5. Distratto

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-Leroy... Lewis... Martin... Meroul... - Il professor Chevalier, docente di filosofia, pronunciava l'elenco controllando gli alunni presenti nell'aula. 

Ogni singola stanza dell'edificio era immensa, ma gli occhi attenti di un professore si accorgevano di un'assenza anche in una classe di quaranta alunni. 

-Mysack? è assente, ragazzi?- chiese la voce seria dell'uomo, da sotto la barba corta e ben curata. 

Nessuno rispose, chi era interessato a tirar fuori appunti, carta e penna, chi pensava ad altro, chi non prestava attenzione fino a quando la vera e propria lezione non fosse iniziata.

-...Assente- intuì il prof, sospirando e segnando a matita una croce nel registro. 

La spiegazione iniziò poco dopo, con la voce calda e profonda del professore che introduceva Aristotele e il sottofondo del rumore del gesso contro la lavagna.

-... Quindi, ragazzi, un'idea sarebbe associata ad una molteplicità di oggetti, sentimenti e aspetti diversi del mondo fisico; il mondo delle idee, secondo il nostro Aristotele, non è capace di spiegare il mondo fisico, pertanto lui stesso nega l'esistenza del mondo delle...- venne interrotto da una porta spalancata improvvisamente. 

La lezione era ormai iniziata da più di un quarto d'ora, quindi il ritardo venne segnato, richiedendo anche di parlare a fine lezione con l'alunno interessato. 

-Mysack, è in ritardo, e di molto. Non dovrei nemmeno farla entrare, stando al regolamento- disse con autorità Chevalier, guardandolo dritto negli occhi color nocciola. 

-Mi dispiace, non era mia intenzione- accennò un sorriso spensierato, come se non gli importasse davvero. 

-Si sieda e segua la lezione, il reso degli appunti li chiederà a qualcuno. Che non si ripeta- chiarì l'uomo, prima di voltarsi nuovamente e tornare a parlare di idee, pensieri e riflessioni.

Il ragazzo arrivò alla terza fila, si sedette sulla prima sedia trovata, senza nemmeno far caso a chi aveva vicino. 

Prese un foglio di carta, lesse le prime due parole scritte alla lavagna (di cui comprese solo le iniziali) ed intuì l'argomento del giorno. Un titolo scritto a penna, qualche parola riportata che catturava la sua attenzione, ma poco dopo si distrasse. 

"Non puoi tornare indietro, smettila di pensarci" 

"A cosa ti porta tutto questo? Non sono sensi di colpa, hai fatto la cosa giusta"

"Non è stata una cattiva decisione, è solo il modo di affrontarla che rende difficili le cose"

"Sono solo le conseguenze di ciò che era necessario, deve essere così"

A ricordargli tutto era la camicia ancora sgualcita, la sensazione del vento attraverso di essa, il freddo che ORA sentiva, ma prima, semplicemente non aveva tempo per pensare anche a quello. 

Sentiva degli occhi osservarlo, se ne accorse quando quel rumore di matita che fin dall'inizio accompagnava i suoi pensieri cessò. Lo sguardo addosso non gli dava fastidio, lo sentiva, ma altrettanto semplicemente lo ignorava. 

La lezione finì prima che i pensieri del ragazzo terminassero, così lui rimase al suo banco, a fissare il foglio con qualche scarabocchio che doveva almeno assomigliare agli appunti di quel giorno. 

Il professore aveva lasciato l'aula da un pò, quando capì che era davvero troppo tardi per poter rimanere solo in un aula vuota. O quasi solo. 

-Come ti chiami?- chiese una voce curiosa dall'altra parte dell'aula.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22, 2021 ⏰

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