Terzo Capitolo

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ANGEL: Ma perché siamo atterrate qui?

HAKRI: Non lo so, è davvero insolito. Il castello però è da queste parti.

ANGEL: Sì..eccolo!

Arrivammo in una foresta dietro il castello, interamente coperta dalla neve.
Amavo l'inverno ad Hikari, era tutto così...magico! Più di quanto lo è già di solito.
Il vento gelido mi sfiorò i capelli, facendomi sentire sulla pelle scoperta una leggera brezza invernale. Rallentai il passo per ammirare lo spettacolo della neve profonda e candida, che avvolgeva il paesaggio, rendendo quasi uniformi i colori che caratterizzano Hikari.
Entrammo nel castello, e subito notai un insolito silenzio.
Amavo il castello come se fosse la cosa più preziosa che avevo, perché lì erano racchiusi i miei ricordi, le mie esperienze, e le mie emozioni più belle.
Arrivammo nella Sala Delle Riunioni, dove eravamo soliti conversare, ma stranamente le facce dei miei amici, non erano luminose come sempre.

ANGEL: È morto qualcuno-?

esordii ironicamente. Larry rispose:

LARRY: Sedetevi, per favore.

Capii che forse avrei fatto meglio a tacere, mi sedetti e mi voltai verso Alex, il cui volto era tenebroso. Non ricordavo alcuna volta in cui lo avevo visto così malinconico, se non quando suo padre lo scoprì a mangiare bacche con sua sorella nella foresta nera!
A distogliermi dai miei curiosi pensieri ci pensò Larry, che cominciò a parlare:

LARRY: Vi ho convocati qui per comunicarvi che ormai non abbiamo più tempo, dobbiamo agire, ora.

ANGEL: Di cosa stai parlando Larry?

LARRY: Un attimo, fatemi finire.
Abbiamo scoperto che stanno cercando di entrare nel sistema planetario di Hikari, le difese che abbiamo non possono reggere ancora per molto.

Ogni parola che Larry pronunciava, mi feriva il cuore. Sentivo le lacrime impazienti di scendere sul mio viso, quando all'improvviso una di esse scese sul mio volto roseo. L'asciugai subito sperando che nessuno mi avesse vista, in fondo dovevo avere coraggio, essendo io la principessa di Hikari. Dovevo essere forte, dovevo salvare il mio pianeta.

LARRY: Kate vi darà le istruzioni necessarie e cominceremo ad agire.
Ragazzi, voglio che ricordiate che non è un gioco. Ci sono in ballo le nostre vite, e quelle del Re e della Regina.

Kate notò i nostri sguardi turbati, e prese la parola.

KATE: Bene ragazzi, intanto tenete SEMPRE il bracciale con voi.
Vi aiuterà a capire quando siete in pericolo o quando si avvicina qualcuno di estraneo.
Lo avete tutti?

ANGEL: No...veramente io no.

LARRY: Principessa, stia tranquilla, ci sarà Hakri con lei, potrete usare il suo quando è necessario. L'importante è che non vi separiate per nessun motivo.

Mi voltai verso mia sorella e le sorrisi, ma in quel momento volevo solo maledirmi per come stupidamente avevo perso il mio bracciale.
Era successo in un evento importante, diciamo una specie di "battaglia", in cui avevamo vinto.
Ma non posso dimenticare di aver perso il mio bracciale. Il mio portafortuna magico... Me lo avevano regalato i miei genitori appena nata, e io incoerentemente lo avevo perso. 
Mi vennero alla mente i volti dei miei genitori. Volevo rivederli a tutti i costi, mi mancavano, dovevo salvarli. Un'altra lacrima scese sul mio volto.
Hakri mi portò fuori dalla stanza, mi diede un bacio sulla fronte e mi abbracciò dicendo:

HAKRI: Sta tranquilla, presto torneremo da mamma e papà, insieme ce la faremo.

Finita la riunione, Anna ci chiamò per ricordarci dell'appuntamento che da giorni avevamo programmato.

ANNA: Voi non venite?
Dovevamo passare questa serata tutti insieme ricordate?

HAKRI: Sì, arriviamo tra poco, prima devo mostrare ad Angel una cosa.

Anna fece spallucce e andò dagli altri senza fare domande.
Hakri mi condusse fuori dal castello, e insieme ci incamminammo verso la Foresta Incantata.

ANGEL: Non è pericoloso addentrarci nella foresta da sole?

HAKRI: Non preoccuparti, non andremo molto in fondo.

Camminammo per circa cinque minuti, finché cominciai a sentire una bizzarra sensazione, simile a qualcosa che mi attraeva.
Avvisai Hakri, e lei si voltò verso di me con uno sguardo complice.

HAKRI: Lo so, siamo vicine.

La guardai spazientita. Lei mi sorrise, quasi mi che mi stesse prendendo in giro..
Arrivammo davanti ad un albero immane, definirlo bellisimo era un eufemismo. Mi trasmetteva una sicurezza inspiegabile. Il fruscio delle foglie che  oscillavano mi incantò.
Ho sempre pensato che gli alberi parlassero una lingua tutta loro, molto più antica di tutte le altre.
Gli alberi ci comunicano i loro sentimenti,  sono sorgente di vita e di libertà.
Come avevo fatto a non notarlo prima, nonostante passassi interi pomeriggi nella Foresta Incantata?

HAKRI: Da questa parte!

ANGEL: E come entriamo?

HAKRI: Conosci Hikari, sai che è pieno di passaggi segreti.

Un istante dopo si aprì una strada nel tronco dell'albero, profondo e buio, che sembrava invitarci ad esplorarlo.

HAKRI: Sta tranquilla, puoi andare.

ANGEL: Tu non vieni?

HAKRI: Questo non riguarda me, ma te. Sei tu che devi conoscere questa persona.

Misi un piede nel tunnel tenebroso e mi sentii sprofondare.

HAKRI: Angi, sta tranquilla, non è come appare da fuori.

Misi lentamente anche l'altro piede, feci un respiro profondo e guardai ancora Hakri, lei mi sorrise nuovamente e prendendo coraggio mi spinsi per scivolare giù.
Quella discesa mi sembrava infinita, e mentre chiudevo gli occhi mi sentivo come se stessi volando. Poco dopo quel pendio finì, lasciando il posto alla curiosità anziché alla paura.
Aprii gli occhi e sentii uno strano odore, inizialmente non capivo cosa fosse, ma respirando ancora mi resi conto che era incenso.
Cominciò ad avvolgermi pian piano sempre di più. Mi sentii al sicuro, quel posto sembrava accogliente..
Per quanto il luogo fosse pieno di teschi, candele e vecchi libri di incantesimi di magia bianca, mi sentivo come a casa.
D'altro canto adoro queste cose.
Mi scappò un sorriso, e la mia curiosità per quel luogo aumentò.

La mia attenzione si spostò su una foto, che ritraeva due persone di spalle, con grafica degli anni 80' o 90'. Non riuscivo a riconoscere chi fossero, anche se una di quelle figure mi parve familiare.
Ero persa nei miei pensieri, quando udii un rumore che mi riportò alla realtà.

ANGEL: Chi c'è?

Dall'oscurità apparve una figura alta e slanciata, magra con capelli corvini e occhi piccoli del medesimo colore. Aveva la pelle chiara, di un rosa candido, all'apparenza molto morbida, fiera nel portamento. Indossava un vestito nero lungo e un amuleto.
Accennò un sorriso e disse:

???: Tu devi essere Angel!

La sua voce leggera e calorosa era l'opposto del suo aspetto, misterioso e audace.

ANGEL: Come conosci il mio nome?

La Luce che mi Illumina l'AnimaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora