Perché dobbiamo avere speranza?

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"Esamina attentamente ciò che ti circonda."

Il meccanismo è sempre lo stesso. Trovi un posto, ti metti comodo, ti guardi intorno e aspetti... che tutto cambi nuovamente in peggio, perché, presto o tardi, questo succede. Sempre.

Siamo rimasti molti giorni nella casa dai tetti verdi, molti di più di quanti ne avrei sperati.  Anche se si cominciava a sentire il peso della convivenza e credo, dopo quanto è successo, che il tempo qui sia finito. Mi mancherà questa casa. 

C'è un piccolo laghetto alla fine del giardino. Ci abbiamo trovato delle anatre che abbiamo arrostito. Nel piccolo boschetto c'era un'altalena appesa ad un albero altissimo. Dopo i turni di ronda era piacevole riempire il tempo con la leggerezza. Finché non è andata come è andata. In certo momenti, seduto di fronte all'acqua, mi sono sentito come a Nuova Aurora.

In realtà forse le cose si sono guastate dopo pochi giorni. Credevo che tutti sarebbero stati più sereni nell'avere un tetto sulla testa, il calore delle pareti e la morbidezza di un giaciglio, perché nella boscaglia non abbiamo mai avuto di questi problemi tra di noi; eppure molti nel gruppo sono nervosi e i litigi sono sempre più frequenti. Ora le cose sembra sempre sul punto di esplodere. Stamattina il Lungo ha steso con un pugno il Bambino perché non gli aveva dato la precedenza per usare l'acqua. 

Nessuno ha detto una parola, perché non sembra importare più niente a nessuno di qualsiasi cosa da quando abbiamo perso due dei nostri. Il Capo-gruppo mi ha detto di fare attenzione alle mie cose e di tenere d'occhio gli eventuali fuggitivi, ma non lo so se mi va di fare la spia; perché già mi guardano strano per il fatto che mi rintani qui a scrivere. Lo so cosa pensano quando mi vedono. Quelli come me sono solo merce di scambio e strumenti. Ho passato gli ultimi giorni a chiedermi quando sarebbe venuto il momento in cui mi avrebbero ceduto in cambio di alcuni chili di farina. 

La situazione era quindi elettrica, ma tutto è cominciato davvero ad andare in merda quando siamo scesi in cantina. Da giorni la Contessa sentiva uno strano odore, ma, tra una battuta e l'altra sul lavarsi e sulle scoregge, abbiamo ignorato il suo olfatto; eppure ci ha salvato spesso le chiappe, soprattutto per individuare altri gruppi. Comunque abbiamo proseguito per i fatti nostri, fin al momento in cui, spostando un armadio per farne della legna da ardere, abbiamo scoperto una porta e dopo averla forzata, abbiamo visto una scala che scendeva verso la cantina della casa. Dal fondo arrivava un odore micidiale, da restarci secchi.

L'aria era irrespirabile. Il Capo-gruppo ha chiuso subito la porta, ma il tanfo ormai sembrava essersi impregnato nelle nostre narici e ci stava facendo saltare i nervi. Avevo le lacrime agli occhi. Il Lungo e la Contessa si sono messi a discutere riguardo all'aprire una finestra, ma lui non voleva abbassare la nostra sicurezza. Ho pensato che lei gli avrebbe spaccato presto una bottiglia in testa, come fece un vecchio di cui non ricordo il nome, e le cose sarebbe peggiorate in maniera irrecuperabile. Il Testa Rasata così si è proposto per scendere giù a controllare, perché nessuno avrebbe dormito sonni tranquilli; ovviamente, mi ha chiesto di seguirlo e di stargli alle spalle, e non mi sono rifiutato. Mi hanno portato con loro per cose come queste.

Ad ogni gradino che scendevamo, la puzza diventava più asfissiante: roba da farmi venire il vomito. La puzza di umido e di marcio, il rancido della decomposizione. Cercavo di pensare a qualcos'altro, come alla cannella; quel barattolino vuoto l'ho conservato a lungo prima di perderlo. Quando la torcia ha illuminato la ragione di quel tanfo, il Testa Rasata stava per farci rivedere il suo pranzo.

Cinque cadaveri, quasi scheletrici, con i brandelli di pelle e i capelli penzolanti, giacevano in un angolo, stretti tra loro, direi come abbracciati. Dalla grandezza delle ossa ho dedotto che tre di loro fossero sicuramente dei bambini, anche se gli mancavano delle parti, come una gamba o un braccio. Sulla parete alle loro spalle c'era, sbiadita ma leggibile, la scritta: Perdonateci.

Pagine da un sogno passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora