Nuove pagine nello stesso libro

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La rapidità batte la forza

Il cerchio in cui chiudiamo noi stessi, le nostre cose, le persone che conosciamo, è un segno ben visibile e ci rende sicuri, nonostante sia solo una flebile traccia facile da spazzar via. 

Questo muro invisibile mi ha protetto da sempre, aiutato a tenermi sano, ma per potersi allargare deve essere cancellato e ridisegnato. Possiamo raggiungere così distanze maggiori, crescere, ma il centro resta sempre lo stesso.

Ero in un posto nuovo, senza averne conosciuto le vie per arrivarci, senza sapere come e dove andare. Fermo in un punto ho visto diverse strade, tutte mie, egualmente libere ed ho sorriso.

Insieme a un compagno di viaggio improvvisato ho percorso una strada che non pensavo mi aspettasse, vivendola e desiderandola oltre; ma anche nel cerchio più grande, ogni linea riporta al centro.

Siamo rimasti un giorno nella grotta, perché lui aveva paura di uscire. Del resto avevamo provviste e pioveva a dirotto.  Non mi è dispiaciuto, perché ci ha dato modo di conoscerci e lui si è calmato. Parlando poco a poco, ci siamo avvicinati, ma su alcune cose ha sempre evitato di rispondermi. In compenso ha sempre cercato di starmi abbracciato. Era piacevole e caldo, dopo un po' ci ho fatto l'abitudine.

Io non lo so cosa sia soffrire davvero, come vedo in lui, e vorrei fare qualcosa. Quindi siamo stati vicini, provando a parlare e darci conforto. Quando la vicinanza era palpabile, ho raccolto il coraggio per chiedere finalmente le cose che mi ronzavano in testa.

- Non c'era nessun altro con te?

- Prima che arrivaste voi c'era un ragazzino piagnucoloso coi vestiti strappati. Poi non l'ho più sentito, ma lo avranno fatto altri.

Avrei voluto chiedergli perché non lo avesse aiutato, prima di ricordarmi che anche noi abbiamo ignorato qualcuno. Ho pensato a quel ragazzino rachitico, nudo e piagnucoloso.

- Quindi, era come, una specie di allevamento? 

Lui mi ha guardato con gli occhi coperti dai capelli e poi se i li è buttati indietro.

- Tutti quei vagoni sigillati sono pieni di... quello che resta. Non c'erano molti adulti, la maggior parte erano come me o più piccoli, molte più femmine che maschi.

- Come mai?

- Beh, lo sai no, le femmine danno bambini. Non ci vogliono poi tanti maschi.

Ho annuito. Nuova Aurora era piena di gruppi con tantissime donne e pochi uomini e qualche vecchio ancora in grado di menare le mani alla bisogna e dare dei figli.

- Come sei arrivato lì?

- Il gruppo con cui stavo non si occupava di ragazzini o di vecchi. Quelli come me li vende e gli altri li lascia dietro, a volte tenevano qualche ragazza, ma durava poco. Con me e altri due hanno avuto in cambio un mitragliatore da riparare e degli attrezzi.  Sono tutti scomparsi perché sono arrivati i Guardiani. Un gran casino... sono riuscito a non farmi beccare, ma dove andavo? Sono rimasto nei dintorni, perché sapevo come muovermi. Me la stavo cavando.

- Insomma...

- Certo, siete venuti voi a portare sfiga. Cazzo, statevene nei boschi, cosa cercavate?

- Non lo so, ero insieme ad un altro. Uno alto, slanciato, con un piccolo pizzetto. Era lui a sapere tutto. E le altre persone? Le avevi viste prima?

- Ho visto di sfuggita quei tre, te l'ho detto. 

- E prima ancora? Sicuro che non è passato nessuno?

- Solo i Guardiani. Saranno pure degli arroganti, ma penso che se andavo con loro potevo almeno vedere le Armature.

- Le cosa?

Pagine da un sogno passatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora