XIII. Sette minuti in paradiso e Faccia Tonda.

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Avviso: leggete l'angolino autrice, è importante! Buona lettura <3

Quando l'appartamento si apre per la seconda volta quella sera, Katsuki è lieto di constatare che fosse Kirishima e non uno degli altri due idioti che chiamava amici.

Kirishima rimase immobile sulla soglia di casa, osservandolo attentamente mentre il biondo buttò giù l'ennesimo bicchiere di rum e afferrò la bottiglia versandosene altre due dita.
L'amico dai capelli rossi chiuse lentamente le porte e si avvicinò piano all'amico, continuando a osservarlo attentamente.

Katsuki però non gli stava prestando la minima attenzione: continuava a fissare un punto davanti a sè, come faceva quando aveva la testa altrove. E Kirishima lo sapeva bene, ormai.

Quasi nemmeno se ne accorse, Bakugou, quando Kirishima si accomodò sullo sgabello della cucina accanto a lui e, vide la sua mano per allungarsi e prendere la bottiglia di rum a metà. Se ne versò due dita anche lui e fu allora che Katsuki si voltò con un mezzo ghigno beffardo - che Kirishima riconobbe comunque come falso.

«Non hai già bevuto abbastanza, capelli di merda?»

Kirishima sorrise dietro al bicchiere. «Non bevo molto a lavoro,» inclinò la testa per fare un cenno verso la porta, comese stesse indicando qualcuno di assente. «Devo controllare gli idioti. Lo sai. »

Katsuki rise e pensò che - la sua mente ubriaca pensò che - Kirishima Eijirou si era occupato di loro sin dal liceo. Era sempre stato il papà del gruppo.

«Tu, piuttosto?»

«Io cosa? » grugnì il biondo.

«Cosa ti succede in quest'ultima settimana?»

«Niente.» e giù un altro sorso.

Kirishima sbuffò e lo guardò contrariato - Katsuki aveva visto quell'espressione in viso al suo migliore amico sin dai tempi del liceo circa tre o quattro volte al massimo. Kirishima era così: sorrideva sempre, non era mai deluso e cercava sempre di stare dalla parte di tutti. Soprattutto la sua. Katsuki sapeva bene che, quando lui aveva un problema - così anche Kaminari, Sero e Mina - lui c'era sempre. C'era sempre stato.

Quindi quella sua espressione in viso significava soltanto una cosa: ramanzina. E dio, Katsuki odiava da morire le fastidiosissime ramanzine di papà-Kirishima-Eijirou perchè, diamine, erano sempre fottutamente giuste e Katsuki odiava dare ragione a qualcuno - anche se con lui bruciava un po' meno.

«Kat, » sospirò allora Kirishima, togliendogli di mano quello che era l'ennesimo bicchiere pieno di liquore. Ciò costrinse Bakugou a guardare l'amico e, nonostante la visione doppia e offuscata del ragazzo dai capelli rossi, si accorse dell'espressione severa. Esattamente come un papà. «Puoi dirmi cosa ti preoccupa? E no, non dire che non è niente, perchè se fosse davvero niente non te ne staresti qui alle tre di notte a ubriacarti come un pazzo. C'è qualcosa che ti brucia, che non va, non è vero? »

Kirishima arricciò le labbra, in attesa di una risposta.

Katsuki socchiuse gli occhi, sospirando. C'era qualcosa che non andava? Sì, certo che c'era. Non una, non due, c'erano un milione di cose che non andavano. Partendo dal fatto che lui si sentisse un coglione per stare male così, quasi senza motivo.

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