Eddie non aveva avuto il coraggio di ritornare a divertirsi con gli altri. Aveva lamentato un mal di testa da gin e, presi cappotto e cappello, si era dileguato, prima tra la folla del Foxhole, poi tra quella stagnante per le strade.
L'aria era frizzante quella notte e Myrtle Avenue accesa come le giostre del quattro luglio, con le luminarie appese da albero ad albero e i lampioni che gettavano luce sull'asfalto.
Il ragazzino aveva vagato per un po', con la brezza fredda che gli pizzicava il naso e le labbra, stando ben attento ad evitare zone più buie dove avrebbero potuto rubargli il portafogli.
Per quanto New York si ostinasse a mostrarsi come una città incantata, lontana dalla morte, dalla guerra, dalla fame, in realtà nascondeva tutto un microcosmo di problematiche non indifferenti, dalla delinquenza alle esigenze abbandonate del piccolo cittadino.
Una bivalenza che mai come quella notte portò Eddie a riflettere sulle parole di Richie - su come entrambi apparissero per quel che non erano, almeno secondo il Re.
Eddie sedette sui gradini di una villetta a schiera tra Jefferson Street e Evergreen Avenue, un incrocio abbastanza lontano dalle vie costellate di locali perché non ci fosse lo scalpiccio di troppa gente a disturbarlo.
Si considerava una persona profonda? Era una domanda che non si era mai posto. Per tutta la vita era stato talmente concentrato sui propri difetti da lasciare scarso spazio alla consapevolezza dei pregi, e la profondità poteva esserlo, nelle giuste occasioni. Quando non diveniva pedanteria.
Era pedante? Quello di sicuro. Principalmente a causa di sua madre, che gli ripeteva costantemente di star seduto dritto, di rispondere in un certo modo, di agire in un altro - e Eddie aveva imposto per un po' quelle abitudini anche ai suoi compagni. Con il tempo stava cercando di eviscerarle.
Ma non era quello il punto - no. Perché nonostante la pesantezza, le insicurezze, il suo essere così introverso, taciturno, velenoso se ci si metteva d'impegno, Eddie credeva di essere una brava persona. Qualcuno che non avrebbe mai ferito gli altri per il solo gusto di farlo, che avrebbe preso sulle spalle il peso del mondo se fosse servito ad alleggerire le pene di coloro ai quali teneva.
E Richie, in uno schiocco di dita, l'aveva fatto sentire un verme. Becero. Perché aveva detto la verità.
O forse non lo era? Forse aveva davvero peccato di superficialità nel giudicarlo? Il Re non aveva dimostrato una reazione negativa a nessuna delle sue stoccate, neppure durante la seconda serata all'Olive. Dopo aver fumato la sigaretta con Carol e Terry, era ritornato nel pub con la solita noncuranza.
Eddie giunse a pensare che dissimulasse. Che non desse a vedere l'effetto che su di lui avevano le parole degli altri. E se appena due ore prima, in bagno, era parso così sconvolto, doveva essere stato perchè Eddie l'aveva colto di sorpresa.
Anche il modo in cui gli aveva chiesto il motivo del suo astio, come se non riuscisse ad immaginarne uno valido... era possibile che Richie fosse stato convinto che Eddie partecipasse con piacere alla sua schermaglia? Che voleva giocasse anche lui?
Il ragazzino si batté la fronte con un palmo. Avrebbe dovuto procedere con i piedi di piombo, affrontare la questione con più leggerezza. Il bee's knees che aveva bevuto di sicuro non l'aveva aiutato a mantenere la calma, e non poteva negare che Richie si fosse un po' meritato quello sfogo. Ma non era proprio da lui scattare in quel modo, senza concedere neppure un avvertimento. E magari Richie si sarebbe mostrato per quel che era davvero, a quel punto, senza lasciarlo andare via con quell'enigma che scricchiolava nel suo capo, ruotando su se stesso finché non l'avesse risolto.
Ancora una volta il Re parve materializzarsi di fronte a lui, quasi invocato, un demone che appare dal pentagono.
Eddie non lo riconobbe dal volto - udì solo la sua voce, rilassata, arrochita dal fumo, che proveniva dallo sportello aperto di un taxi. Poi sbucarono fuori le sue lunghe gambe, e in un attimo stava girando attorno al veicolo per aprire la portiera alla signorina che lo accompagnava, come un vero gentiluomo.
Si trattava di Carol, il caschetto biondo che rifulgeva sotto i lampioni e la stola di pelliccia avvolta attorno alle spalle candide.
Salirono entrambi sul marciapiede, ad una decina di metri da Eddie. Se si fosse alzato per andarsene, probabilmente lo avrebbero visto, per cui decise di rimanere lì, e si accucciò di più sugli scalini, calcando il cappello sulla fronte e nascondendosi meglio dietro alla balaustra di rame.
Il taxi si avviò, ma i due non ripresero a camminare.
Richie aprì il cappotto e tirò fuori dalla tasca del panciotto un astuccio per i sigari. Ne estrasse uno e lo diede a Carol, che lo infilò rapidamente tra le labbra.
Il Re frugò ancora, per prendere l'accendino. La fiammella guizzò, e il ragazzo sistemò una mano a coppa attorno alla bocca di Carol per proteggerla dal vento.
Le braci del sigaro diedero un segno di vita mentre la giovane inspirava, e Richie rimosse la mano, infilandole entrambe in tasca, forse per il freddo.
A Carol sembrava non importare, teneva la stola mollemente appoggiata tra i gomiti, adesso, e anche un ragazzo privo di esperienza come Eddie comprese che lo stesse facendo per offrire a Richie una vista piacevole.
La ragazza tolse il sigaro di bocca e lo sollevò all'altezza di quella del Re. Lui si sporse in avanti e lo prese tra i denti, senza tirare le mani fuori dalle tasche.
Fu un gesto molto intimo, ma non ci furono sorrisetti o scambi di sguardi maliziosi. Forse era così, pensò Eddie, tra persone che andavano a letto insieme da tanto tempo. L'intimità diveniva naturale.
Dovevano esserci dei rimasugli di rossetto sulla punta del sigaro, e se Eddie fosse stato piú vicino avrebbe visto la bocca di Richie tinta di porpora.
La tentazione fu tale da portarlo a spingere un po' di piú la testa tra le sbarre del corrimano.
Richie e Carol si scambiarono il sigaro un altro paio di volte, finché un angolo della bocca di lui non si fu tinto totalmente di rosso, e Carol strofinò via il colore con un polpastrello, sorridendo appena. Dal modo in cui il pollice della giovane vi affondava, le sue labbra dovevano essere molto soffici.
-Ho sentito che Jolene tornerà in città.- Disse Carol ad un certo punto, tra il viavai del sigaro.
Richie lasciò andare uno sbuffo di fumo.-Sí, lo sapevo.-
-Ne sarai contento.-
-Molto.-
-Devo esserne gelosa?- Il tono della ragazza era frivolo, ma Eddie vide il modo in cui la mano che aveva poggiato su un fianco si strinse attorno alla stoffa del vestito.
Richie prese il sigaro dimezzato tra due dita e smise di fumare.-Che domande fai?- Rispose.
Carol diede un'alzata di spalle.-É la tua preferita, dopotutto.-
-Il fatto che io ne abbia una preferita presuppone già che io abbia uno stuolo di donne di cui dovresti essere gelosa, Carol.- Dal sigaro che il Re teneva in mano fuoriusciva lentamente altro fumo, Eddie ne sentí l'odore speziato nell'aria, ma l'altro era totalmente concentrato sulla giovane in piedi di fronte a lui. La fissava come se stesse cercando di leggerle dentro, e un lembo di una conversazione avuta con Richie riaffiorò nella mente del ragazzino.
"Può essere divertente per un po'.", "Finisco sempre per annoiarmi.".
Stava valutando di rompere i rapporti con Carol?
Da quel che Eddie aveva potuto notare, la ragazza sembrava particolarmente avvinghiata a Richie - gli stava sempre con il fiato sul collo, si muoveva nella sua ombra, piú di quanto facesse Terry, che in un modo o nell'altro teneva fede alla propria indipendenza.
Forse quella non era la prima scenata di gelosia che Richie aveva dovuto mandar giú.
-Dicevo per dire.- Replicò Carol, prendendo il sigaro dalla mano di Richie e facendo un altro tiro.-I tuoi amici sono carini, comunque.- Aggiunse, e a Eddie parve tanto come uno squallido tentativo di mettere il Re sulla graticola, stavolta.-Soprattutto Edward.-
Il ragazzino si accigliò. Era un complimento sincero, o aveva notato gli attriti tra lui e Richie e stava cercando di infastidirlo?
