1. Fuoco e cristalli

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C'era l'inchiostro sbavato, le pagine ancor più fragili della carta velina, fradicie, una attaccata all'altra, le immagini stampate in bianco e nero sembravano muoversi da sole sotto effetto di qualche strana magia. L'odore di caffè ora era ancora più forte.

Sul foulard ben stirato, pulito e annodato come si deve attorno al colletto, comparve una nube sbiadita dall'odore di chicco di caffè tostato, o peggio, bruciato. 

Dal tavolino iniziarono a colare gocce bollenti di quella che era un'attesa colazione. Solo un croissant al miele rimase. 

-Per l'amor del cielo, guardi a dove mette i piedi!- una voce acuta e irritata attirò l'attenzione degli altri clienti, ognuno impegnato a leggere il giornale, o sorseggiare un tè, o a perdersi nella lunga lista degli impegni giornalieri. 

Il cameriere, desolato e tremante, si scusò varie volte prima di sistemare il disordine causato da una semplice caduta. 

-Ginevre, calma. Può portarci un'altra copia del giornale, per favore?- chiese una voce più pacata e calma, leggermente nascosta da un accenno di barba. 

-Certamente, scusate ancora. Signora, gradirebbe un altro caffè?- sorrise il ragazzo, cercando di rimanere clamo. All'apparenza sembrava avere poco più di diciott'anni, una corporatura minuta e dei simpatici occhiali che incorniciavano due occhi smeraldo. 

Miss. Laurent accennò ad un sorriso, che parve più una smorfia che un segno di empatia, per poi ordinare un semplice bicchiere d'acqua. 

-Dunque ti ostini a non fidarti, Adrien? Devi per forza sfogliare le pagine di un quotidiano, prima di discuterne, giusto?- trascinò una risata all'interno della frase, la donna, con un briciolo di fastidio. Miss Laurent odiava essere contraddetta.

-Mi fido ciecamente, solo che preferisco avere qualche dettaglio in più a riguardo, la vicenda ha fatto il giro di Parigi, persino i turisti ne discutono- affermò l'uomo. 

"Debois in fiamme" era il titolo di ogni giornale, quel giorno così particolare. "Agli studenti della Debois verrà tolta la loro casa, la dimora che fin ora li ha ospitati, le aule affrescate ed i giardini: quando un incendio sconvolge i piani" lesse ad alta voce il proprietario della caffetteria, mentre sfiorava i baffi affilati. 

La Debois, una grande università prestigiosa francese, rasa al suolo da un misterioso incendio; era questa la grande notizia, non c'era bocca che non ne parlava. 

La notte tra il 2 ed il 3 febbraio, tra i saloni e le aule di questa accademia, si innalzò un incendio dalle alte lingue di fuoco, che accerchiarono la struttura, con le sue mura storiche, per poi farne rimanere solo brandelli di storia, libri e vecchie statue.

Per gli abitanti della zona, la Debois era l'Università più prestigiosa, rispettosa e di livello, un simbolo, quindi l'accaduto sconvolse un pò tutti, dispiacque. 

Ma tra tutti, ad organizzarsi il prima possibile erano i professori. Oltre alle circostanze misteriose dell'incendio c'era infatti il problema degli studenti, costretti a spostare dormitori e lezioni presso altre sedi. 

-Dunque, miss Laurent, ci ritroveremo ad ospitare altri studenti, altri docenti e... ahimè altri problemi- commentò l'uomo, prima di alzarsi, indossare le giacca e dirigersi verso il bancone.

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-Georgia, su con quelle valigie! Tesoro, dalle una mano, per favore, non voglio fare tardi. Richard,   è arrivato l'autista?- la voce frenetica di Miss Chesear risuonava per le scalinate, per i corridoi, per i grandi saloni della reggia di famiglia di Mr. Chesear, ricco borghese parigino, figlio di un imprenditore ed ereditario di una casa editrice. 

-Signora, l'auto è pronta, mi dica quando posso portare le valigie - sorrise il maggiordomo, Richard Brown. 

-Grazie caro, non appena mia figlia sarà pronta, prima o poi, partiremo- sospirò stanca la donna. 

Indossava un vestito che le arrivava sotto al ginocchio, di un color petrolio, accompagnato da un mantello nero che le copriva le spalle fino ad arrivare alla vita, mentre ai piedi risplendevano dei tacchi neri. Al collo catturava lo sguardo una collana di perle, mentre alle orecchie aveva fissati due diamanti. Una nobile, in quel momento con poca pazienza. 

-Georgia, se non scendi entro due minuti sappi che arriverai in ritardo, e non voglio che si infanghi l'onore del tuo nome, quindi datti una mossa!- non osava mai gridare, urlare o rimproverare con voce i due figli, Georgia e Robin, perdendo la pazienza. Era una donna calma, severa, delle volte fredda, ma mai irascibile e incontrollabile. Il contegno, per lei, era tutto. 

-Sto scendendo mamma!- la avvisò la figlia, sentendosi richiamare la seconda volta. 

La ragazza scese le numerose scalinate, mentre il rumore del leggero tacco delle scarpe accompagnava il suo passo svelto verso l'atrio. 

Un grande lampadario in cristallo illuminava la sala immensa, decorata da alti e imponenti scaffali di libri, colonne ornate da dettagli in oro e pittura, e di tanto in tanto mezzi busti scolpiti in marmo. Un grammofono era esposto sotto un fascio di luce che proveniva da una vetrata, al centro della sala vi era un piedistallo che sorreggeva un enorme pianoforte e vicino, poggiata ad un supporto, una viola. 

Vicino al portone d'entrata erano accasciate, l'una sull'altra, una dozzina di valigie, borsoni e scatole, pronte per essere spedite alla Lefevre, Academia d'arte prestigiosa di cui Georgia faceva parte. 

La ragazza, già vestita con gonna e camicia della divisa, arrivò all'auto assieme alla madre, con un volto inespressivo e serio, proprio come lei. 

In pochi minuti arrivarono difronte ai giardini della grande Accademia, con bagagli scaricati e finalmente un sorriso comparve nel volto della ragazza, solo per la sensazione di esser tornata a casa. 

Un sorriso che presto scomparve. 

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Angolo autrice :) EHY RAGY, NUOVA STORIA PIUTTOSTO DARK ACADEMIA, ISPIRATA POI AD UNA SHIP CHE AVEVO IN MENTE DA UN PO'; VEDRO' OGNI QUANTO AGGIORNARE ANCHE PERCHE' NE HO UN'ALTRA DA FINIRE, SO... VEDIAMO COME ANDRA' A FINIRE <3

BYE AND ALL THE LOVE :) 








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