Capitolo 1

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Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l'epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. Buon lettura :)

Sacrificio, determinazione, costanza... è questo il segreto del successo ed è questo  che mi hanno insegnato a perseguire fin da quando ero piccola. Mi presento, mi chiamo Emma Swan e ho un sogno nel cassetto: partecipare alle olimpiadi.

Lo so, lo so, sembra un tantino pretenzioso da dire  ma quando hai la fortuna di far parte del centro tecnico nazionale di ginnastica artistica e sei a stretto contatto con persone che hanno segnato la storia di questo sport non puoi non sognare in grande.

Ho sempre amato la ginnastica, non ricordo un solo periodo della mia vita in cui questo sport non mi abbia accompagnata, forse solamente nei primi mesi in culla ma anche lì ho i miei dubbi... mia madre sostiene di avermi sentita fare acrobazie già dentro la sua pancia.

A differenza di molti miei coetanei ho la fortuna di avere due genitori che mi assecondando in tutto ciò che riguarda la mia passione, non è da tutti credetemi, ma anche loro hanno avuto i loro momenti di perplessità a riguardo. Cinque anni fa ad esempio durante una comunissima gara, due tecnici della commissione chiamata a giudicare, parlando con la mia ex allenatrice le comunicarono il desiderio di volermi nella loro federazione. Mi osservavano già da un paio d'anni e secondo il loro parere da esperti, se desideravo diventare qualcuno, quello era il momento migliore per iniziare a lavorare come una professionista. Avevo solamente undici anni a quei tempi, vivevo in un piccolo paesino di periferia e avevo da poco terminato la quinta elementare. Ero ancora una bambina sotto tutti i punti di vista ma mi stavano offrendo un'opportunità che una sola volta mi sarebbe capitata nella vita. Il centro in cui mi sarei allenata era a km e km di distanza dalla mia casa e questo significava il dovermi trasferire, da sola, in una città tutta nuova. Avrei vissuto in un residence con altre ragazze della mia età, avrei frequentato per quanto riguarda la mia istruzione lezioni private e mi sarei allenata sei giorni su sette. Un sacrificio sia per me che per i miei genitori non indifferente e fu solo in quel momento che li vidi sul serio vacillare: c'era molto in gioco anche se ai tempi non capivo... stavano per prendere una decisone che avrebbe per sempre, sia in un modo che nell'altro, cambiato la mia vita.

Il loro primo pensiero da genitori fu ritenere che fosse ancora troppo presto per me, che non fossi pronta data la mia giovane età a fare quel genere di esperienza. A breve poi avrei iniziato la scuola media e di sicuro non essendomi mai sottoposta a tante ore di allenamento non sapevano se sarei stata in grado di tenere i ritmi e ottenere buoni risultati sia a scuola che in palestra. Per non parlare che la mia vita sociale si sarebbe altamente ridotta, non che ne avessi ancora una visto che ero piccola ma era comunque un fattore da prendere in considerazione per un futuro.

Erano più tentati per un no ma vollero ascoltare comunque il mio punto di vista e solamente allora, vedendomi davvero motivata come mai nella vita, decisero di darmi una possibilità.

Iniziai ad allenarmi fin da subito nella nuova federazione con tenacia tanto da arrivare ad ottenere ottimi risultati già alle prime gare di serie A . Non era da tutti riuscire a piazzarsi sul podio già alle prime competizioni di quel livello e capendo che ero per davvero, a detta loro, un piccolo fenomeno già l'anno seguente ebbi la possibilità di allenarmi privatamente con lei... la regina indiscussa della ginnastica, colei che aveva vinto più ori olimpici in assoluto, la più grande ma allo stesso tempo la più temibile.... Regina mills.

Allenarsi con lei è il sogno di ogni ginnasta nascente ma allo stesso tempo è un vero e proprio incubo. Quattro giorni di noiosissimo potenziamento e solamente due di esercizi agli attrezzi. Non esistevano pause con lei, se non quelle due ore della pausa pranzo e se accidentalmente ti fermi anche per un solo secondo durante gli esercizi lei ti fa ricominciare tutto da capo. Non esistono feste, uscite con gli amici e non esistono neanche le malattie con lei. Si sale in pedana sempre e comunque anche con 38 di febbre, è lei poi a stabilire se ti allenerei o tornerai a casa. Credevo sul serio che sarei morta nel giro di poco con lei ma sono passati già quattro anni dai miei esordi e ormai Regina è diventata un po' come la mia seconda mamma.

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