25 - Asher

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<<Conosco un metodo che può permettermi di passare alla scansione più velocemente i nomi dei nati intorno a quegli anni, qui o nelle vicinanze>> Andrea è così assorto in quello che sta facendo che non sposta neppure per un secondo lo sguardo dal pc, schiacciando dei tasti talmente velocemente che l'unica cosa che riesco a fare è seguirlo con lo sguardo lasciando tutto nelle sue mani.

<<Quant'è la massima di tempo che potrebbe volerci?>> domando teso di dover attendere decisamente troppo per ottenere una nuova informazione di cui abbiamo bisogno.

<<Se non abbiamo fortuna poco più di due settimane lavorandoci tutti i giorni, al contrario molto meno tempo.>>

<<Se dovessimo trovarlo o trovarla come ci comportiamo?>> domanda Dylan con lo sguardo però di chi è perso nei suoi retro pensieri.

Io e Andrea ci lanciamo un'occhiata d'intesa prima di guardare nostro fratello <<dipende>> fa staccando per un attimo lo sguardo dal suo computer.

<<Da cosa?>> chiede Dylan conoscendo già la risposta.

<<Dal fatto che l'idea di far del male ad una ragazza non mi alletta>> risponde Andrea con voce cupa.

<<Ma se dovesse essere un ragazzo...>> aggiungo io ed il tono mi esce più duro ti quanto volessi, fissando lo sguardo negli occhi di Dylan che non tarda a ribattere.

<< Non dobbiamo dimenticare però che il nostro vero obiettivo è il padre, il figlio ci serve solo da esca, dovremmo limitarci all'estorsione di informazioni>>

<<Già>> annuisco assente <<che otterremo con le buone o con le cattive>> e il gelo prende posto in ogni angolo della mia anima, non permettendo ad alcuno spiraglio di luce di risplendere nel buio.

Andrea annuisce leggermente, ma con l'attenzione del tutto altrove.

<<I figli sono il mezzo migliore per causare dolore ai genitori>> sibilo tetro, alzandomi meccanicamente e lasciando i miei fratelli nei loro pensieri oscuri tanto quanto i miei.

<<Dove stai andando?>> Dylan scatta in piedi sapendo che potrei scivolare da un momento all'altro nel mio stato peggiore, ha paura che lasci entrare i ricordi nella mia mente e che a quel punto io non sia in grado di gestire la rabbia, ma non posso permettere che accada.

Stringo i pugni per mantenere l'autocontrollo.

<<Devo distarmi>> dico irrigidendo le mascelle e Dylan e Andrea capiscono esattamente che quando sono in questo stato ho bisogno di rimanere da solo o rischio davvero di andare fuori di testa.

<<Non permettere a te stesso di farti perdere il controllo>> sancisce serio Andrea, fissando i suoi occhi verdi nei miei e vorrei davvero avere la sua capacità di gestire il proprio cervello e quello degli altri, l'unico modo che ho per combattere la furia che mi acceca è l'indifferenza, la freddezza del nulla.

Annuisco prima di sbattere la porta alle mie spalle.

Faccio respiri profondi cercando di mantenere l'adrenalina a bada, stringo i denti e provo a mandarla giù.

Prendo la macchina guidando senza nessuna meta, rischierei di impazzire in questo momento se andassi in quella cazzo di spiaggia, quindi l'opzione migliore che considero ora è quella di andare a prendere a pugni un dannato sacco da box nella palestra del campus.

Magari dopo essermi sfogato potrei sentirmi un tantino meglio.

Anche se ciò che vorrei fare in questo momento va ben oltre il tirare un paio di pugni ad un fottuto sacco!

Quando l'acqua è piatta percepisco dentro di me una sensazione di calma immane che mi pervade i sensi regalandomi pace.

Quando invece è mosso e le onde si scagliano con forza contro la sabbia sento una tempesta scatenarsi in me.

Scendo dalla macchina affrettando il passo ad ogni secondo che trascorre per arrivare il prima possibile alla palestra.

Non mi era mai sembrata tanto lontana come ora.

Corro a più non posso lungo la riva e l'odore del mare mi colpisce dritto in piena faccia, percepisco il vento scompigliarmi i capelli e respiro a pieni polmoni nonostante li senta andare a fuoco per la corsa senza sosta.

Chiudo forte gli occhi per cercare di prendere il controllo dei miei pensieri, per soffocare i ricordi e farli ritornare nell'abisso della mia testa.

Immagino le mie mani che gli circondano il collo come fosse una persona, ma non mi basta!

Mi sento così libero e pieno di vita, leggero come un aquilone che spicca il volo fino ad arrivare alle nuvole, spinto di qua e di là dalla brezza leggera.

<<Ehi capitano!>> sento esclamare a pochi passi dall'entrata della palestra e la voce somiglia a quella di Denver, ma non ne sono sicuro perché è coperta dalle urla strazianti dei miei demoni che provano a tornare a galla solo per il piacere di torturarmi.

Sento un'immensa gioia esplodermi nel petto.

<<Com'è stato farsi quella del primo anno?>>

Per un solo secondo tutto dentro di me si mette a tacere, lasciando che questa frase arrivi forte e chiara alle mie orecchie.

Cosa ha detto?!

Com'è stato farsi quella del primo anno?

Mi rimbomba in testa.

Beverly

Senza rendermene conto in una frazione di secondo le mie mani gli afferrano con violenza il colletto della maglia e lo stringo in due pugni serrati, così tanto che le nocche diventano bianche e le braccia cominciano a tremare per tutta la forza che sto impiegando.

<<Che hai detto?>> ringhio a denti stretti ad un millimetro dal suo viso.

<<È quello che dicono tutti>> sussurra Denver intimorito e leggo nel suo sguardo la paura che prova in questo momento.

Stringe gli occhi pronto a ricevere un pugno in pieno volto.

<<Bene...>> sibilo non vedendoci più dalla rabbia <<adesso come ti è stata riportata questa cazzata, tu vai a diffondere voce che è falsa, ci siamo capiti?!>>

<<S-si>> annuisce convinto più e più volte, mentre trema sotto il mio sguardo <<mi lasci andare?>> chiede quasi senza voce, terrorizzato dai miei occhi immagino cupi e verdi come la melma.

<<Voglio prima sapere il nome della fonte da cui è partita.>>

Sembra esitare ad aprire bocca.

È fedele il bastardo, ma decisamente troppo codardo per resistere.

<<Denver>> lo richiamo, incenerendolo con gli occhi e stringendo ancora di più la presa su di lui <<il nome. Ora.>>

<<È...è stato>> balbetta come un bambino <<è stato Bryce a dirmelo.>>

Figlio di puttana.

<<Non ti farò del male solo perché ho bisogno di te tutto intero in squadra>> e lo lascio andare senza la minima delicatezza, facendolo sbattere contro il muro della palestra e lo pianto lì senza aggiungere altro perché il mio cervello mi ricorda all'istante che oggi Beverly aveva accettato di uscire con quella testa di cazzo.

Giuro che se lo trovo lo riduco a pezzi!

Stavolta ho la scusa perfetta per sfogare su di lui tutta la brutalità di cui sono capace, quindi senza pensarci due volte mi dirigo a passo pesante verso il dormitorio femminile.

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Colpo di scena!

Ve lo aspettavate che fosse stato Bryce a mettere in giro le voci su Asher e Beverly?

Secondo voi ora cosa succederà?

(Aggiornerò ogni Domenica, Mercoledì e Venerdì)

Giuls🤍

Quel buio dentro noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora