CAPITOLO 1

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-Victoria!-strilla una voce.
-Victoria, prenderò un provvedimento disciplinare- è la professoressa Maggi, insegnante di storia.
Alzo la testa dal banco e realizzo solo allora di trovarmi in aula. Ovviamente mi sono addormentata, ormai è un'abitudine stare sveglia la notte e dormire a scuola. Tutti mi fissano. Non faccio nemmeno più caso ai miei compagni di classe, tanto sono tutti stupidi e privi di personalità.
-Faccia quello che vuole- rispondo con tono secco e assonnato.
Sinceramente non me ne importa nulla della scuola, di studiare o di fare qualche lavoro del cazzo da grande. Io se sogno lo faccio in grande, non come tutti questi ragazzetti comuni che hanno un solo scopo nella vita, cioè diventare nel migliore dei casi uno stupido avvocato come tutti gli altri già in commercio, io voglio altro.

La prof Maggi mi butta fuori dall'aula e mentre mi dirigo nella sala del preside non faccio altro che pensare che vorrei solo tornare a dormire.

Apro la porta senza bussare, e trovo dentro il fighetto della scuola, un tipo insopportabile, ovviamente uno stupido sportivo del cazzo.
-Victoria, quante volte ti ho detto che devi bussare prima di entrare?- questo preside è davvero insopportabile.
-Senta mi dica quello che deve dirmi così torno in classe- voglio solo tornare a dormire.
-A dormire ovviamente- risponde quello stupido sportivo.
-Non mi conosci nemmeno- sbuffo.
-Dai De Angelis perdo solo dieci minuti, la chiamo io quando può entrare- e a quelle parole esco fuori dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle.

Dopo dieci minuti esatti esce fuori quello stupido.
-Dato che non ti conosco dimmi un po', perché devi parlare con il preside?- dice con quella sua voce insopportabile. Io ovviamente non rispondo nemmeno. Il ragazzo sentendosi ignorato si siede di fianco a me. Cazzo lo odio.
-Perché stavo dormendo- dico, solo per farlo andare via.
Lui ovviamente scoppia in una risata quindi io mi alzo ed entro nella sala del preside, lasciandolo lì a ridere come un ebete.

-De Angelis non l'ho mica invitata ad entrare- dice quell'insopportabile di un preside.
-Per favore mi dica, sto perdendo la mia ora di storia stando qui-
-La stava già perdendo dormendo o sbaglio?- ha perfettamente ragione ma meglio dormire piuttosto che stare qui a chiacchierare con lui.
-Beh meglio di stare qui- dico in tutta onestà.
-Victoria noi ci conosciamo molto bene ormai, sei qui un giorno sì e l'altro pure- dice il preside Raggi.
io rimango in silenzio non so davvero cosa dire.
-Sei in una grave situazione e dovresti cercare di rimediare, oltre alla condotta anche i voti sono pessimi- continua -Adesso ti assegnerò un compito utile per la scuola-
-La prego non dica scemenze- non ho la più pallida intenzione di fare la cazzo di bidella o volontariato.
-Pulirai gli spogliatoi ogni pomeriggio dopo gli allenamenti- disse lui senza badare alle mie parole.
-non ho intenz...-
-Non accetto alcuna scusa- mi interrompe subito il preside.
A quel punto non posso rifiutarmi.

Uscita dalla stanza c'è ancora quell'odioso ragazzo, dai capelli lunghi sulla spalla e mossi.
-Cosa ti ha assegnato?-dice.
-Una lavoro utile a te e ai tuoi odiosi compagni- dico.
-Non dirmi che dovrai scaparci- e ride.
ma come osa parlarmi in quel modo? non mi conosce neppure.
-mi dispiace per voi, ma dovrete continuare a segarvi da soli per scaricare la tensione prima delle partite- ribatto subito io, nessuno può mettermi i piedi in testa.
-Ei stavo scherzando ragazzina- mamma mia che voce insopportabile, potrebbe andare a vendere il pesce al mercato.
-Anch'io- dico in tono secco.
-Cosa dovrai fare allora di utile?-
-dovrò pulire i vostri spogliatoi- provo fastidio anche solo a pronunciare questa parola "pulire", non l'ho mai fatto a casa mia dovrei farlo adesso?
-Vorrà dire che ci vedremo più spesso, a più tardi ragazzina- stento a frenare il mio istinto, vorrei andare lì e prenderlo a pugni, ma per fortuna sta andando via.

A pranzo spiego a mia madre che se nel pomeriggio non mi vedrà è perché sarò a pulire quei maledetti spogliatoi, e subito dopo vado a casa del mio migliore amico, Thomas.

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