Capitolo 3

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"Immagino che ti abbia fatto piacere passare il pomeriggio in compagnia di Charity Burbage"

"Sì Severus, al contrario delle aspettative, mi ha fatto piacere"
Si dondolò sui talloni.

"Ma tu dove permani?"
Chiese poi.

"Syndora, ti porterei a vedere le mie stanze ma è un po' tardi, non credi?"
Rispose con voce atona.

"Come vuoi"

Girarono un altro angolo verso la torre.

"non sembri felice"

"È strano tutto questo Severus"

"perché?"

Si morse il labbro, non lo sapeva in realtà.
E allora lo chiese a sé stessa.

"dormiresti da me? Solo questa notte Severus ti prego"

"Syndora io... Non -"

"ti prego"

Il mago annuì e per un attimo lo sguardo vuoto vacillò.

Non le chiese nulla, non le chiese perché di quella richiesta.

La conosceva bene, aveva bisogno di conforto, aveva bisogno della sua presenza.

Perché Severus era ormai al mondo l'unica cosa che poteva chiamare famiglia.

Sirius era l'unico altro sopravvissuto, ma comunque prima o poi sarebbe morto pure lui tra le mura di Azkaban.

Senza mai vederla giovane donna, ma bambina di sette anni su per giù.

Con qualche dente mancante e le ginocchia sempre coperte di lividi a causa dei giochi a cui si Intratteneva con Andromeda.

Syndora si guardo le mani.

Non erano più sporche e piene di taglietti come da bambina, ora erano le mani di una donna elegante, di una professoressa...

Poi guardo le mani di Severus.

Le sue erano sempre state pulite.
Era mai stato un bambino Severus?

"Non pensarci"
Le rispose.

Syndora era ormai abituata a condividere i suoi pensieri con lui.

Lui come sempre gli chiedeva il permesso e lei assaggiava il suo timbro lasciando che riempisse gli spazi freddi della sua mente.

"Severus noi siamo una famiglia?"

Il mago ci pensò su per un po' mentre la giovane black aveva infilato le chiavi nella serratura.

Non si aspettava una risposta, o almeno non subito.

Ma erano in quella situazione da quando Syndora Aveva solo quindici anni.

E se la sè bambina non si faceva certe domande, la sè Adulta voleva certezze.

E forse le aveva già oppure glielo faceva credere?

Troppo austero e introverso Severus per parlare di emozioni.

Si avviò verso la sua camera portando due coperte, una di lana e una di flanella.

Quella di lana era chiaramente fatta a mano, con colori completamenti discordanti come se la lana fosse finita da un momento all'altro e qualcuno ne avesse preso un altro colore per non lasciare il lavoro a metà.

"L'ha fatta Charity"
Disse più a sé stessa che al mago.

"immaginavo"
Rispose con un mezzo sorriso.

Syndora annuì e con un colpo secco dopo aver dato la buonanotte all'uomo sul suo divano, si girò.

Ma sull'uscio della camera si bloccò.

"Lo siamo"
Disse Severus.

"Siamo una famiglia"
Concluse.

E con un sorriso smagliante Syndora si tuffò tra le sue braccia.

"ti voglio bene"

"anche io terremoto"

***

"Gazza potrei avere una copia delle chiavi della mia aula?"

"no."

"Che Sgarbato Argus!"

"Poche confidenze professoressa Black."

Syndora si fece scappare un risolino.

Si era svegliata molto presto e quando aprí la porta del salotto Severus era già andato via.

Così si sistemò e decise di andare a prendere confidenza con l'aula.

Poteva sembrare qualcosa di banale, ma in realtà Syndora si era sempre sentita molto condizionata dagli ambienti.

E poi la sera sarebbero arrivati gli studenti, il giorno dopo avrebbe dovuto iniziare le lezioni... Cosa doveva dire a quei giovani maghi?

Era tutto una grande incognita.

"Ma mi scusi signor Gazza, ma com'è possibile che io non possa avere le chiavi della mia aula?"

Il custode alzò gli occhi al cielo.

"direttive del preside"

"ah beh allora ci parlerò io"

Gazza sbuffò di nuovo.

"faccia pure come ti pare basta che adesso chiuda quella bocca"

Quell'uomo era davvero pessimo.

Arrivarono davanti all'aula.

La porta fu aperta e così Syndora entrò da sola.

La stanza era molto polverosa e pile do libri riempivano tutte le superfici che potevano sorreggerne il peso.

L'aula sembrava un grande corridoio con banchi su entrambi i lati e la cattedra alla fine del corridoio, dietro la cattedra un'enorme finestra coperta da un arazzo.

Si avvicinò e fece cadare l'arazzo a terra.

La vista era spettacolare, da lì poteva vedere sia il platano picchiatore che gran parte della foresta proibita, per non parlare dello sfondo sul lago nero.

Tossì leggermente a causa della polvere.

Decise di risistemare la disposizione dei banchi avvicinandoli tra loro per gruppi di tre.

Poi si diede al decoro.

Sistemò degli schermi con incantesimi basilari attorno alle mura.

Poi decise di pulire il finestrone.

Sfiancata guardò l'orologio da polso.

Erano già le sedici e trenta aveva saltato pure il pranzo senza rendersene conto.

E non appena ebbe terminato di realizzare l'accaduto la porta dell'aula si aprì di scatto.

"Severus!"
Esclamò felice.

Ma lo sguardo di lui era tutto fuorché felice.

"come diavolo ti viene in mente di saltare i pasti?"
Disse percorrendo il corridoio centrale con un vassoio in mano.

"in realtà non è stato intenzionale... Semplicemente ho deciso di sistemare un po' e il tempo è volato praticamente via"
Sorrise e Severus sbuffò.

"Mangia" le disse infine.

E così fece iniziò a mangiare e lui si accomodò accanto a lei iniziando a leggere un libro.

"zucca vuota"
Borbottò tra sé e sé Piton.

Syndora rise.
"Grazie mille, per prenderti cura di me"

Lui non rispose, chiuse il libro e la guardò dritta negli spettrali occhi.

E anche a lui a quel punto qualcosa non quadrava più.

Perché lo stava facendo? Era davvero solo per la promessa fatta a Regulus?

Forse c'era qualcosa di più

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 08, 2022 ⏰

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