Eddie attese che il Re rispondesse con un insulto a sue spese.
-É vero.- Rispose invece lui, riprendendosi il sigaro.-Ma non lasciarti illudere dalla sua espressione da micetto abbandonato. Graffia.-
Era tutto lí? Eddie credeva ne avrebbe dette di ogni colore e sfumatura, dopo il piú recente dei loro alterchi.
Carol si morse un labbro per trattenere una risatina.-Il Re é ferito?- Gli si avvicinò, e Richie era cosí alto che dovette sollevare un po' il capo per guardarlo negli occhi.-Posso fare qualcosa per rimediare?-
Il giovane posò due dita sotto il suo mento vellutato e sottile, e a Eddie sembrò di star osservando un dipinto per come stavano immobili, compresi nell'elettrico istante che precedeva un bacio.
-Davvero ti piacciono i miei amici?- Mormorò Richie, e il ragazzino dovette sporgersi ancor di piú per udirlo.
-Sí.-
Eddie si accigliò.
Che fosse riuscita ad ingelosirlo?
-Ti avevo chiesto di ballare con Vincent, stasera.- Disse Richie, lasciando ricadere la mano. Carol ne fu piuttosto delusa, al punto che le sue spalle si curvarono.-Invece l'hai lasciato da solo. Un'unica ragazza gli ha fatto la cortesia di accettare un invito.-
Le labbra rosse della giovane si contrassero, e Richie continuò:-É stato inopportuno con te? Ti ha usato violenza?-
Lo stomaco di Eddie si rivoltò al solo pensiero che qualcuno potesse credere Vince capace di un atto del genere.
Ma qualcosa nella voce di Richie gli suggeriva non ne fosse convinto neppure lui.
Carol si avvolse la stola attorno al corpo, come se avesse provato improvvisamente freddo, e gettò a terra il sigaro ormai ridotto alla cicca.
Si prese il tempo di pestarla con il tacco, e mentre guardava a terra, verso le sue scarpe argentate, rispose:-Niente di tutto questo. Non voglio averci a che fare, la sua cicatrice mi fa orrore. Ti sarei grata se non mi chiedessi piú di ballare con lui.-
Eddie ebbe un sussulto, accompagnato da una fitta di dolore al petto. Fu molto difficile per lui trattenersi dal difendere Vince a spada tratta, a costo di farsi scoprire - con che presunzione quella sciocca muoveva tali offese verso uno dei suoi amici più cari?
Richie, intanto, era congelato, e il ragazzino fu sorpreso dalla sua reazione: una parte di lui si aspettava che scoppiasse a ridere da un momento all'altro, rivelando il marciume sospetto. L'altra dovette poco a poco riconoscere la furia nei suoi lineamenti.
-Carol...- Disse tra i denti, e la minaccia era già tutta nel nome.-Come puoi dire una cosa del genere?-
La ragazza sollevò il capo, e Eddie si chiese dove, tra le trame lanuginose della stola, avesse trovato il coraggio di guardare il Re negli occhi dopo la crudeltà che aveva proferito.-Non fingere di non pensarlo anche tu.-
Gli occhi di Richie si allargarono spasmodicamente, due buchi neri pronti ad inghiottirla.-Io ero lì.- Rispose, ancora freddo, rigido. Ma le sue mani erano serrate in un pugno lungo i fianchi.-Ero lì quando l'hanno ferito.-
Carol sollevò leggermente una spalla, non troppo impressionata.-Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere ad una tale tragedia, ma non puoi addossare agli altri...-
-C'era il suo sangue sulle mie mani!- Tuonò Richie a quel punto, facendola impallidire. E anche Eddie, a dieci metri di distanza, sentì il calore defluire dal volto.-La sua faccia era spaccata, Carol! Potevo vedergli i denti attraverso la guancia!-
-Richie, smettila.-
-No!- Il ragazzo prese una buona manciata della stola in una mano.-Tu smetti di comportarti come una ragazzina viziata. Degli uomini sono morti perché tu potessi girare per le boutiques a spendere i soldi di paparino!- La presa sulla stoffa si strinse, e Carol tirò, piano, per togliergliela dalle dita.-I miei amici hanno perso la vita! Dovresti essere grata, Carol. Grata.-
La ragazza diede un ultimo strattone, più forte dei precedenti, e quasi inciampò nello sfuggire improvvisamente alla sua presa.-Credi non lo sia?- Strillò, ancora barcollando.-Vincent non meritava una disgrazia del genere, ma non posso sopportare la sua presenza.-
-Sono io a non sopportare la tua, in questo momento!- Richie indicò con un gesto brusco l'abitazione alle loro spalle.-Entra in casa, Carol. Non intendo tollerare oltre.-
-Non puoi dirmi cosa fare.-
-No?- Richie si ricompose in un battito di ciglia, sotto lo sguardo attonito di Eddie tornò ad essere indifferente e svagato. Infilò le mani nelle tasche del cappotto di panno e girò i tacchi.
Il panico montò nel petto di Eddie - stava camminando proprio nella sua direzione.
Il ragazzino si abbassò ancor di più il cappello sul volto, sperando di essere scambiato per un ubriaco occupato in un pisolino sui gradini, e nel frattempo Carol richiamò Richie per ben tre volte, prima che Eddie sentisse il portone della villetta chiudersi pesantemente, assieme ad un gemito frustrato.
Richie gli passò proprio di fronte - Eddie lo osservò cautamente con la coda dell'occhio e, come previsto, il Re ignorò del tutto la sua presenza, tirando dritto per un altro metro.
Finché il freddo accumulato nel corso della nottata non sortì il suo effetto, e il ragazzino si ritrovò ad emettere un sonoro starnuto, che fece sollevare Richie ad una spanna da terra.
Il primo non ebbe il tempo di risistemare il cappello cascato da un lato, in un istante gli occhi del Re ingannarono la distanza e si puntarono sul suo volto: lo riconobbe, e si immobilizzò.
Anche per Eddie fu difficile muoversi, riprendere a respirare, ma guardare Richie non dire nulla e voltargli di nuovo le spalle per andarsene gli strinse il cuore in una morsa, e non poté fare a meno di alzarsi dai gradini.
-Richard!- Esclamò, scendendo la scalinata.-Aspetta.-
Quel ragazzo lo metteva davvero a dura prova: faceva commenti sprezzanti, insoffribili, si comportava come se nulla al mondo importasse ad eccezione di un paio di belle gambe ed un bicchiere di champagne, e poi urlava contro una donna in strada per difendere Vincent - come se davvero ci tenesse, come se non fosse tutta una recita, alla fine. E ora se ne andava senza neppure rivolgergli la parola, senza accusarlo di aver origliato, senza degnarlo di uno sguardo di rimprovero o di uno dei suoi sorrisetti nervosi.
Eddie quasi faticava a credere che il giovane che aveva davanti fosse davvero il Re. Chi era Richie Tozier per davvero? Perché, con ogni giorno che passava, la sua natura sdoppiata diveniva sempre più evidente, come un nuovo Dottor Jekyll e Mister Hyde?
-Cosa c'è?- Gli rispose, guardandolo da sopra una spalla, ma fermandosi.
Eddie non era ben sicuro di cosa rispondere: che aveva avuto intenzione di dirgli, esattamente? Voleva ringraziarlo, scusarsi? O semplicemente prolungare la sua presenza il più possibile? All'improvviso quasi non sopportava il pensiero che se ne andasse, che svoltasse il vicolo per poi sparire.
Decise di raggiungerlo, ché se gli si fosse fermato di fronte e l'avesse guardato in quegli occhi bui avrebbe trovato le parole che gli mancavano. E intanto Richie si voltò completamente, dandogli tutta la sua attenzione, osservandolo con il capo inclinato, quasi curioso, quasi sorpreso.
-Quel che ha detto Carol...- Iniziò il ragazzino, sforzandosi di mantenere un contatto visivo. Ma la voce gli si bloccò in gola, le ultime sillabe un sussurro appena udibile. Richie sollevò le sopracciglia folte e nere, in attesa.
Non si scusò.
Non era il tipo da farlo, da dispiacersi per ciò che qualcuno aveva sentito e non avrebbe dovuto sentire.
Ma forse era giusto così, pensò Eddie.
Perché avrebbe dovuto scusarsi per le cattive parole di qualcun altro?
-Ti ringrazio.- Completò semplicemente, aprendo un po' le mani, che in quel momento erano vuote, gelate.-Devi tenere molto a Vince...-
-Perché non sei intervenuto?- Domandò Richie, interrompendolo.
Eddie sollevò di nuovo lo sguardo su di lui - non c'era biasimo, né nel suo tono, né sul suo volto. Aveva un'espressione genuina, priva di qualsiasi intensità, che raramente il ragazzino gli aveva visto.
-Io...- Eddie si massaggiò la nuca, le dita tra i corti capelli.-non mi sembrava conveniente. Era una discussione tra te e Carol, con la quale non ho neppure la conoscenza, la confidenza necessarie per intervenire senza essere chiamato in causa...- Non sapeva neppure perché dovesse giustificarsi per non aver inveito contro una giovane dal nulla. Lui non avrebbe neppure dovuto essere lì, ascoltare - perché Richie faceva domande del genere, come se non fosse a conoscenza delle regole base della socializzazione?
Il Re annuì di fronte alla sua reticenza, senza pretendere ulteriori spiegazioni.
Cadde nuovamente il silenzio, e Eddie era sicuro che da un momento all'altro se ne sarebbe andato - "Resta", lo implorava una parte di lui, "parlami ancora".
Eddie voleva di più, da lui. Più di quell'imperturbabilità, del suo essere così inafferrabile, volubile.
-Sono rammaricato per quel che ti ho detto.- Aggiunse. Erano scuse sincere, ma non poteva negare a se stesso che sperava bastassero a far sostare Richie su quel marciapiede assieme a lui ancora per qualche minuto.-Avevi ragione, ho giudicato i tuoi sentimenti senza sapere, non ne avevo alcun diritto. Quello che hai fatto per Vincent, stasera, quel che hai fatto per i miei amici in tutti questi anni... ti sei preso cura di loro, li hai amati più di quanto potessi fare io, seduto alla mia scrivania a scrivere insulse lettere.- Scosse piano il capo. Perché si stava esponendo così, adesso? Perché stava riversando i suoi personali timori su Richie, mostrandogli il cuore lacero, l'amarezza che lo spingeva a terra più della forza di gravità, curvandogli la schiena, la spina dorsale? -In queste due settimane non ti ho recato altro che offese, accecato dall'invidia, dalla consapevolezza di ciò che i miei compagni avevano perso e io non ero in grado di restituire, perché non c'ero, non ho visto, non ho sentito, e tu... - Si morse un labbro, incapace di guardarlo. Se l'avesse visto ghignare, ridere della sua onestà, sarebbe sprofondato nel terreno per non uscirne più.-Ammetto che potresti aver meritato in minima parte il mio astio, ma il mio costante spregio è stato del tutto non sollecitato, e ti chiedo scusa anche per questo.-
Il ragazzino tacque, il palato asciutto, prosciugato come la mente.
E Richie rise - rise davvero.
L'altro, che ancora non osava guardare, sentì un basso gorgoglio provenirgli dal petto, dalla gola, e alzando finalmente gli occhi su di lui vide sulle sue labbra un sorriso. Pieno. Gentile.
Eddie non era neppure stato sicuro, fino a quel momento, che il Re fosse capace di un'espressione del genere, con quel suo volto da demone dispettoso.
Fu come una freccia nel suo cuore, che aprì un'ulteriore ferita - ma non fece male, non sanguinò al pari delle altre.
-Apprezzo le scuse.- Disse Richie, continuando morbidamente a sorridere.-Ma non erano necessarie, Edward. Non ero arrabbiato con te.- Fece spallucce.-So che i miei comportamenti possono essere fraintesi, talvolta, e mi capita di ricevere strigliate del genere più spesso di quanto saresti disposto a credere. E forse, si fosse trattato di qualcun altro, avrei potuto rispondere a tono o esserne risentito, ma ti ho osservato a lungo, e so che non è tuo intento fare del male.- Il suo sguardo, se possibile, si fece ancor più vivido, come se le galassie all'interno delle iridi nere si fossero espanse.-Venderesti la pelle per il benessere dei tuoi amici e non posso dire di non comprenderti, o che non farei lo stesso.-
Eddie quasi mosse un passo indietro, sbigottito.
C'erano davvero troppe informazioni da assimilare nello stesso istante, la situazione aveva preso svolte totalmente impreviste e il rompicapo nella sua testa non faceva che ruotare e ruotare, tentando di ricomporsi, di trovare una soluzione, un ordine.
Richie lo comprendeva? L'aveva osservato? Da quando era capace di una tale spontaneità, delicatezza, autenticità?
E cosa aveva fatto Eddie per meritare quell'attenzione, quella cautela, quel sorriso?
Era quello il Richie che aveva agognato scoprire in quelle due settimane? Dov'era l'amarezza che aveva pronosticato, la crudeltà, la meschinità?
E infine, poteva realmente dirsi sorpreso di non aver trovato niente di tutto ciò in lui? Poteva affermare con franchezza di non aver valutato, neppure per un istante, che Richie fosse migliore di quel che lasciava trasparire?
Eddie decise di credere - che il giovane che aveva di fronte, che gli sorrideva e parlava così apertamente, fosse reale. Che non ci fosse alcun trucco al di sotto, nessun'altra pellicola, corazza, maschera da scostare. E se prima era stata la curiosità a fargli desiderare che non abbandonasse il suo fianco, adesso era un'improvvisa necessità di recuperare il tempo perduto, di trascorrere le ore che li avrebbero condotti al mattino con il vero Richie, una persona che sentiva di poter rispettare.
Di cui potersi fidare, addirittura.
-Io vorrei chiederti...-
-Sì?-
Innumerevoli, incalcolabili erano le domande che Eddie avrebbe voluto fargli, ma ce n'era una che premeva, che pressava come un macigno sul cuore dal giorno in cui si era formata, tre anni prima. Una domanda che nulla avesse a che vedere con Richie, ma che il ragazzino sentiva di poter rivolgere solo a lui.
Tornò a sedersi sulla gradinata di marmo, ritrovandola gelida, e quella costanza, la durezza del materiale, gli diedero poco a poco la forza di proseguire, mentre il Re lo scrutava dall'alto, un piede posato su uno scalino.
Eddie, rannicchiato, era quasi compreso tra le sue gambe, ma quella vicinanza non lo turbava - gli dava conforto. Voleva che ciò che stava per dire rimanesse tra loro.
-Prima, mentre discutevi con Carol, hai affermato di aver visto con i tuoi occhi la ferita di Vincent.-
-È così.-
Il ragazzino era grato che Richie non lo stesse incalzando nel parlare, che l'avesse seguito a ruota verso le scale senza chiedere cosa stesse facendo, dove stesse andando.
-C'eri quando sono stati feriti anche Reggie ed Ern?-
Il giovane poggiò anche un gomito alla balaustra, il capo leggeremente inclinato, quasi poggiato sulla spalla. Doveva essere stanco.-Sì, Edward. Eravamo nella stessa squadra, fianco a fianco.-
-E c'eri anche quando Sam, Jack, Paul... li hai visti morire?-
Richie aggrottò le sopracciglia.-Non credo di capire...-
-Non so cosa gli sia successo.- Ammise Eddie a quel punto, alzando gli occhi su di lui, grandi, fervidi.-Non ho idea di come siano morti, ed è un tarlo che mi corrode il cuore.- Richie fece per parlare, ma il ragazzino lo sovrastò, quasi temendo la risposta.-Non ho mai avuto il coraggio di chiederlo agli altri, non volevo arrecargli anche il dolore del racconto, oltre che quello della vista... e so che scaricare su di te questo peso, ora, è chiedere troppo. Comprenderei se non volessi...-
-Eddie.- Richie si sporse, posandogli una mano sulla spalla, e il ragazzino tacque. Era il suo soprannome, quel che gli era uscito dalle labbra? Aveva un suono talmente dolce, e anche le dita sulla stoffa del suo cappotto lo erano, calde attraverso il panno, rassicuranti.-Te ne parlerò. Ti dirò qualsiasi cosa tu voglia.-
Il costato di Eddie fu scosso da un sentimento - talmente remoto, lontano nel tempo, che all'inizio neppure fu in grado riconoscerlo.
Ma incontrando gli occhi di Richie, così calmi, profondi, nonostante incombessero su di lui, le rocce acuminate presero a poco a poco a rotolargli via dal petto. Capì: era sollievo. E non poté che essergli riconoscente.
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Myrtle Avenue ✴ Reddie
RomanceBrooklyn, NYC, 1921. Eddie Kaspbrak e Richie Tozier sono solo due ragazzi della Generazione Perduta che si incontrano in un bar.