VIII. Occhi gentili e questioni irrisolte.

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«B-bentornato a casa, Kacchan.»

La sequela di parole non troppo carine – nè tantomeno leggere – che seguirono, fecero riprendere Ochaco dallo shock che, approfittando del momento e riallacciando rapidamente i cavi nel cervello, balzò in avanti e afferrò una Kyoka ancora mezza nuda trascinandola nella sua stanza in fondo al corridoio.

Quando la porta si chiuse dietro di lei – e la voce di Katsuki Bakugou si era attutita un po', seguita da qualche tonfo qua e là – fissò la sua amica con la bocca aperta.

Prima che potesse pronunciare qualcosa, Kyoka – che nel frattempo si era tirata giù la gonna e riallacciata la camicia- la guardò con un'espressione indagatrice. «Tutto ok, 'Chako?»

Ochaco battè le palpebre incredula, cercando di capire se stesse sognando oppure no. Forse Inasa le aveva versato qualcosa che l'aveva fatta addormentare... o forse era svenuta dal troppo vino e quello era solo un incubo – e non solo per il fatto di aver appena beccato Kyoka e Denki a fare cose sul suo cuscino rosa, ma anche perchè fino ad un attimo prima, aveva pensato che Katsuki Bakugou fosse... scopabile ( parole di Mina di tanti anni prima, luuuuunga storia). Quindi no, non andava tutto bene, non andava per niente tutto bene.

Deglutì, scalciando via i tacchi con i gesto secco. E un dolore è andato. «Dovrei chiedertetelo a te se stai bene... insomma, Kaminari.» sottolineò, inarcando le sopracciglia.

Kyoka sbuffò passandosi una mano nel caschetto scuro tentando di sistemarselo. «Lo so. E' successo.»

Come può succedere e basta? «Pensavo che fosse un "idiota dal cervello fritto", come lo hai definito due giorni fa. E... e Dabi?»

Adesso era stata Kyoka ad emettere un piccolo gemito. «Touya ed io...» rettificò. Ochaco aveva dimenticato che l'amica odiava chiamare il suo ragazzo col nome d'arte. «... non siamo più insieme. Punto.»

«...ah.» Su questo punto – almeno su questo – Ochaco Uraraka poteve ritenersi soddisfatta: non aveva mai amato Touya Todoroki, alias il cantante scapolo che aveva conquistato il cuore della sua amica modella. E, se proprio doveva dirlo, Touya e Shouto Todoroki erano l'uno l'antipodo dell'altro. Seppur le aveva messo un certo stato d'ansia, quel Shouto amico di Izuku, almeno aveva classe ed educazione, entrambe cose che all'ex ragazzo di Kyoka mancavano.

«E comunque lo penso ancora che Kaminari sia un deficente.»

Ochaco ridacchiò. «Ma ci sei finita a letto.»

Kyoka Jirou alzò gli occhi al cielo e liquidò l'amica con un gesto della mano. «Fascino del medico, suppongo.» Ochaco si ripromise di non dirlo a Denki, o ci avrebbe marciato su. Lo avrebbero dovuto sopportare finchè Bakugou non l'avesse soffocato nel sonno con un cuscino. «E poi ha gli occhi gentili.»

«Occhi gentili?»

«Già, quel tipo di occhi tremendamente stupidi e fessi ma che aiuterebbero chiunque.»

Ochaco fece spallucce. Aveva senso, era un medico, dopotutto. Anche se il novanta percento delle volte non lo dimostrava e sembrava uno svitato manicaco. Probabilmente il professore che gli aveva concesso la laurea era come lui e Sero, altrimenti non si spiegava.

Un enorme tonfo le fece voltare entrambe verso la porta poi il rumore di qualcosa che si rompeva, un grido di Kaminari e un'imprecazione di Bakugou.

«Pensi che abbia bisogno di una mano?»

Ochaco fece scoccare la lingua sul palato. «Naaah,» risspose incerta ma, dopotutto, erano amici da così tanti anni. Se Denki Kaminari non era già morto significava che se la sarebbe cavata in qualche modo. Magari solo con un arto rotto.

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