LA FINE

8 0 0
                                    


Passarono degli anni, ormai ero troppo maturo per giocare a pallavolo , ma non ero intenzionato a lasciare questo sport , così iniziai a fare l' allenatore per ragazzi.

Il bambino crebbe ancora di più , aveva sette anni e volendo giocare a pallavolo , venne da me, ma io ancora non sapevo chi fosse questo bambino, poi quando vidi la madre, mi resi conto. Rimasi qualche secondo a fissarla, la sua bellezza era perseverante, il bambino era ancora più bello, dai capelli biondi , un sorriso smagliante, e dei bellissimi occhi azzurri , circondati da un intenso verde.
Mi avvicinai a lei , provai a parlarle , all' inizio non capiva chi fossi, ma quando se ne rese conto rimase sconvolta. Le chiesi se dopo l' allenamento di suo figlio, le sarebbe piaciuto venire a prendere un caffè con me, accettò.
Chiacchierammo tutto il tempo di cosa era successo.  Eravamo ritornati buoni amici. Mi raccontò la sua vita con quel disgraziato. Le volte che l'aveva picchiata. Aveva provato a denunciarlo, ma aveva degli amici polizia, e molti di loro  davano ragione a lui. Io invece le dissi che avevo vinto le para olimpiadi e che finalmente avevo coronato il mio sogno di giocare di nuovo a pallavolo. Inoltre le dissi di aver visto una donna molto simile a lei durante le finali. Scoprì che effettivamente era sugli spalti. Ne fui molto contento. Mi raccontò della passione di suo figlio per la pallavolo e soprattutto per il suo giocatore preferito... ovvero io. 
Fu una serata meravigliosa. Quando tornai a casa , mi stesi sul letto e pensai che forse mi ero innamorato di lei. Di nuovo. Ma io ero intenzionato a fare sul serio, prima eravamo solo ragazzi, mentre ora il mio desiderio era quello di avere una famiglia e una moglie da amare, desideravo litigare , fare pace, sopportare e amare ogni suo piccolo difetto. In fondo l' amore era questo no ?
Dopo vari mesi che ci frequentavamo, ero deciso a domandarle se lei volesse stare con me, e così con il cuore che andava a mille, mi avvicinai e glielo chiesi. Mi disse che grazie a me era riuscita a credere nell' amore di nuovo.  Voleva provare ad amare  di nuovo.

Passarono due anni , due anni di fidanzamento, in cui la squadra che io allenavo era riuscita ad arrivare alle finali. Mi sentivo parte di loro ed era più che facile immaginare le sensazioni che in quel momento stavano provando davanti a quei temibili avversari. Sapevo benissimo che se avessero vinto o avessero perso, per me sarebbe stata comunque una vittoria .

Poi accadde ciò che non mi sarei mai aspettato, durante la partita, iniziai a sentire un forte dolore al petto, ma lasciai perdere, forse era la vecchiaia che stava avanzando. Ma quella volta non fu così perché caddi a terra, e fu come se il tempo si fosse fermato. Tutte le persone si immobilizzarono , erano tutti con gli occhi puntati verso di me, ma l' unica persona che volevo era lei e basta.
Mi portarono subito in ospedale , non pensavo che potesse accadere una cosa simile. Che veramente quella piccola possibilità potesse esserci, ma ormai ,le speranze non potevano più fare nulla. Avrei dovuto essere stato operato subito,  ero in condizioni gravissime, e non c'era nessuno che potesse farlo. Perciò decisi di chiederlo a lei, e se dopo tutto,  l' operazione fosse andata bene , le avrei chiesto di sposarmi . Ma lei non voleva operarmi, e da un lato aveva ragione. Se l'intervento fosse andato male , la responsabilità sarebbe stata sua e non penso che sarebbe riuscita a vivere con un rimorso del genere.
Ma c'erano solo due possibilità : operarmi oppure morire. Non penso che lei lo avrebbe permesso. Perciò andò a prepararsi per l' intervento. Prima di entrare in sala operatoria, la baciai e le dissi che anche se l' intervento fosse andato male io sarei stato sempre e per sempre nel suo cuore. Magari per  farla sorridere, consolarla nei momenti tristi, tenerle compagnia nei giorni noiosi,  proteggerla durante le notti angoscianti, ma soprattutto le feci promettere che se io fossi morto, lei avrebbe cercato qualcun' altro con cui stare, perché la mia più grande pena sarebbe stata vederla triste e sola .
Entrai  in sala operatoria.
Nella mia testa pensavo che , se fosse andata male, avrei potuto dire lo stesso di averle passate tutte. Che nonostante la ferita provocatami da quell' incidente, ero molto grato alla macchina dai vetri oscurati. Perché mi aveva insegnato che un sogno, volendo poteva essere realizzato, anche senza gambe, anche se in mezzo c'erano mille ostacoli, e dalla tua prospettiva nessun modo per andare avanti. Fino a quando non arriva un uomo che ti da la possibilità di vivere ancora, sognando, avendo paura, essendo felice e amando ogni minimo pregio e difetto della persona che ti sta vicino  . Sapevo che la mia vita era un rischio continuo, e che non potevo conoscere mai cosa aspettarmi, ma in fondo che noia che sarebbe, senza un po' di pericolo e paura del destino?
Uscii dalla sala operatoria, ma non sapevo nemmeno io se ero ancora vivo, tenevo solo gli occhi chiusi e pregavo, pregavo chiunque fosse lassù ad ascoltarmi.
Passarono due giorni, e potevo dire finalmente che non ero più in pericolo. Che la mia battaglia quotidiana poteva continuare.
Ora sono qui a parlare della mia storia nel mio letto di morte, prima o poi doveva arrivare il momento. Sono  ormai molto anziano e ho realizzato tutti i miei sogni, quindi non posso desiderare di meglio dalla vita che mi ha  già dato molto .
Un sogno non si realizza  da solo .

SII LA TUA FORZA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora