2. L'opposto occasionale

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Il sorriso si trasformò in un'espressione confusa. 

Le vie dei sentieri che portavano alle varie entrate della scuola erano rallegrate da chiacchiere, risate e tanti, tanti ragazzi e ragazze. Molti più rispetto al solito, pensò Georgia, ancor prima di udire le lamentele della madre. 

-Insomma, con la retta che paghiamo, questo baccano è la nostra accoglienza? Dimmi, Georgia, è questo il solito bentornato che ricevi?- chiese scettica la donna, come la ragazza aveva previsto. 

-No, mamma, non esattamente. Non preoccuparti, ci sarà stata un'assemblea particolare, o forse il recupero degli esami- ipotizzò lei, cercando di apparire sempre più tranquilla possibile. Ma non lo era, affatto. 

Il caso volle che quella mattina non fosse arrivato il solito quotidiano a casa Chesear, quindi la madre non era al corrente della novità che scosse giovani e docenti. 

Georgia, invece, ne aveva sentito parlare, aveva dedotto che gli sfortunati della Debois dovessero quindi trovare una soluzione. Eppure non si immaginava di ESSERE la soluzione stessa. 

Fatto sta che realizzò quasi subito cosa le aspettava di lì in poi, e non osava immaginare la tragedia che ne avrebbe fatto il padre, e le discussioni che ne avrebbe tratto la madre, e le domande che avrebbe posto il fratello. 

"svegliatemi da quest'incubo" pensò, ma invece di ricevere uno schiaffo, uno spintone o un cenno, si ritrovò travolta da due mani che le coprivano gli occhi. 

-Indovina chi sono...- disse una voce squillante e allegra, del tutto contrastante con ciò che avveniva nella sua mente. 

-Tyssian, togli le tue mani da mia figlia, prego. la destabilizzi- ridacchiò la madre, con tono sarcastico. 

-Ciao Andy, buono il caffè del giorno?- intuì Georgia dall'odore di caffè che le mani della ragazza avevano. 

Andromeda Tyssian, studentessa del quarto anno presso l'accademia delle Arti di Lefevre, nonché migliore amica e solitamente compagna di stanza di Georgia. Figlia di un notaio e di una maestra d'asilo, la ragazza avrebbe frequentato anche quell'anno  i corsi di Scultura e Pittura, oltre che ai corsi in comune con gli altri. 

Aveva le gambe ben slanciate fasciate da calze nere, stivaletti con tacco che le coprivano la caviglia, una camicia bianca infilata sotto dei pantaloncini corti che le arrivavano poco sopra il ginocchio e un golfino di cotone leggero che arrivava quasi a terra, quasi come un mantello da chiromante. 

La ragazza non entrava proprio nelle grazie della signora Chesear, ma era anche una delle poche vere amiche della figlia, quindi la accettava, o meglio, tollerava. 

-Bene, tesoro, fatti aiutare con i bagagli, io devo andare. Chiama tuo padre stasera. Buona giornata- detto questo se ne andò, accennando un sorriso ad Andromeda. 

Dopo alcuni secondi passati sotto un sole che nemmeno scaldava l'atmosfera, le due iniziarono a parlare tra loro.

-Allora... nuovi tipi dalla Debois? Si rimorchia- scherzò Andy, facendo ridacchiare la ragazza. 

-Sicuramente. Devo recuperare tre esami di Architettura e un progetto di fotografia, poi devo rimettermi al passo con il giornale dell' Accademia...- iniziò il suo lungo elenco, prima di essere interrotta da...

-Scusa, per caso sai dirmi dove si trova l'aula magna?- chiese un ragazzo dall'aria svampita, con gli occhi che vagavano in ogni angolo osservabile, curiosi  e attenti ad ogni dettaglio, invece che all'espressione stranita della ragazza. 

-Sei nuovo di qui, ragazzo?- ammiccò Andromeda, tirando leggere gomitate all'amica, che, di tutta risposta, sbuffò altezzosa. 

-Perché, voi non lo siete?- la risposta fece ridere Tyssian, mentre Georgia sembrava sempre più infastidita da tutti questi nuovi alunni. 

-L'aula magna- la ragazza prese un bel respiro -è al terzo piano, tra i vari uffici. Non è difficile trovarla, sai, è la più grande- spiegò come se parlasse ad un bambino, quasi senza volerlo, come era solita fare. 

-Strano, pensavo fosse lo sgabuzzino del seminterrato- scherzò il ragazzo, fulminato dal suo sguardo. 

-Non capisco, allora, il motivo per cui l'hai chiesto, date le tue intuizioni evidentemente non concordanti con il termine AULA MAGNA- rispose a tono lei, ottenendo un'espressione confusa da parte del ragazzo. 

-Sono tutti così, andiamo su- la tirò per un polso Andromeda, allontanando Georgia dal ragazzino, rimasto spiazzato in mezzo ai giardini. 


Le loro voci si univano al baccano generale creato da tutti quegli studenti, genitori, familiari e docenti che girovagavo per le mura della scuola, quel giorno. I trasferimenti erano sempre delle scocciature per le segretarie, che dovevano scambiare chiavi di stanze, orari e programmi, quindi basti immaginare il baccano provocato da buon parte di studenti di tutt'un'altra università, di colpo arrivati a sconvolgere i piani alla Lefevre. 

Il giardino dell'ala est era popolato da tanti di quei fiori colorati che appariva come un quadro, ora riportato su carta. Il sole filtrava tra le folte chiome degli alberi, tanto che si poteva vedere i singoli raggi del sole illuminare ogni particolare che la natura aveva dipinto. 

Poi c'erano i lunghi corridoi che si affacciavano da un lato verso i cortili interni, piccole zone di verde al centro delle quali si trovavano, di tanto in tanto, o pozzi dall'aria antica o salici piangenti e vecchi e alti alberi, anche loro secolari. 

L'edificio era tutto sviluppato attorno ad una piazza principale, dove vi erano aiuole colorate, piante e panchine dove sedersi durante le pause, ed era un complesso di corridoi, scalinate, aule e saloni immensi, intrecciati tra loro. 

Non era difficile perdersi nell'osservare i soffitti affrescati, le colonne dorate e le statue che rappresentavano busti di personaggi presi dai libri di storia. Ma la ricchezza dell'Accademia stava anche nelle librerie ricche di libri di qualsiasi tipo, grandi saloni dai lampadari in cui a dare luce, talvolta, erano ancora le vecchie candele, ogni angolo di quella scuola ricordava quanto fossero sfarzosi e accurati i dettagli, applicati ovunque. 

Dunque tutto, e ripeto, tutto, era mirato a dare un tocco d'eleganza ai vari aspetti della vita di un qualsiasi studente, quasi come se fosse immerso e rimasto bloccato decenni prima, quando ancora la scuola era stata da poco costruita, ed inaugurata con balli di dame imbellite da abiti e corsetti e uomini alti dalle giacche svolazzanti. 

Eppure rimanere in quella scuola, come studente, non era per nulla semplice. 


- ti prego, è solo un corso in più, me la caverò! Riesco a stare dietro a tutti gli esami, sono avanti nel programma, posso permettermi tre ore in più di corso!- una voce supplichevole seguì il passo affrettato e infastidito del professor Borodin, docente di Storia dell'arte della Lefevre. 

-Dennis, mi dia del lei. Non dimentichi che siamo in una scuola. E la mia risposta rimane un no. Non mi ti far spiegare per l'ennesima volta il motivo, quello è un corso della Lefevre, te sei uno studente della Debois- disse con tono freddo l'uomo, mentre con lo sguardo fissava un punto per potersi ricordare gli impegni più imminenti. 

-Sono solo due nomi! Ne ho l'opportunità e te me la neghi, sai quanto ci tengo!- iniziò ad alzare la voce il ragazzo. I capelli color cenere gli coprivano gli occhi, per quanto voluminosi erano, eppure delle saette uscivano da quelle iridi azzurre. 

-Il mio è un no. Discorso chiuso. Fila in classe prima che mi venga l'idea di affibbiarti qualche punizione- chiuse la conversazione l'uomo, aprendo le porte di un'aula e richiudendole subito dopo di lui. 

Dennis, il ragazzo biondo, sentì il rumore di sedie stridulo che vengono trascinate sul pavimento in marmo, poi le voci all'unisono pronunciare le solite parole di accoglimento, e infine la voce del professore che inizia a spiegare, accompagnata dal gesso sulla lavagna. 

Come al solito, aveva fatto sentire il ragazzo disprezzato. 

Una lacrima scese lungo la sua guancia, solo una, poi tutto tornò come prima. 

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EHY RAGY, HO AGGIORNATO IL PRIMA POSSIBILE PERCHE' MI STA PIACENDO DAVVERO SCRIVERLA, QUINDI ECCO A VOI IL SECONDO CAPITOLO. SPERO VI SIA PIACIUTO, LASCIATE UNA STELLA E UN COMMENTO E CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO :)

BYE AND ALL THE LOVE <3

The Name of LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora