Dinner at Levi's

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Sono davanti alla porta di casa e faccio un respiro profondo come per calmarmi, non sono mai stato a mangiare da qualche vicino dopo che lo conosco da così poco tempo, come con Levi, ma credo che sia giunta l'ora di ascoltare Naruto; per lui è sempre stato facile, visto che riesce a parlare anche con i sassi, mentre io preferisco stare sulle mie.

Metto la mano sulla maniglia, in uno slancio di non so cosa esco da casa perché se esito so che non uscirei da casa manco morto e mi giro per chiudere a chiave per poi avviarmi verso l'ascensore, ma solo ora mi accorgo che non so il numero della porta così decido di scrivere al moro mentre chiamo l'ascensore; in quel preciso istante le porte dell'ascensore si aprono mentre mi sposto per far passare la persona.

-Moccioso! - sento la voce a me famigliare che fa alzare subito il mio sguardo, Levi è appoggiato al muro a braccia conserte che mi guarda.

-Levi? - chiedo sorpreso come un idiota, lui si muove verso di me e avvicina il suo viso al mio, fino a che le nostre labbra quasi si toccano... poi per qualche secondo ci guardiamo.

-È il mio nome, moccioso - mi risponde con voce bassa e rocca mentre io deglutisco l'aria non sapendo cosa fare. I nostri occhi seguono una danza di sguardi che lui fieramente conduce; tiro indietro la testa d'istinto, ma per lui sembra essere abbastanza da ritrarsi.

-Cosa ci fai qui?- chiedo con la poca dignità che penso di avere con lui. Solleva un sopracciglio ed è l'unica cosa che cambia nel suo volto da quando è qui.

-Ti sono venuto a prendere, non sai dove abito esattamente... - comincia lui con la voce che è tornata priva di emozioni. Comincio a spostare il peso da una gamba all'altra, anche se mi stanno cominciando a bruciare i muscoli dal fatto che sono stato tanto in piedi.

-Andiamo, va. 'Che se no il cibo si raffredda - dice sbrigativo, facendomi passare per entrare in ascensore. Cerco in tutti modi di non appoggiarmi alle pareti nonostante i muscoli che mi bruciano, mentre lui schiaccia il pulsante del suo piano. Sono troppo concentrato sulle mie gambe per vedere il piano. Il mio corpo sta per cedere, infatti, mi aggrappo ai miei tripodi più forte che posso per non cadere. Strizzo gli occhi fortissimo per la fatica; ma all'improvviso sento che il mio corpo è avvolto da un calore. Apro gli occhi e mi trovo sollevato da Levi, che mi sta tenendo con un braccio solo, come se fossi un bambino, per avere una mano destra libera.

-Non dire niente - mi ordina in modo piatto. Mi sento a disagio ma faccio come dice, sembra che per lui io non peso niente e solo ora mi accorgo di quanto sia realmente muscoloso... più di quanto si possa pensare vedendolo così. Poi sono risvegliato dai miei pensieri a causa del rumore delle chiavi che girano per aprire l'appartamento 820.

Entriamo, mi posa sul divano delicatamente per poi tornare indietro e chiudere la porta con un giro di chiave che poi lascia dentro la serratura; come per dire che se me ne volessi andare, il più in fretta possibile, avrei potuto farlo senza problemi.

Mi guardo attorno per vedere la casa, non è molto grande e il colore dominante è il nero, infatti, tanti mobili sono di legno nero. Nonostante tutto è ben arredato, si vede molto che manca una famiglia, ma ci sono diverse fotografie che decido volontariamente di ignorare perché voglio rispettare i suoi spazi.

-Grazie - dico semplicemente, lui fa solo un cenno con la testa e tra di noi c'è il silenzio imbarazzante per qualche secondo.

-Mangiamo? - mi chiede lui mentre mi toglie le scarpe e poi le porta vicino all'entrata per togliere anche le sue.

-Non avresti dovuto. Lo so fare benissimo anche da solo - gli rispondo a braccia conserte, lui mi si avvicina lentamente mentre si scompiglia i capelli neri con una mano in modo molto sensuale.

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