Pagine strappate

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Non puoi recuperare nessuno. 

Alcuni sogni restano vivi, anche dopo il risveglio, si fermano durante il giorno per poi coccolarci in un'altra notte. Da certi sogni il risveglio può essere traumatico. Gli occhi si aprono sbarrati e stiamo qualche secondo increduli, perché quella che stavamo vivendo non è più la realtà. Il velo del sogno si strappa dinanzi alla verità, ma i brandelli che ci restano addosso continueranno a ricordarci che un tempo abbiamo sognato.

I battiti accelerati del cuore pompavano il ritmo dell'andatura forsennata delle gambe. Il terreno leggermente in salita non mi aiutava, ma non potevo desistere, non dovevo rallentare. La notte prima ero certo di aver sentito qualcuno muoversi nel buio. 

Ho dormito, veramente male, con un occhio aperto, così appena è giunta l'alba mi sono rimesso in marcia. Acqua e cibo cominciavano a scarseggiare. Non sarei durato molto, ma almeno ero leggero. Avevo giurato a me stesso che sarei arrivato alla villa il prima possibile.

Prima di unirmi al gruppo, praticamente due vite fa, ero un bambino sempre dietro ai grandi per apprendere da loro la difficile arte del rimanere in vita quando tutto può ucciderti. Non credevo possibile per me l'avventurarsi da solo. Quando ho lasciato Nuova Aurora, uscendo dai cancelli, ho avuto il primo assaggio del mondo senza sicurezza. 

Ci sono momenti in cui lo dimentico, come se fosse qualcosa successo ad un'altra persona. Mio padre era morto e mia madre non era più tornata, quindi ero diventato un problema e una proprietà del gruppo che occupava le palazzine diroccate di Mira. Avevo paura di trovarmi lì fuori, oltre la recinzione, ed essere lasciato a me stesso. Non volevo uscire da quel posto. Avrei accettato qualsiasi cosa pur di non muovermi.

Il capo-gruppo mi ha trovato stretto in un angolo con le ginocchia sotto al mento. Rassegnato e sconfitto, mettevo l'ostinazione di bambino contro la realtà, eppure, non lo sapevo, ma ero pronto. Ho alzato la testa e lui mi sorrideva. 

- Lui? È questo il ragazzo?

Insieme a lui c'erano il Lungo, la Rosa e il Bambino. Poi vidi la Contessa, il Bastardo e solo alla fine il Testa Rasata. Il gruppo era quasi completo. Sarei andato oltre il recinto, la mia vecchia vita, e non avrei avuto mai più paura. Ora c'era stato qualcun altro a farmi alzare dal mio angolino, ma non l'avevo seguito. Stavo tornando indietro. 

Probabilmente non conoscerò la risposta a questa domanda, se non quando sarà tutto finito: ho fatto la scelta giusta? 

Di una cosa ero certo: dovevo ripagare quelle persone del debito che avevo nei loro confronti. Con le buone e con le cattive mi avevano insegnato a sopravvivere.

Il terreno mi cedeva sotto i piedi per la forza con cui correvo. Lo zaino sulle spalle sballottolava ad ogni falcata. La fatica mi faceva appannare la vista. Le tempie mi pulsavano. Ripetevo continuamente: "Non fermarti! Dai! Corri, corri corri!"

Il sole calava all'orizzonte quando sono riuscito finalmente a riconoscere una radura in cui mi sono accampato con il Lungo quando ho lasciato la Villa. Ho messo un piede in fallo, a causa di un zolla di terreno molle, e sono caduto rovinosamente cercando di ripararmi la faccia con le mani. Non ho riportato nessun danno grave, solo qualche graffio, ma non sono riuscito a rialzarmi subito. Le gambe erano dolenti al punto da ribellarsi al mio comando.

Steso pancia a terra. Mi chiedevo se fossi riuscito a farcela, ad arrivare prima di loro... e poi? Aspettavo e recuperavo il fiato con lunghi respiri profondi. Volevo pensare, ma la mente era vuota.

Mi sono messo in un punto dove potevo stare di vedetta. Al riparo dal vento sfruttando i grossi rami di albero. La schiena contro il tronco e gli occhi nel buio, con la paura di addormentarmi e cadere. Ho usato la corda per legarmi al tronco.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 01, 2022 ⏰

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