IV

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Niall era stato comprensivo. Non lo aveva sgridato per aver fatto di testa sua e non gli aveva rinfacciato nulla, semplicemente, aveva varcato la soglia di quella piccola dimora e si era rannicchiato vicino a lui, aprendo le braccia in modo che il riccio potesse infilarsi fra esse e piangere tutte le lacrime che aveva.

Harry si era lasciato cullare e accarezzare, mentre rispondeva farfugliando alle solite domande dando spiegazioni che non si sentiva in grado di realizzare, ma lo fece perché l'amico aveva il diritto di sapere. Lo aveva ascoltato in silenzio, accarezzandogli premuroso le spalle e sussurrandogli parole gentili cercando di confortarlo.

Niall gli ribadì cose che già sapeva. Per esempio che Louis era solo il solito idiota e che non doveva badare ai suoi atteggiamenti. Che doveva levarselo dalla testa e smettere di stare male per quel ragazzo che non lo meritava. Eppure per Harry fu troppo difficile assimilare quelle parole mentre singhiozzi rotti lasciavano la sua gola in fiamme, logorata dai lamenti.

Piangeva non solo per ciò a cui i suoi occhi avevano assistito ma anche perché si sentiva in colpa verso se stesso. Si era lasciato guidare da futili sentimenti e ne stava pagando le conseguenze. Avrebbe mentito se avesse detto che non sapeva a cosa andava incontro.

Cosa aveva pensato di ottenere? Louis non provava quello che provava lui, non aveva mai avuto possibilità, era solo un illuso. La rabbia e lo sgomento che lo avevano invaso erano solo colpa sua. Avrebbe potuto evitarlo ma come uno sciocco si era gettato fra le sue braccia e gli aveva concesso tutto nella speranza che le cose potessero migliorare.

Era giunto il momento di chiuderla definitivamente e andare oltre. Non poteva lasciarsi usare in quel modo, ne sarebbe andato della sua sanità mentale.

Il giorno successivo non riuscì ad alzarsi dal letto e Niall non lo forzò. Passò da lui, gli accarezzò dolcemente le ciocche ribelli e gli augurò una buona giornata uscendo dal suo a appartamento con un'espressione sconsolata.

Gemma provò a parlargli prima di andare a lavoro, ma Harry non rivelò nulla, mentì affermando di avere mal di pancia e si rintanò sotto le proprie coperte, nel suo piccolo luogo sicuro dove nessuno poteva fargli del male.

Il suo telefono si illuminò sul comodino diverse volte ma lui perseverò nell'ignorarlo, non aveva il coraggio di scoprire cosa gli fosse stato scritto. Inoltre fra quei messaggi ce n'era uno di Louis del giorno prima, e non era sicuro di volerlo leggere.

Prendersi una cotta per il proprio migliore amico faceva schifo. Il mondo sembrava avergli voltato le spalle e tutto si era fatto buio e triste, non aveva voglia di studiare e nemmeno di andare a lavoro perché temeva che il ragazzo su cui la sua mente era focalizzata potesse presentarsi davanti a lui, magari con quella dannata tipa.

Cos'aveva lei di tanto speciale? Perché la situazione era cambiata drasticamente nel giro di una settimana. Prima il Louis che conosceva non sarebbe mai uscito due volte con la stessa persona, faceva ciò che doveva fare e gli diceva addio. Quella volta però, lei si era presentata all'uscita della scuola, gli era saltata addosso, l'aveva baciato e lui aveva prontamente ricambiato quel contatto.

A quel pensiero gli venne la nausea.

Non sapeva se quello che voleva era di esserci lui fra quelle braccia ma era geloso. Geloso di come l'aveva stretta, di come le aveva sorriso e di come le loro labbra si erano sfiorate dolcemente.

Le labbra di Louis sembravano soffici, fatte della stessa sostanza dei petali di una rosa, morbide e accoglienti. Forse voleva baciarlo, voleva provare anche lui quella sensazione e sentirsi trasportato dal momento. Che sogno infantile. Per l'ennesima volta si diede dello stupido.

My best friend's obsession ~ Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora