hybristes

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Il mio viaggio dannato continuava per le terre folli e fredde, raggiunsi un burrone, la nebbia si dissolse e venne rivelata un enorme valle, costellata da colline, rovine, il fiume corvino che vidi all'inizio del mio viaggio. Tra le lacrime e i dubbi, la mia mente mi concedette la lucidità di riflettere, questo mondo, cos'è? In quel momento guardai l'orizzonte, chiedendomi cos'altro mi aspettava oltre la fitta nebbia che si adagia sulla bigia valle, quali mostri, quali simboli e allegorie, prima la gaiezza poi il destino, passando per il pregiudizio, i dubbi si insinuarono ma essi si dissolsero quando un'ombra comparve dietro le nuvole, sembrava un gigantesco cono rovesciato, l'ombra attraverso la nuvole, e si rivelò: una gigantesca zolla di terra, con sopra quella che sembrava una cittadella, un unico complesso sembrava risalente al seicento, si accostò al burrone, intimidito e anche spaurito mi avvicinai, il portone del complesso si aprì usci un uomo, più assopito che uomo, vestito in modo antiquato, si avvicinò e mi disse entusiasta:" Benvenuto nella prestigiosa accademia "elegcho hybris", io confuso:" Cos'è questo posto?" e lui in sordina:" Entri prego, questa è una delle accademie più prestigiose, studiamo le più arcane alchimie", mi guardai intorno, vi erano strane pozioni e filtri, macchinari mai visti, per la distillazione di sostanze, simboli, discorsi metafisici, vi erano gli studenti che leggevano montagne di libri e tomi, avevano occhi vuoti e pelle bianchissima corrotti dalla Morìa, io chiesi confuso:" chi è lei? Cose questo arcano luogo dove misteriosi filtri vengono creati? Ho bisogno di chiarimenti", egli mi guardò torvo, si avvicinò a me e sottovoce mi disse:" Tu sai la leggenda", continuò a guidarmi per l'accademia. Mobili vittoriani, tuniche antiche, sguardi persi e arcani degli accademici, le pozioni fermentavano, io mi rivolsi alla mia guida, capì che non avrei mai avuto informazioni sul quel luogo, su misteriosa accademia, ma sul quel mondo sì, perciò chiesi:" Questo mondo, ancestrale piano dell'esistenza, ha delle origini? è come Dio, un qualcosa che non ha origini?", egli si aggiustò gli occhiali, mi fece segno di sedermi e mi disse:" Questo mondo è nato da un qualcosa di blasfemo per il nostro tempo, negli antichi scritti censurati si dice che, quando Lucifero ribelle venne cacciato, vi era un altro angelo ignoto, superbo e arrogante, difetto della creazione, volò oltre il Paradiso, oltre Dio, creando per sé un regno, in cui le sue grandi ambizioni, la sua misantropia presero forma, creò i difformi, per plasmare un regno all'insegna della paura e della follia, in cui gli uomini potessero trovare un inferno interiore, plasmato per ogni essere umano, controllato dall'essere supremo, l'angelo che superò Dio, l'angelo corrotto dalla follia, dalla paura e dal potere simile a quello di Dio", io realizzai e dissi:" Quindi i mostri sono ciò che più che ci spaura?", egli concitato:" Sì, essi sono esseri mutaforma, mutano da uomo a uomo, a seconda delle loro paure, grazie al volere dell'essere supremo e del difforme alfa, il primo essere che vide la luce", io infuso da incredibile energia:" Quindi ho sconfitto le mie paure, superate, il coraggio di guardare in faccia cosa ci sgomenta", lui inquietato:" Non vantarti nella Morìa, egli sente e vede tutto, chiunque ha il coraggio di andare oltre i propri limiti verrà punito che siano fisici o metafisici, ricordalo mortale!!", mi sentì forte, mi alzai e gli dissi:" Se ho affrontato le mie paure più grandi affronterò anche la Morìa, uscirò di qui", uscì fuori dall'accademia, ancora sull'isolotto, ero circondato dalle nuvole, dalla nebbia più fitta, pensai a ciò che dissi nell'accademia e all'improvviso il viaggio dell'isolotto si fermò di colpo, silenzio e all'improvviso, dalla nebbia fece capolino il gigante difforme che vidi davanti alla grotta del destino, i suoi abnormi capelli gli coprivano il viso, bianchi, lasciando travedere solo un occhio, vuoto e orribile, ci guardammo in volto per interminabili attimi, il gigante inspirò e disse:" Io sono colui che prima di tutti ha visto la luce eterea, l'Alfa, come osi tu superbo e sporco mortale affrontare la Morìa?!", io spaurito, tra mille brividi, passo passo indietreggiai, ma mi rinfrancai e dissi d'impeto:" Tu vile mostro, attempato, che vaghi goffo per  queste terre, lasciami uscire da qui, ho affrontato le mie paure!", egli si protese verso di me, mi ritrovai di fronte al suo enorme occhi, grande quanto me, la sua pupilla si restrinse lentamente, inspirò e disse:" Tu mortale non hai idea di ciò che è presente in questo mondo, sei una nullità, scarto, tu non comprendi il volere suo, voi uomini vi credete artifici del vostro destino, ma mai menzogna più grande!", le orecchie fischiavano, dolore e dolore, e l'alfa sparì tra la nebbie. 

L'incuboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora