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Corsi fuori dal locale, la paura prese il sopravvento su di me.
Le persone mi guardavano, e andavano via.
Mia madre era in superficie, a combattere contro un'enorme minaccia per noi.
Mio padre, non l'avevo mai visto in vita mia.
Le uniche persone che sono state con me erano i miei zii, anche se ormai anche loro erano morti.
Ora, mi ritrovo in un locale, uno strano locale, gestito da un uomo che non fa altro
La città sotterranea è piena zeppa di criminali, le donne non hanno altre opzioni: o lavori nel bordello o rubi.

"Zio, Zia! Dov'è la mamma!?" , domandai, e loro mi guardarono con volti malinconici.
"Aiuta a combattere un nemico che non riusciamo a toglierci davanti facilmente, lo fa per tutti noi"
Rimasi sorpresa.
Non capii di cosa stavano parlando, qui non succede mai nulla, e soprattutto non si hanno mai notizie del mondo in superficie.
"Però è meglio che ora tu vada a dormire" , mi ordinarono, e io ubbidii immediatamente.

Quando arrivò il giorno del mio quinto compleanno mi accorsi di quanto orribile era vivere lì.
Gli unici amici che avevo erano Furlan Church, un ragazzino un anno più grande di me, alto e biondino, e Isabel Magnolia, una bambina sfrenata, sempre in movimento.

<<Tanti auguri t/n! Sei l'amica che tutti desiderano!!!>>

Rimasi a lungo a riflettere su quelle parole: non mi ero mai effettivamente fidata, sapevo che prima o poi se ne sarebbero andati anche loro, come hanno fatto mamma e papà.
Quando conobbe il nipote di un prestigioso assassino della nostra città lo persi completamente di vista, non ci parlammo più e io fui costretta a rimanere sempre in casa.

In mente mi saltò subito un ricordo che avrei voluto togliere via dalla mia mente per sempre.
Quando persino i miei zii mi abbandonarono.
"Buongiorno zio! - urlai, felice - "Buongiorn-"
Spalancai gli occhi e sbiancai in viso.
Ero terrorizzata da quello che avevo appena visto.
Le lacrime cominciarono a scendere da sole, e immediatamente mi inginocchiai sul pavimento per sperare che fosse solo un brutto scherzo.
O magari un incubo.

(ANGOLO AUTRICE: da qui sotto, la storia non è ancora stata riscritta)

Dopo alcune settimane, un uomo mi venne a prendere, sapendo che ormai non avevo nessuno con cui stare.
<<Lasciami stare!>> Urlai in lacrime.
Venne verso di me tirandomi uno schiaffo e lanciandomi per terra, trascinandomi fino ad un locale.
<<D'ora in poi lavorerai qui, sei sotto il mio controllo>>
Ero terrorizzata da quell'uomo, quando non sapeva come gestire il locale mi picchiava, faceva ricadere tutte le sue colpe su di me.
<<Il locale non sta andando avanti per colpa tua ratto di merda!>> Disse tirandomi un calcio nello stomaco.
Volevo scappare, ma sapevo già che sarei finita in qualche bordello o che mi avrebbe trovata subito.
Che vita di merda.
Ogni tanto passava la polizia militare, direttamente dalla superficie ma appena quell'uomo la vedeva mi nascondeva subito.
<<Un giorno finirai proprio come quelle>>
Mi ripeteva in continuazione queste parole, ero troppo piccola per capire ciò che stava succedendo.
Ogni giorno, una marea di uomini occupava quel locale, giravano delle signore, a molto carine che però non erano tanto felici di stare lí.
C'era anche un bambino, davvero messo male, che spesso si affacciava da una porta per guardare una signora dai capelli corvini, probabilmente sua madre dato che si assomigliavano tanto.
La donna sorrideva, un sorriso falso, falsissimo.
Ma perché?
Alcuni la chiamavano Olympia, altri solo Kuchel.
Quando incrociavamo i nostri sguardi, la donna sorridendo si metteva quasi a piangere.
Un giorno, quell'uomo era mancato per un po' in negozio,così quella donna decise di avvicinarsi a me.
Ero impaurita, non conoscevo nessuno di qui, avevo 7 anni ed ero cresciuta, ma continuavo a non capire perché la donna era tanto triste.
Sì portò dietro il suo ipotetico figlio, che si nascondeva dietro il vestito della madre.
<<Ehi, ascoltami bene, appena puoi scappa da questo posto, fidati, non è affatto piacevole stare qui>>
Non sarà mica, il cosiddetto "bordello"?
La guardai annuendo, speravo che un giorno sarei tornata da mia madre.
La donna si allontanò, per poi tornare nella sua stanza.
Da lì, appena quell'uomo andava via veniva da me, dandomi qualcosa da mangiare.
Dopo qualche mese non la vidi più, ma dove poteva essere finita?
Un giorno, si avvicinò proprio lui al bancone del bordello, Kenny Ackerman.
<<Vorrei vedere Kuchel, Kuchel Ackerman>>
<<Aaah Olympia, beh è da un po' di mesi che è stata colpita da una malattia quindi ora è costretta a rimanere a letto>>
<<Sono suo fratello, me la faccia vedere>>
Dopo le parole di Kenny scoppiai quasi a piangere, Kuchel era l'unica che mi faceva sorridere quelle poche volte.
Kenny, quando uscí dalla stanza della sorella si portò dietro suo figlio.
<<Ehi tu, ratto, vammi a prendere due mele e del pane>> Disse spingendomi fuori dal bordello.
Nella città sotterranea, si viene a conoscenza di tutto ciò che accade in superficie.
Mi ricordavo a memoria la strada, l'uomo che gestiva quel negozio di alimentari era molto gentile con me, infatti rimanevo sempre lì per un po' di minuti per fuggire dal locale.
Camminando per le case, vidi per terra un giornale stropicciato, probabilmente gettato a terra da qualcuno, chissà cosa ci sarà scritto.

Notizie in primo piano:
Il corpo di ricerca ha confermato la morte dell'11esima comandante del corpo di ricerca,Alicia Langnar, quest'ultima è caduta durante una ricognizione fuori dalle mura.
Al momento, sua sorella, Ilse Langnar e i cadetti addestrati dalla comandante hanno inoltre confermato che le spedizioni saranno al momento sospese.
In seguito alla sua morte è arrivata voce che la comandante Langnar abbia una figlia nella città sotterranea anche se non si sa l'identità di quest'ultima,il corpo di ricerca si assume la responsabilità di portarla in superficie a tutti i costi.

Lasciai cadere il giornale per terra, cominciando a piangere a dirotto.
Mia madre era morta, e io non sono stata nemmeno un secondo vicino a lei.
Mi hanno mandata qui sotto a marcire, ad essere continuamente picchiata da un uomo che gestisce quella merda di bordello.
Non ne volevo sapere più nulla, cominciai a mettere da parte qualche soldo per pagare l'uscita da questa città ed andare in superficie.
Vendicherò mia madre a tutti i costi.
Tuttavia, se non mi davo una mossa a comprare quelle cose quel porco sarebbe venuto a cercarmi, quindi corsi fino al negozio, trovando come sempre quel signore anziano che vendeva la sua merce.
Sgranó gli occhi, vedendomi piangere.
<<t/n, cosa ti succede?>>
<<M-mia madre~>>
Capí subito di cosa parlavo, era la prima persona ad essere informata sulla superficie, perciò si avvicinò a me abbracciandomi.
<<E così vuoi andare in superficie? ti consiglio di fare molta attenzione, i costi sono piuttosto elevati e se fai la furbetta e vieni scoperta è morte assicurata>>
Dopodiché, avevo accumulato davvero pochi soldi anche se nel giro di tre mesi, ed era anche arrivato il mio compleanno anche se nessuno lo sapeva.
Perciò, come ogni giorno, andavo a prendere del cibo per il bordello.
<<Vai a prendere del cibo razza di ratto!>>
Corsi fuori dal locale, tutta intimorita, stavolta avevo graffi e lividi dappertutto.
Ero davanti al bancone delle patate, ne stavo prendendo tre quattro, credo bastassero.
Si avvicinò una donna, sulla ventina, con degli occhiali e i capelli raccolti in una coda di cavallo decisamente disordinata.
Non era di qui, portava una giacca beige, con lo stemma del corpo di ricerca.

𝐋𝐎𝐒𝐓 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌𝐒 - 𝘓𝘌𝘝𝘐 𝘈.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora