apokalipto

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Mi risvegliai, mi ritrovai scaraventato da un'altra parte della dimensione, le urla dei difformi si fecero più forti, molto più forti, mi alzai con lo sguardo offuscato, mi portai le mani alla testa, un capogiro terribile, mi sentivo come se la conoscenza fosse stata trapiantata a forza nella mia mente limitata, mi sentì un mal di testa terribile come quello all'inizio del mio viaggio, vedevo scorrere parole e sospiri, caddi a terra rantolante di dolore, dopo un po' il dolore passò, mi alzai lentamente e davanti a me apparve dal nulla, un edificio titanico, come un tempio Maya scavato in una montagna, dal fascino arcano, mi avviai timoroso verso l'entrata, il sentiero per raggiungere il tempio era pieno di piante infestanti che uscivano dalle fessure tra le gigantesche pietre di cui era fatto, il tempio sembrava costruito con blocchi di pietra giganteschi, capì subito che non poteva essere opera di un essere umano, ero intimorito da quella costruzione, si ergeva sopra di me come un gigante di fronte a un omuncolo, sapevo che dovevo andare avanti, ormai ero convinto che non fossi lì per caso, cominciai a scalare il tempio, salendo poco alla volta quegli enormi scaloni, a intervalli regolare vi erano statue di creature terrificanti, mi affaticai come non mai, ma arrivai in cima al tempio, in cima vi era una solenne camera, illuminata da torce eterne, al centro vi era una specie di altare, con sopra strani attrezzi per dei rituali, coltelli, ciotole, boccette riempite di una strana sostanza, attorno a me, delle strane iscrizioni in una lingua sconosciuta, indecifrabile, si distinguevano però delle figure, i difformi, difformi che ho visto e ho incontrato, il destino, il pregiudizio, l'alfa, il tempo e poi sul soffitto, vi era dipinta un aquila in volo, che azzanna un serpente, rimasi a guardare quel dipinto suggestivo, che ispirava forza e crudeltà, mi sentivo investire da una grande forza, guardando negli occhi quel aquila assassina e il serpente ormai morente, all'improvviso, dalla ferita del serpente cominciò a grondare sangue, una goccia mi cadde sulla guancia, distolsi lo sguardo e mi allontanai terrorizzato davanti a me comparve dal nulla l'entrata per una grotta. Entrai timoroso, le torce illuminavano la grotta, la luce fioca mi faceva sforzare gli occhi per vedere ciò che si trovava di fronte a me, camminavo lentamente tremante mentre dei suoni raccapriccianti, versi inumani, respiri distorti, urla e l'eco dei miei passi rimbombavano insistenti, come tamburi infernali, mi ero quasi dimenticato di essere nella Morìa, tanto quel atmosfera tombale e sacrale mi rapiva, più mi inoltravo nell'oscurità, più il mio cuore si spaura. Le immagini si fanno sfocate, le creature che abitano nel buio si fanno strada nel mio cuore, mentre i loro ruggiti rimbombano dal profondo buio, dal vuoto delle dimensioni, un mal di testa cominciò a sorgere, cominciavo a sentire voci, più il buio mi avvolgeva  più mi sentivo impazzire, il vento della Morìa irrompeva nella grotta, i brividi mi attraversavano il corpo, all'improvviso però mi scontrai con qualcosa, la grotta finiva in un vicolo cieco, non si poteva andare avanti, ma il buio dietro di me, nascondeva creature così terrificanti da impedirmi di tornare indietro. All'improvviso, cominciai a sentire un dolore agli occhi, me li sentivo scoppiare, la vista comincio a sfogarsi, parole e immagini irruppero nella mia mente, urlai dal dolore, e le urla sembravan trombe dell'apocalisse, svennì rantolante di dolore e chiusi gli occhi e buio più buio.

Mi risvegliai in un enorme sala, la testa era ancora dolorante, vedevo a malapena di barlume delle torce, faceva molto freddo, sembrava di stare nel vuoto cosmico, una presenza così potente avvertivo, da farmi impazzire, confusione, pensieri, mi alzai dolorante, mi incamminai verso il buio, poca luce vi era attorno a me, un silenzio asettico mi circondava, sentivo il battito del mio cuore, all'improvviso incontrai delle scale, cominciai a salire, vi erano statue di creature terrificanti, che parevano muoversi, le scale si perdevano nel buio, sembrava salissero verso lo spazio, continuai a salire, verso il buio, raggiunsi la sommità della scala, ero circondato dall'oscurità all'improvviso si accesero le torce, dopo un verso bieco e terrificante si sparse per la sala, le fiamme brillavano e danzavano nel buio, tutto si illuminò. Un mal di testa terribile mi colse, caddi a terra dolorante, mi rialzai  dopo un po' e la mia vista nuovamente era offuscata, come lo sfarfallio di una televisione, mi portai le mani agli occhi, tutto buio, urla e suoni conturbanti, la testa mi girava come una trottola, pian piano la vista mi ritornò e la mio cuore si pietrificò di paura, davanti a me vi era una statua di un gigantesco demone: aveva una testa umanoide con due enormi corna, un corpo massiccio, due enormi ali draconiche e poi due braccia muscolose con artigli acuminati, le braccia si adagiavano un altare, tinto dal sangue, sembravano tenere un cadavere, un gigantesco cadavere, così grande da occupare l'altare nella sua interezza, era steso sulla schiena, avvolto da un mantello nero più nero del cosmo, all'improvviso cadde a penzoloni dal cadavere, un gigantesco braccio, dalla muscolatura velata e delicata, ma allo stesso tempo rude e demoniaca, attraversata da mille cicatrici, il "cadavere" strinse il pugno, si alzò lentamente, dal mantello si smosse la polvere, si nascose la testa con il mantello, tirando il cappuccio, si voltò verso di me tenendosi la fronte, il suo respiro era pesante, mi guardò per qualche secondo, io rimasi fermo tremante, poi si rigirò, appoggiandosi su ginocchia e gomiti, si vedevano vagamente le sue zampe equine, muscolose e forti, alzò sulle ginocchia, guardando mesto altare su cui si trovava, all'improvviso sussultò, si voltò di nuovo verso di me, i suoi occhi si accesero, rossi come il sangue, si tolse lentamente il cappuccio e rivelò il suo volto, aveva un volto quasi angelico, mille cicatrici però attraversavano il suo volto, aveva gli occhi di una vipera, rossi, aveva delle corna da capra  che fuoriuscivano dalla sua fronte, labbra di fuoco, mi guardò diretto negli occhi, si toccò le labbra con i suoi artigli, si avvicinò lentamente a me, formando un ponte davanti a se, con delle rocce, sollevate da qualche forza invisibile, mi ritrovai il suo gigantesco volto di fronte a me, sorrise, si allontanò piano piano e disse:" Mortale- riconobbi subito la sua voce-sono stupito, sei giunto fino a me, ne è valsa la pena, ti vedevo ogni istante compiere prodigi superando anche le più disturbanti delle mie creature, e ora sei qui, al mio cospetto, o Mortale, non voglio spendere inutili parole, voglio solo che tu sappia chi sono io!", e io:" So chi sei! Tu sei l'angelo che superò Dio, creando un regno per sé, colui che mi guarda dai grandi occhi cremisi, che mi parli, mi aiuti quando i tuoi servi mi aggrediscono, ero sono qui di fronte a te, ad adempiere il tuo compito", lui mi guardò stupito, e disse:" Mortale sei perspicace!", e io dissi:" Dimmi supremo, cosa vuoi da me? Perché sono qui, ad affrontare le mie paure, mi hai condotto qui d'improvviso, durante una mesta notte, condannato a questo mondo, mi chiedo io perché? Perché io fra tanti?", egli si alzò in piedi, era spaventosamente alto, mi sovrastava come un colosso, ma perse l'equilibrio e cadde sulla statua, appoggiò il braccio sulle spalle del colosso di pietra, un brivido costante mi attraversava il corpo, sentendo i suoi lamenti, era sofferente come pochi, ma il suo immenso potere mi faceva impazzire, obliterava la mia inetta mente, nella mia testa parole e immagini incomprensibili si facevano largo, principi ancestrali, proverbi e massime persi nell'oblio del tempo, il supremo si alzò lentamente, fallendo, tossì un paio di volte, rimbombo di tuoni come in una apocalittica tempesta, mi guardò e con la voce rotta dalla tosse disse:" Mortale...questo mondo è malato, IO, il magno signore, sono malato, un morbo mi sfianca, da millenni ormai sono qui abbandonato su questo altare,, in attesa di morire, guardo la mia creazione da lontano, guardo i miei figli da lontano, guardo i prescelti come te, ti ho scelto perché avverto in te un odio verso il mondo, che solo io ho potuto provare, sapevo che avresti superato la prova, ma non ho voluto rischiare, ho bisogno di un erede-tossì di nuovo-e quel erede l'ho trovato in te, tanta tristezza, tanto odio, degni di questo mondo, è tutta colpa degli umani, sono testardi, la loro arroganza è insopportabile, ormai hanno violato qualsiasi vincolo, si vogliono spingere oltre l'universo, la loro arroganza mi fa ammalare, non sono più in grado di contenerli, ma tu, tu ci riuscirai, i mortali devono soffrire..." e io confuso:" O essere supremo, io? Degno della vostre eredità? Non sono degno di un compito così alto e soprattutto voglio tornare nel mio mondo, vivere la mia vita mortale, tra le sue gioie e delusioni, non voglio una vita immortale, e poi non voglio opprimere il coraggio umano, l'umanità merita!", e lui furioso, si appoggiò sulle ginocchia, scattò verso di me, ritrovandomelo a pochi metri dal volto e disse:" Tu non comprendi, il tuo compito è volere ancestrale il MIO volere, non puoi rifiutarti, questo mondo collasserà su se stesso, crollerà sul paradiso e poi sulla terra, sarà una catastrofe!!", e io:" Le tua parole per me non valgono niente per me!", egli si raccolse su se stesso e due gigantesche ali uscirono dalla sua schiena e disse:" Non osare contraddire il mio volere", mi guardò intensamente e un forte mal di testa mi colse, caddi a terra, il mio corpo ribolliva tra mille dolori, mi sentivo morire, vidi davvero la mia vita passarmi davanti agli occhi, urlai dal dolore, da arrossarmi la gola, la sua morsa mi lasciò, il supremo si avvicinò a me , mi sollevò la testa, con il suo enorme artiglio, e mi disse con voce delicata:" Mortale, se non vuoi adempiere il tuo dovere, non tormentarti, ti costringerò con la forza!", sorrise e all'improvviso mi sentì paralizzato non riuscì a muovermi, mi afferrò con le sue enormi dita, mi guardò diritto negli occhi, i suoi occhi erano tremendamente profondi, traballavo dalla stanchezza, più i suoi occhi si insinuavano nella mia mente, le miei gambe si addormentarono, chiusi gli occhi e il sonno mi colse.

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