose Alessia. Poi notarono anche delle statue molto particolari e si avvicinarono ad esse.
"Hanno qualcosa di strano..." disse Alessia "Si, sembrano vere, adesso ti mangiano" disse ridendo Donno.
Si iniziò a sentire nell'aria puzza di marcio, era disgustoso; e mentre i due ragazzi discutevano di questo e cercavano di capire da dove provenisse, le statue si iniziarono a muovere e andare verso i ragazzi con una velocità assurda. Sbatterono contro di loro e li stavano facendo andare contro un portone, che quasi al momento dell'impatto si aprì e il cigolare di esso venne coperto dalle urla di Donno e Alessia.
Era una grande sala operatoria con due lettini al centro. Vennero legati dalle statue a questi e poi arrivò una signora inquietante su una carrozzina. Si avvicinò ai due e disse solamente "sogni d'oro" con la voce rauca. Persero i sensi.
Donno venne risvegliato con degli schiaffi e iniziò ad agitarsi. Non vedeva più niente, aveva una fascia nera cucita sugli occhi. Venne preso in braccio da uno sconosciuto e portato via correndo. Durante la corsa iniziò a vedere, ma sfocato, e notò una figura viola incappucciata e sembrava avesse delle corna. Non si spiegava però il fatto che la vedesse dall'alto  e gli sembrava di volare anche se stesse in braccio a questo sconosciuto.
Ad un certo punto sentì il suo fiatone e venne poggiato a terra, dopo venne spinto e si sentì vibrare tutto il corpo.
Una volta fermo inizió a migliorare la sua vista e davanti a sé riconobbe la ragazza vista sull'aereo.
D: "Chi sei?"
K: "Ciao Donno, io mi chiamo Karen e sono una priestess. Ti sarai chiesto cosa fossero quei portali... Beh, gli ho creati io, é il mio potere"
D: "Ah bene! Ora so con chi me la devo prendere!"
K:"Aspetta prima di parlare in vano. Io ho cercato solo di aiutarvi e prima o poi mi avreste conosciuta. Ed eccomi qui... L'errore é stato fatto dalla vostra amica Geisha che non vi ha più risposto"
Donno ammutolito continuò ad ascoltare
K: "Non vi ha più detto neanche perché dovreste essere qua"
D: "Sei stata tu a interromperci, non é di certo colpa sua"
K:"E va bene hai ragione tu, ora per piacere stai zitto e ascolta, se no finisco l'opera di Galatea e ti cucio anche la bocca"
D:"Chi é Galatea?"
K:"ZITTO"
D:"OK OK"
K:"Bravo ragazzo. Allora...siete qui a Londra per opera mia per uno scopo ben preciso: salvare tua sorella. Io essendo una priestess prevedo il futuro, quindi vi ho seguiti per tutto il viaggio e ho vegliato sempre su di voi. Ora tu non hai più gli occhi perché sono stati trapiantati a un gufo, dal quale tu adesso mi vedi. Quel gufo é Alessia"
D:"COSA HAI DETTO?!"
K:"Hai sentito benissimo... É opera di Galatea una pazza squilibrata rinchiusa da secoli in questo manicomio abbandonato. Era una scultrice famosa in tutto il mondo, ma dopo aver perso la sanità mentale ha iniziato a fare esperimenti sulle persone. É diventata una sorta di scienziata pazza"

D:"Ma" K:"shhh" *Karen gli mise un dito sulla bocca zittendolo* "Sta arrivando, dobbiamo andarcene" Entrarono in un portale

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D:"Ma"
K:"shhh" *Karen gli mise un dito sulla bocca zittendolo* "Sta arrivando, dobbiamo andarcene"
Entrarono in un portale.

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