PASSIONE

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Passarono otto mesi .

Durante questo tempo , lui continuò a menarla, ad insultarla, come se fosse lei l' errore, e così un giorno , stanca di tutto questo , prese la valigia e mise al suo interno tutto quello che le capitava tra le mani, appena ebbe finito di prepararla, andò a prendere un martello, e con un colpo deciso, sfondò un pezzo del parquet e da esso prese dei soldi, con cui si sarebbe pagata da vivere per un po'. Dopo di ciò andò in banca, ritirò tutti i suoi soldi, prese un taxi e partì per l' aereo porto , arrivata davanti ad esso prese un biglietto per l' Italia , quella gravidanza le aveva fatto capire che per nessuna ragione al mondo avrebbe passato ancora un secondo di più con quel mostro, e che tanto meno gli avrebbe lasciato suo figlio.
Il viaggio durò dieci ore, fu rilassante prendere una pausa da tutto e guardare fuori dal finestrino , osservando le persone che a mano a mano, si facevano sempre più piccole, finché raggiunta un' elevata altezza, non si riuscirono più a scorgere.

In otto mesi , mi ero allenato fino allo sfinimento , e ne era valsa la pena, dato che la mia  squadra, era passata in serie A e dopo aver vinto lo scudetto, era decisa a gareggiare per le para olimpiadi.
Quando ricevetti questa notizia,  a stento riuscivo a crederci, era il mio sogno,e non avrei permesso a nessuno di farlo sfumare. Così come era accaduto prima. Per nessuna ragione avrei mai abbandonato il campo da gioco.
I mesi seguenti mi allenai molto più duramente, tutti i giorni e a volte anche la sera, ero intenzionato a vincere, a scalare la montagna e guardare dall' alto chi non aveva mai creduto in me. Chi era stato contento per le mie disgrazie, ma soprattutto per guardare il mio vecchio me stesso, senza speranze, senza coraggio, che si limitava a pensare che la pallavolo fosse ormai un ricordo più che lontano. Avrei voluto dirgli che la pallavolo non è solo un palleggio fatto correttamente, una schiacciata fortissima contro l' avversario o un salto fatto per murare. No, la pallavolo è amore , e senza questo non si potrà mai praticare uno sport simile, la pallavolo è fiducia verso i compagni , perché speri che l' attacco non vada fuori campo, o la battuta finisca sulla rete, la pallavolo è fratellanza perché anche se il tuo compagno, ha sbagliato a fare il bagher , oppure non è stato abbastanza attento da prendere la palla , tu lo consolerai lo stesso e gli dirai che la prossima andrà meglio.
La pallavolo non si ferma alle gambe , la pallavolo ti colpisce tutto il corpo, ti da adrenalina, paura, felicità, questo sport non è fatto per quelli che si abbattono subito, perché è pieno di insidie, e solo se saprai scavalcarle e aggirarle potrai avere delle soddisfazioni e potrai dire finalmente di avercela fatta.

Passò un anno ed eccoci lì , alle finali, acclamati dal pubblico, odiati dagli avversari e pronti a versare sangue per arrivare fino in fondo.
Ero lì che mentre attendevo l' inizio della partita, pensavo a tutto quello che avevo superato, e  al fatto che in fondo , non contava la vittoria , ma il percorso, perché se ero riuscito ad arrivare fin lì , voleva dire che potevo fare ben altro, e per ora , volevo solo vincere e cantare vittoria davanti a tutti.

Il bambino aveva ormai un anno e già mostrava grandi interessi per la pallavolo, lei aveva cambiato vita, era stata assunta come cardiologa nell'ospedale. Le era mancato quel posto, infatti in America,
prima di conoscere quel mostro, si era specializzata in cardiologia. Poi lui l' aveva obbligata a lasciare il lavoro, perché una donna secondo lui non poteva lavorare , e lei stupidamente lo aveva fatto.
Aveva deciso che non avrebbe mai più creduto nell' amore, perché era stata solo ferita ,e che l' unico uomo della sua vita , sarebbe stato solo suo figlio.

L'arbitro fischiò. La battuta era loro , ma questo non ci spaventava.
Dopo due ore di arduo gioco , eravamo solo al secondo set , ma in parità.
Ogni tanto lanciavo qualche occhiata agli spalti e più volte notai una donna dal viso familiare, che aveva in braccio un bambino, lei mi fissava e …. iniziò un altro set.
Quando arrivammo al quarto, entrambe le squadre erano sfinite, ma io ero intenzionato a vincere e così usando le ultime mie forze , continuai a giocare.
Arrivammo  con un punto di vantaggio, ossia 13- 14, ma la battuta spettava a me , decisi quindi di non farmi prendere dall'agitazione,  impugnai il pallone , ripensai che in fondo l' allenatore quando mi vide al palazzetto per la prima volta, aveva ragione. Ero lì con la palla in mano , intorno a tantissime persone, alcune credevano in me, altre speravano che io perdessi, tutto quello per cui avevo lottato era concentrato in una sola battuta. Molti diranno che essendo io un pallavolista in serie A , una battuta sarebbe stata una cosa semplicissima. Purtroppo la pallavolo, è uno sport infame, perché non si può eguagliare una battuta durante l' allenamento ed una fatta durante una finale delle para olimpiadi.
A quel punto l' arbitro fischiò , lanciai la palla davanti a me , presi la rincorsa, saltai il più alto possibile, dopo di che tesi il braccio davanti, mille pensieri mi frullavano per la testa , ma uno solo era quello che mi interessava , vincere.
Il pallone oltrepassò la rete, cadendo a terra, davanti agli occhi dei miei avversari.
Quel giorno il mio più grande sogno si avverò , vinsi la finale.
Caddi a terra sfinito. L' impatto era stato grandissimo.  Tutti i miei compagni mi presero e mi sollevarono, ci lanciarono lo champagne, e dopo le docce, andammo tutti insieme a festeggiare con un bel po' di pizza .

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