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Continuavo a rigirarmi nel letto sentendomi sempre stanca senza aver fatto nulla in particolare.

Mi manca Harry.

Mi manca da morire e non posso fare a meno di pensare che la colpa è mia, anche se nella lettera avevo scritto il contrario ancora una volta le mie paranoie e le mie insicurezze avevano avuto la meglio. Sono passate due settimane e le ho passate ferma nella mia camera a piangere, a ripensare al nostro ultimo momento insieme e a sperare di non ricadere nella vecchia routine.

Val continuava a bussare alla mia porta per vedere se stavo bene e se avevo fame, ma non rispondevo mai e se lo facevo la mia voce usciva in un sussurro perché non avevo le forze neanche per parlare. All'inizio non andava neanche tanto male, mangiavo e andavo dalla dottoressa, ma più i giorni passavano più sentivo che mancava qualcosa - o qualcuno. E con la consapevolezza che ormai dovevo arrendermi e lasciare andare Harry, ero arrivata al punto di saltare gli appuntamenti e avevo cominciato a non mangiare più.

"Samantha devi mangiare, non farmi incazzare!" Sentì la voce di Val alzarsi e sospirai.

"Non ho fame Val, per favore." Piagnucolai portandomi le coperte sul mio viso.

"Okay, lo hai voluto tu." La sentì borbottare qualcosa e poi sentì i suoi passi si allontanarono. Sospirai di nuovo asciugandomi le lacrime con il lenzuolo e cercai di tirarmi a sedere senza far caso al mio giramento di testa. Presi un respiro profondo e mi alzai dal letto sentendo tutte le ossa far male.

"Che cazzo di problemi ho." Piagnucolai passandomi le mani tra i capelli per tirarli. Ricominciai a singhiozzare e mi accasciai a terra stringendo le gambe al petto.

Non poteva fare così male. Non era umanamente possibile sentire un dolore fisico e mentale così forte.

"Sam, ultima possibilità. Apri la porta." Cercai di tapparmi la bocca per non fargli capire quale fosse il mio stato, ma qualche singhiozzo più alto la fece allarmare.

"Sam?" La sentì allontanarsi di nuovo continuando a parlare a bassa voce, facendomi capire che c'era qualcun'altro lì con lei. Mi portai una mano sul petto e tornai a concentrarmi sul mio respiro più veloce e sul dolore che sentivo al petto.

"Non ora ti prego." Mugolai tenendo gli occhi chiusi e poggiando la testa al letto dietro di me.

"É qui?" I miei occhi si spalancarono appena sentì la voce di Harry ma non osai muovermi.

"Sam?" Non riuscì più a trattenere i singhiozzi e spostai la mano dalla mia bocca. Sentì il suo pugno colpire la porta mentre io cercai di alzarmi per sedermi sul letto, ma le mie gambe non riuscivano neanche a reggere il mio peso.

"Sam apri questa cazzo di porta!" Urlò facendomi sobbalzare. Cercai di prendere dei respiri profondi e poi, con qualche difficoltà, parlai.

"Che ci fai qui?" Chiesi sforzando la mia voce ad essere più alta.

Non poteva vedermi così.

"Pulce, ti prego." Il suo tono supplicante mi fece rabbrividire e fui costretta a tapparmi di nuovo la bocca con la mano quando un singhiozzo più violento smorzò il mio respiro.

"Va via, così peggiori tutto Harry." Le mie mani tornarono tra i miei capelli mentre sentì Harry imprecare più volte prima di scontrare nuovamente il suo pugno contro la porta.

"Samantha, ti giuro che se non apri butto giù la porta!" Sospirai e decisi di rimanere in silenzio sperando che si sarebbe arreso. Il silenzio dall'altra parte della porta mi fece pensare che si fosse stancato di aspettare e tirai un altro sospiro. Quando però la serratura della porta scattò mi ritrovai ad abbassare il viso per poggiare la fronte sulle mie ginocchia e in meno di due secondi mi ritrovai Harry chinato davanti a me.

Hypnotized |H.S|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora