Levi and L

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Apro gli occhi e li sbatto più volte per mettere a fuoco la stanza. Una volta che capisco di essere nella mia stanza, mi stiracchio sbadigliando e scivolando con poca grazia fuori dalle coperte per poi dirigermi con passo strisciato verso il bagno.

-Mi fanno male le gambe…- mi lamento mentre con non poca fatica mi siedo sullo sgabello che ho posizionato davanti al grande specchio che abbiamo in bagno. Dopo essere sicuro di essere quanto meno presentabile, decido di scendere e vedo che non c’è nessuno.

-Sophie! Julien! Siete in casa?!- chiamo a gran voce per farmi sentire, ma non ricevo nessuna risposta. Vedo sul tavolo un biglietto che mi dice che entrambe sono uscite e che ci vedremo stasera. Guardo l’orologio che segna le undici del mattino, ma ho un leggero languirono… così decido di prepararmi qualcosa come il caffellatte.

-Mio dio, che freddo!!- dico ad alta voce mentre alzo la temperatura della casa. Il fatto che io parli da solo non è una cosa rara, anzi, lo faccio quasi sempre quando sono solo per tenermi compagnia oppure metto su la musica classica. Accendo la televisione che ho collegato con il mio account di Youtube, e mi metto a cercare della musica da ballo, ma in quel momento mi viene la voglia risentire la canzone che ho sentito al concerto e con un po’ di titubanza scrivo il nome del gruppo; però mi ricordo che non so il nome della canzone. Potrei chiedere ai miei fratellastri o amici ma non voglio che si facciano strane idee; siccome non so a chi chiedere, lascio aperta la schermata di ricerca mentre mi prendo le cose per la colazione pensando a chi chiedere senza che faccia troppe domande. Per sbaglio inciampo nel mio tripode che mi fa perdere momentaneamente l’equilibrio, ma proprio all’ultimo riesco a riprenderlo in qualche modo e tiro un sospiro di sollievo.

Metto su il caffè come mi ha insegnato Sophie per poi cercare di prendere la mia tazza preferita, che però si trova in alto. Così per raggiungerla mi devo allungare fino a mettermi in punta di piedi; il che è particolarmente pericoloso dato che non ho molto equilibrio, ma in quel momento succede cioè che temevo e mi cade la tazza sul pavimento, rompendosi in mille pezzi.

-Verdammt!!- impreco mentre mi inginocchio per prendere i cocci della tazza, ma in quel momento sento il capannello suonare e, preso dallo spavento, mi ferisco con uno dei cocci filati. Decido di aprire la porta, nonostante il dolore alla mano e il fatto che sanguini.

-Oi! Tutto ok? Ho sentito il rumore di vetri che si rompevano- mi chiede il mio vicino, Levi, con voce piatta e il volto più inespressivo che io abbia mai visto. Nel mentre io nascondo la mano che sanguina dietro la schiena.

-No, no tranquillo!!- gli rispondo, sventolando la mano. Solo allora mi ricordo che quella mano sanguina. Lo sento afferrarmi la mano delicatamente per non farmi male, per poi guardarla per qualche secondo.

-Sei in casa da solo?- chiede senza troppi giri di parole e io, che sono ancora mezzo scemo per colpa del suo tocco, semplicemente annuisco. Lui in tutta risposta, mi prende in braccio come se non pesassi niente e mi posa delicatezza sul divano. 

-Hai per caso un kit di pronto soccorso in casa?- mi chiede, mentre mi riprendo per poi assumere uno sguardo truce.

-Perché sei qui? Cosa vuoi da me?- ribatto freddamente. Lui si blocca per qualche secondo e si gira verso di me sempre con il suo volto inespressivo; tra di noi c’è una battaglia di sguardi.

-Vedo che sei sempre molto simpatico e gentile con le persone che ti vogliono aiutare- mi dice in modo sarcastico, incrociando le braccia, per poi guardarmi alzando un sopracciglio.

-Non la voglio la tua schifosa compassione, né la tua né quella di nessun altro- gli rispondo facendo una smorfia. Odio quando mi guardano come se fossi un cane bastonato e sono gentili solo perché sono disabile. 

You're my new DreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora