Sogno o realtà

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Mi stiracchio. Che sogno strano che ho fatto. L'alcol ed io abbiamo un rapporto particolare. Ci tolleriamo a metà. Io, perché lui ci sguazzerebbe volentieri nel mio stomaco.
Continuo a fare pensieri assurdi. Sbadiglio. I miei piedi toccano il parquet. È così piacevole il riscaldamento a pavimento. Mi sdraierei su di esso per gustarmelo, ma il bagno mi chiama a gran voce. Mi muovo senza accendere la luce. Conosco ogni angolo, anche se a volte allungo le mani, sono ancora insonnolita. Non mi va di sbattere.
Resto sul water a fissare il nulla. Ho finito da un pezzo, ma ho un lieve malessere. Brutto affare bere senza mangiare.
Potevo stare peggio, ma anche meglio.
Okay, decido di mettere qualcosa nello stomaco. Mi alzo e poggio il palmo contro la corda della tapparella, sto per avvolgerci le dita, ma una sensazione mi ferma.
È come se l'aria si fosse rarefatta. È come se il mio respiro uscisse a rallentatore.
Mi pesa una colpa addosso, ma non so quale. Poi ti sento. Il tuo corpo è vicino al mio. Mi schiaccia quasi contro la finestra, anche se non mi tocca.
Vorrei gridare, ma la voce si blocca nella gola. Il tuo alito è tra i miei capelli, sul collo. La tua pelle poggia sul dorso della mano.
"Non è ancora l'alba." Un suono languido, roco. Mi scava nelle viscere. Ti percepisco anche se non mi stai stringendo. Riesci lo stesso a sfiorarmi come se mi stessi stritolando.
Mi dai spazio, senza distanziarti.
"Non puoi farlo. Non ti ho dato il permesso."
"Chi sei tu per pensare di poter pretendere così tanto?"
"Tu chi credi che io sia?"
"Non pormi domande. Dammi risposte."
Non so perché sono stizzita, dovrei essere spaventata.
"Vuoi risposte? Scrivimi."
"Non capisco", dico frustrata. Mi volto perché ti sei allontanato. Non rispondi alla mia domanda, mi attendi vicino la porta del bagno.
Come faccio a sapere dove sei se non vedo quasi nulla?
Ti sento, ecco come faccio. L'aria si modella intorno a te. Sembra amarti in modo particolare.
Solo ora mi rendo conto di dove siamo.
"Mi hai visto mentre..." Non oso andare fino in fondo, mi vergogno a chiedertelo. Fare pipì è un momento intimo. Una cosa tutta mia.
"No." La tua risposta secca quasi mi ferisce. Cosa mi aspettavo? Cosa ti stavo chiedendo veramente? Sono sempre più confusa. Ho bisogno di un caffè bello forte. Di un intero vagone di caffè forte.
"Voglio fare colazione, vuoi qualcosa?" Mi muovo senza andare a tentoni, sono capace di arrivare fino a lui. E lì accenderò la luce.
Mi pesa la testa, cerco di non pensarci.
Il mio polpastrello sfiora il tasto dell'accensione.
"Allora non mi stai ascoltando."
Sei di nuovo così vicino. Dove eri un attimo fa? Non qui, non ti sentivo.
"Oh, ad ascoltare ascolto è che non capisco. Mi sento sottosopra e tu non sei di aiuto. Si può sapere cosa vuoi da me?"
"Tu cosa vuoi?"
Sbuffo alzando gli occhi al cielo. Domande invece di risposte.
Avrò anche bevuto un bicchiere di troppo, ma qui stiamo andando oltre.
Ti scanso con una spallata, o almeno è quello che voglio pensare. Non so dove ti trovi e non sempre ti percepisco.
Voglio la luce, ecco cosa voglio.
Arrivo in cucina e questa volta non rallento la mia mano che si piazza sull'interruttore.
Ecco, sì, finalmente ci vedo qualcosa. Ma il flusso è troppo forte, intenso. Mi dà fastidio e stringo le palpebre.
Eccoti di nuovo. Più vicino. Il tuo corpo è contro il mio. Dovrei scansarti, evitare il contatto, ma è come se mi appoggiassi. È come se volessi l'impatto della mia schiena contro il tuo petto.
Buio. Lo avverto anche con gli occhi chiusi.
E basta, ora mi stai stancando.
Faccio per riaccendere la lampadina, ma tu mi blocchi la mano.
Ora sbarro gli occhi. Non è immaginario. Sento bene la tua stretta. Il tuo pollice che accarezza la mia pelle.
Il tuo respiro contro il mio orecchio.
Un brivido scivola sinuoso come un serpente. È come se mi avesse morso.
"Non è ancora l'alba."
Un'altra delle tue frasi senza senso.
"Smettila di dire sciocchezze. Il giorno è già nato, forse anche da un pezzo."
"Non mi importa."
"Importa a me." Cerco di voltarmi, tento di divincolare la mano, ma non ci riesco. Non che mi dispiaccia il tuo strano abbraccio, ma devo mettere un freno a tutto questo.
Alla fine mi lasci, ma resto ingabbiata tra il tuo corpo e il muro.
Non mi stai sfiorando, ma sento il tuo calore, la tua presenza, il mio limite di movimento.
"Smettila di giocare in questo modo. Se sei un sogno è ora di svegliarsi." L'ho detto, ma non lo penso.
Il tuo alito mi solletica il volto. Sospiro e... no. Scelgo questa come realtà.
Mi mordo il labbro e allungo le dita verso di te.
Ti ritrai, ma perché?

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